Poche sono le esperienze in grado di appagarti e rigenerarti come un trekking sulle montagne più alte del mondo. La catena dell’Himalaya, caratterizzata da una storia antichissima di popoli ed etnie cresciuti sui suoi impervi crinali, offre un’ampia scelta di sentieri da percorrere, nati innanzitutto per soddisfare le esigenze delle popolazioni locali, le cui economie sono state sorrette per secoli dagli scambi commerciali tra i paesi più remoti. Oggi, essi sono solcati sia dagli autoctoni sia dai trekker provenienti da tutto il mondo per ammirarne le bellezze.
È possibile scegliere un particolare circuito che ruota intorno a un massiccio (come quello dell’Annapurna), oppure ci si può prefiggere di arrivare a un campo base, solitamente ad altitudini superiori ai 4000 m (il caso dell’Everest Base Camp). Qualunque sia la scelta, ci si pone di fronte a una sfida d’incredibile suggestione e fascino, in cui si vive la montagna più vera, quella incontaminata e pura, libera dalle comuni leggi del “progresso” che dominano la società odierna. È come viaggiare nella macchina del tempo: automobili, combustili, cemento e palazzi lasciano il posto alla natura più vera, quella completamente intoccata.
Qualunque percorso si scelga, il trekking in Nepal rappresenta un’esperienza totalizzante, che rende più giovani e insolitamente felici, consentendo alle persone di entrare in contatto con il proprio sé più profondo. È un’attività che ti permette di lasciare da parte le tensioni e le preoccupazioni quotidiane, lasciando il posto a un’inebriante atmosfera fatta di colori più intensi, suoni non più percepibili nelle nostre città, e visioni mozzafiato dei massicci più alti del pianeta. Gli elementi primordiali della natura e le funzioni che essi esercitano sono visibili in tutta la loro imponenza e ciclicità. Quando mente e corpo si adattano al ritmo, stress e sensazioni negative vengono sopraffatte da una grande serenità interiore e una pace dei sensi.
Il trekking, come lo intendiamo oggi, nacque nel 1963 quando il tenente colonnello dei Gurkha Jimmy Roberts, alpinista himalayano e addetto diplomatico a Kathmandu, aprì, dopo essere andato in pensione, la prima agenzia specializzata in trekking nell’Himalaya. Egli capì che quest’attività poteva essere proposta non soltanto agli alpinisti, ma anche a un pubblico più ampio. Il tempo gli diede ragione, e il numero di trekker è aumentato in maniera esponenziale nel corso degli anni. Ed è costantemente in crescita, tanto che il governo Nepalese sta promuovendo l’apertura e la qualifica di nuovi tracciati in altrettante zone del paese, per soddisfare le sempre più numerose richieste da parte dei turisti, e affermarsi come nuova realtà mondiale in questo campo. Inutile dire che la presenza di viaggiatori sia una fonte d’incommensurabile guadagno per una delle popolazioni economicamente più povere del pianeta.
Come mai questo paese attira così tante persone da tutto il mondo?
La prima risposta è quella più ovvia, ed è legata alla bellezza del paesaggio e dal fascino emanato dalla catena montuosa più alta della Terra. Gli scorci, i punti panoramici e gli skyline che s’incontrano durante il cammino sono di rara bellezza: alcuni trekking sono situati in zone aride e prive di vegetazione, dove si respira l’aria “d’alta montagna”, come per esempio quelli collocati nella zona dell’Everest; altri invece, sono costituiti da sentieri e villaggi completamente immersi nella natura più rigogliosa e vitale del pianeta, con foreste, cascate, corsi d’acqua e una varietà incredibile di flora e di fauna. Ad attraversarle pare che tutto l’eco-sistema del pianeta possa dipendere da questo piccolo, grande polmone verde.
Un’altra fondamentale ragione che fa del Nepal una simile attrazione, è quella riguardante la comodità di poter trovare un pasto caldo e un letto dove dormire alla fine di ogni faticosa e stancante giornata. Pochi paesi al mondo, infatti, permettono di camminare per intere settimane nel cuore di una catena montuosa e godersi il lusso di lasciare tende, fornellini e cibo liofilizzato a casa. Nei percorsi più frequentati, come quelli che giungono ai campi base dell’Everest e dell’Annapurna (5450 metri e 4130, rispettivamente) è difficile camminare più di un’ora di fila senza imbattersi in un paesino di montagna, un gruppo di case, o più semplicemente una Guest House dove mangiare e alloggiare. Fermarsi a soggiornare in questo splendido paesaggio dopo una lunga giornata di cammino, in paesi incantati e circondati da queste imponenti montagne, rappresenta un momento di edificante meraviglia. In più, vi è la possibilità di familiarizzare con numerosi trekker provenienti da tutto il mondo, e condividere con loro gioie e dolori vissuti fino a quel momento. L’accessibilità a questo tipo di strutture, che rappresenta un fattore fondamentale nel considerare possibili destinazioni turistiche di questo tipo, è altissima nella maggior parte delle zone del Nepal.
Inoltre, la maggior parte dei sentieri è facilmente praticabile dal grande pubblico: non si riscontrano zone di particolare pericolosità. Ovviamente esistono vari tipi di cammini e con un differente grado di difficoltà, ma generalmente una persona con una buona forma fisica e attenta alla serie di evenienze che potrebbero occorrere, può facilmente intraprendere un trekking. Magari in compagnia di una buona guida. I sentieri sono battuti e di sera potrete contare su una rigenerante tazza di tè con una fetta di torta di mele, insieme a un morbido letto per la notte. Chiaramente il discorso non vale se l’obiettivo diventa quello di praticare alpinismo o raggiungere una vetta.
Per salire in alto dobbiamo imparare dagli “sherpa”a collaborare e non a competere..
Come se non bastasse, la cultura e la popolazione locale contribuiscono a rendere questa esperienza ulteriormente sensazionale. Per salire in alto dobbiamo raggiungere la forma fisica di uno “sherpa”, consentendo al nostro corpo di adattarsi alla carenza di ossigeno. Ma sarebbe saggio anche acquisire la psicologia degli “sherpa”, preoccupandosi soprattutto della collaborazione anziché della competizione. È un’esperienza salutare trovarsi in mezzo a persone che sono in pace con se stesse, e non desiderano essere ciò che non sono: al pari delle montagne, gli abitanti dell’Himalaya rappresentano il motivo che spinge a ritornare inquesta terra. Molti escursionisti si chiedono come sia possibile, in uno dei paesi più poveri al mondo, con pochissime strutture e comodità cui siamo abituati, che la gente del posto dimostri un’eccezionale ospitalità e attenzione nei confronti di perfetti sconosciuti.
Per intraprendere quest’esperienza si può contare su alcune figure fidate, che aiutano a rendere il trekking più semplice e piacevole. Ingaggiare uno dei famosi “sherpa” (che rappresentano una delle etnie nepalesi, quella maggiormente indicata per lavorare ad alta quota) è un modo per alleggerire il carico, che può essere trasportato più agevolmente da un portatore locale, oppure contare su una guida, che a prezzi per noi relativamente modici può rivelarsi di grande aiuto per l’escursionista, in molteplici situazioni. Questa è anche una forma di supporto per le popolazioni locali, le quali traggono un grande beneficio economico da tali attività.
Per gli amanti della montagna, la vita non può offrire nulla di meglio di un trekking nell’Himalaya nepalese. La catena montuosa più alta del mondo caratterizza ogni aspetto del Nepal, dalla topografia e dal clima alla religione e alle attività economiche. Per non parlare del fatto che è uno dei panorami più straordinari che si possano vedere nel suo genere.
Si dice che sia impossibile non ritornare in Nepal. Difficile immaginare un modo migliore per trascorrere un paio di settimane della propria vita.
“Molte gioie di un trekking sono impalpabili. La maggior parte degli escursionisti si gode la pace e il distacco mentale indotti dai ritmi di un lungo trekking, in cui c’è il tempo per pensare, respirare l’aria di montagna e sentirsi più forti e in forma con il passare dei giorni. Il massimo è percorrere un tratto di sentiero da soli nella riposante luce del primo mattino circondati da vette meravigliose o sedersi al sole nel giardino di un lodge sorseggiando un dolce tè al latte e leggendo quel libro che non si ha mai avuto il tempo di iniziare. In un trekking si finisce con l’apprezzare i piaceri più semplici della vita.”
“Nemmeno in centinaia di ere divine”, declama l’antico testo indiano SkandaPurana, “riuscirei a descriverti le glorie dell’Himachel”.
di Andrea Cecchi
Bibliografia:
Trekking in Nepal, Lonely Planet, edizione 2012
Linkografia:
http://www.theguardian.com/travel/2013/may/24/trekking-in-the-himalayas-nepal-everest
aprile 27th, 2014 at 17:04
innamorati del Nepal e dei nepalesi, peccato che ormai non potremo fare un’esperienza del genere