Chi mai penserebbe che delle semplici grondaie di una casa possano trasformarsi in una forma artistica sinfonica con il semplice scorrimento della pioggia?
Qualcuno potrebbe rispondere che tale avvenimento può accadere soltanto in una bella favola o in un cartone animato, in cui curiose costruzioni vivacizzano l’ambientazione.
Ebbene, questo curiosissimo fenomeno acustico esiste davvero, lo si può ascoltare sulla parete di un edificio nel quartiere artistico Neustadt Kunsthofpassage di Dresda.
Nelle giornate di pioggia questa casa d’abitazione si fa sentire, dialoga, suona; proprio così, lo scrosciare dell’acqua piovana nelle sue grondaie produce degli effetti acustici tali da essere musica per le orecchie.
Qui le gronde non hanno il solo scopo di fare defluire l’acqua dal tetto, ma rappresentano dei canali entro i quali la pioggia emette una melodia. Lo scrosciare dell’acqua attraversa gocciolatoi e giganteschi imbuti, i veri strumenti musicali di questo elaborato sistema di drenaggio. Le grondaie sono infatti collegate l’una all’altra tramite degli imbuti, del tutto simili a vere e proprie trombe affusolate. L’acqua piovana che scorre giù lungo il sistema di grondaie genera la musica. Le gocce picchiettando sui vari metalli, emanano suoni e note in libertà, una vera sinfonia di free music.
I geni di questa curiosa opera, gli artisti Christoph Rossner, Annette Paul e Andre Tempel, hanno saputo coniugare due forme d’arte d’eccellenza che dialogano all’unisono: l’architettura e la musica; la prima caratterizzata da tinte vivaci, di tonalità tra il blu e l’azzurro, finestre dalle forme diverse e cornici in muratura; la seconda avente la prerogativa di rallegrare chiunque passi accanto all’edificio nelle grigie giornate di pioggia.
L’intervento si presume sia stato ideato con lo scopo di rappresentare un’innovazione in una sorta di galleria a cielo aperto nel cuore della città di Dresda che ha medicato le grandi ferite lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale, coltivando l’arte e la cultura.
Se un’attrattiva di questo genere può affascinare incredibilmente passanti e turisti, ci si chiede che effetto possa fare abitare o lavorare in una casa-scultura sonora.
Già di per sé il timbro della pioggia è considerato melodioso dagli estimatori delle musiche rilassanti e new age, pertanto non costituisce forma di disturbo acustico.
Essendo una vibrazione prodotta dalla natura è un suono “positivo”, di attrazione e di distensione, che elimina lo stress e calma il sistema nervoso. È talmente rilassante e piacevole ascoltare la pioggia, che la si riproduce affinché venga utilizzata anche per effetti terapeutici.
Quindi si può affermare che passeggiare davanti alla facciata sonora di Dresda non può che fare bene al nostro sistema nervoso e al nostro cuore che accordandosi al suo ritmo si calma e ci fa sentire più sollevati …
E come disse Jim Morrison: «Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non sanno che permette di girare a testa alta con il viso coperto di lacrime»
di Annamaria Rivolta
Linkografia:
http://www.youtube.com/watch?v=JQZgq_lrwQ4
http://www.youtube.com/watch?v=HVSTVO0eeqQ
La pioggia nel pineto, 1902, Gabriele D’Annunzio.
Ascolta.
Piove su le tamerici salmastre ed arse,
piove su i pini scagliosi ed irti,
piove su i mirti divini,
su le ginestre fulgenti di fiori accolti,
su i ginepri folti di coccole aulenti,
piove su i nostri volti silvani,
piove su le nostre mani ignude,
su i nostri vestimenti leggieri,
su i freschi pensieri che l’anima schiude novella,
su la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude, Ermione.
Odi?
con un crepitío che dura e varia nell’aria
secondo le fronde più rade, men rade.
Ascolta.
delle cicale che il pianto australe
non impaura, nè il ciel cinerino.
E il pino ha un suono, e il mirto altro suono,
sotto innumerevoli dita.
E immersi noi siam nello spirto silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia,
e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre,
o creatura terrestre che hai nome Ermione.
Ascolta, ascolta.
a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce;
ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco s’allenta, si spegne.
Sola una nota ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda crosciare
l’argentea pioggia che monda,
il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta.
Ascolta.
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia, Ermione.
Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga
ma di piacere;
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca aulente,
il cuor nel petto è come pesca intatta,
tra le pàlpebre gli occhi son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti silvani,
piove su le nostre mani ignude,
su i nostri vestimenti leggieri,
su i freschi pensieri che l’anima schiude novella,
su la favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude,
Ermione.