Il 27 gennaio scorso un ospite indesiderato è passato a far compagnia alla Terra nel suo viaggio planetario: si è trattato di un asteroide che ha “sfiorato” la Terra, mancandola di appena 60.000 Km, molto poco se si ragiona in termini di distanze planetarie: infatti questa distanza è pari a circa un sesto di quella che c’è fra la Terra e la Luna. E’ stato un breve passaggio del tutto innocuo, ma non sicuramente trascurabile se si considera il fenomeno in sé, perché, di fatto, ci ricorda come la Terra sia continuamente esposta a pericolosi possibili impatti con “rocce vaganti”.
L’Origine degli Asteroidi
Alcune domande sorgono spontanee. Innanzitutto cosa sono questi oggetti vaganti e come mai sono così abbondanti nello spazio. Per scoprirlo, bisogna tornare alle origini del Sistema Solare, compiendo un balzo, indietro nel tempo, di circa 4,5 miliardi di anni.
La teoria dell’evoluzione del Sistema Solare ci dice che tutto ebbe origine da una nebulosa di gas e polveri, la quale, sotto l’azione di forze gravitazionali, cominciò a collassare verso il centro (a formare quello che poi sarebbe diventato il Sole) e a imprimere una rotazione alla materia (in accordo con la legge di conservazione del momento angolare), la quale, ruotando, assunse la forma di un disco. La materia cominciò quindi ad addensarsi intorno a piccoli centri di massa, che costituirono i nuclei dei futuri pianeti.
Quando il Sole si accese, dando inizio alle prime reazioni nucleari, il forte vento solare spinse verso l’esterno i residui delle rocce che non erano riuscite ad aggregarsi. In questa fase, i pianeti furono investiti da una pioggia di asteroidi, i cui effetti, poco evidenti sulla Terra, grazie all’atmosfera, ai mari e alla vegetazione, sono invece ancora oggi molto evidenti sulla Luna.
I corpi spazzati via occupano tutt’oggi le zone più remote del nostro Sistema Solare: la fascia di Kuiper e la nube di Oort; ed è da qui che proviene la maggior parte degli asteroidi che periodicamente “accarezzano” il nostro pianeta. Costituiscono alcune eccezioni i Troiani e i Centauri, asteroidi interni al Sistema Solare che percorrono orbite pressoché fisse, e la fascia principale degli asteroidi, una regione interna al Sistema Solare che segna il confine tra i pianeti rocciosi (Mercurio, Venere, Terra e Marte) e i giganti gassosi (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) e che non è riuscita a formare un nuovo pianeta, a causa, in particolare, della risonanza dovuta alla presenza dell’enorme campo gravitazionale di Giove.
Per rispondere alle due domande iniziali, quindi, siamo letteralmente immersi in una fitta nube fatta di rocce ghiacciate che possono variare da pochi metri a qualche chilometro e che ruotano a distanze siderali dal Sole. Quando uno di questi oggetti risente dell’azione gravitazionale che si crea passando vicino a un pianeta di massa molto grande (per esempio Nettuno), può succedere che attrazione gravitazionale abbandoni la propria orbita; l’asteroide potrà allora schiantarsi sulla superficie del pianeta oppure risentire di un “effetto fionda” che ne accelera la velocità e lo lancia verso il Sistema Solare interno. Non bisogna perciò sorprendersi della periodicità con cui il passaggio di questi oggetti interessa la Terra, bensì preoccuparsi del fatto che essi sono difficilmente identificabili per tempo, date la dimensione e la luminosità ridotta rispetto agli altri corpi celesti.
Alcuni meteoriti sono stati studiati più attentamente e tramite simulazione al calcolatore sono state ricostruite traiettorie e velocità, risalendo così alla data del loro possibile passaggio. Per esempio è stato ipotizzato che nel 2029 un altro di questi oggetti, ribattezzato Apophis, potrebbe addirittura colpire la Terra. Ora, per corpi di piccole dimensioni non sussiste alcun problema, poiché l’atmosfera terrestre costituisce uno scudo protettivo abbastanza efficace: a contatto con essa, infatti, questi corpi, a causa del forte attrito, bruciano parte della massa, riducendo le loro dimensioni.
Il Progetto NEO-Shield
Un’altra domanda a questo punto sorge spontanea: se l’asteroide avesse dimensioni tali da costituire un serio pericolo per il pianeta, esistono dei mezzi efficaci attraverso i quali l’uomo potrà evitare l’impatto?
Questa stessa domanda se l’è posta l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), preoccupandosi anche di trovare una risposta: il progetto NEO-Shield, uno “scudo” per difendersi dai cosiddetti “Near Earth Object”. Il progetto è ambizioso e prevede diverse modalità per risolvere la questione, ognuna delle quali presenta specifiche tecniche operative, con meriti e demeriti per ciascuna di esse.
Una prima ipotesi è di lanciare una sonda con una certa velocità contro l’asteroide: l’urto provocherebbe una deviazione diretta della traiettoria, che presumibilmente porterebbe l’oggetto al di fuori dell’area di contatto con la Terra.
Una seconda tesi prevede la deviazione indiretta della traiettoria dell’asteroide: questo effetto potrebbe essere ottenuto inviando una sonda che, per un periodo abbastanza lungo, segua l’asteroide portandolo fuori dall’orbita terrestre. La difficoltà maggiore nel realizzare questo progetto sta nell’imprevedibilità e nella casualità delle apparizioni degli asteroidi, per cui il periodo che intercorre dal primo avvistamento a quello del presunto impatto potrebbe non essere sufficiente a portare fuori traiettoria l’oggetto in avvicinamento.
La terza soluzione è quella sicuramente più controversa: il lancio di cariche nucleari che portino alla completa disgregazione dell’asteroide. Questa tecnica è forse quella che garantisce un successo maggiore dell’abbattimento, ma potrebbe implicare effetti secondari non meno pericolosi dell’impatto stesso. Per esempio, una volta colpito l’asteroide, i suoi detriti potrebbero essere comunque abbastanza grandi da impattare al suolo o comunque raggiungere le fasce basse dell’atmosfera, sotto forma di una pioggia di proiettili di roccia. Oppure si considerino i possibili rischi derivanti dall’esplosione di una carica nucleare anche nelle fasce alte dell’atmosfera.
Perciò le strade aperte sono molteplici, ma una cosa è certa: al di là degli scenari da Armageddon, il rischio che un asteroide possa incrociare l’orbita terrestre è concreto. Ecco perché è importante aprirsi al dibattito già da ora e, in accordo con la tecnologia, trovare delle soluzioni che siano attuabili e allo stesso tempo sicure, per permettere alla Terra di avere un futuro che vada oltre l’ordine naturale degli eventi.
di Michele Mione