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Bretagna, il paese delle Bigouden

Pubblicato il 26 aprile 2018 by redazione

frejusPartenza in macchina da Milano ore 21.00, Volvo Polar, 4 persone, un cane, due tartarughe, qualche libro, poco bagaglio, due termos di caffé, biscotti, cioccolata, acqua, mele, panini imbottiti di ogni meraviglia, atlante stradale dell’Europa, navigatore con mappa dei rilevatori di velocità, chiavetta USB per la musica, due cuscini e copertina per qualche ora di sonno.

Prendiamo la via per il traforo del Frejus. Dazio di passo 45 euro (un furto). Fuori dal tunnel si punta verso la Francia e non ci si ferma più fino a destinazione: Grenoble, Lyon, Clemont Ferrand, Bourges, Tours, Nantes, Quimper: 1400 kilometri. Arrivo nel pomeriggio del giorno dopo verso le quattro.

mappa_bretagnaNella piccola piazza di Plobannalec ci aspetta Marielouise, una signora ruvida, ma al tempo stesso cordiale, di quasi settant’anni, che sale sulla sua macchina e ci guida fino alla vecchia casa di sua madre – un casolare tradizionale del secolo scorso, disposto su due piani, immerso nella campagna bretone, a 1 kilometro dall’Oceano Atlantico. Siamo nella zona di Pont l’Abbé, Loctudy e Penmarc, nella regione del Finistère. Regoliamo subito il pagamento dell’affitto, meno di 700 euro per tre settimane, e ritiriamo le chiavi. Scaricati i bagagli all’ingresso scappiamo alla spiaggia, per non perdere il tramonto. Ci restiamo un paio d’ore, a goderci un bel vento frizzante, che spazza via tutta la stanchezza. Temperatura 25-26 gradi. 16 in meno che alla partenza. Finalmente rallentiamo, con lo sguardo allungato sull’orizzonte, di un cielo quasi bianco che si specchia nel delicato azzurrino dell’Oceano. Poi il sole scende, grandissimo, e inonda di rosso questa distesa incredibile di spazio. Il cemento è definitivamente alle nostre spalle.

Lo stomaco reclama, ora si va al porto in pescheria. Il menù per questa sera è già deciso: ostriche come entrée, zuppa fumante ai gamberetti con pezzetti di pane abbrustoliti al forno, pesce al barbecue e chardonnay fresco (tre litri, in cartone con spinetta… un lusso), tutto rigorosamente cucinato nelle mura domestiche perché c’è la crisi e bisogna risparmiare. Costo medio del pesce quattro euro al kilo. Costo della cena 15 euro: che meraviglia siamo in Bretagna.

Mattino successivo spesa al Carrefour. Per almeno una settimana siamo a posto e con ogni bene di Dio, c’è perfino la carne per gli animali, la pentola elettrica per fare le crêpes a 13,90 (presa!) e la benzina, sempre made Carrefour, a 1,50 euro al litro.

Un’altra puntatina in pescheria e poi a casa a goderci il giardino. È davvero molto grande, più di 2000 m2, con vecchissime piante da frutto di mele e fichi, che non mancheranno mai dal desco per tutta la vacanza. Un bel tavolone, ombrellone e barbecue. Dentro, al piano terra, un ampio soggiorno, con divanetti, tavoli e tavolini, un televisore piatto e una cucina luminosa ben attrezzata, un tavolo da pranzo per 8 persone una toilette e una stanza da bagno. Al primo piano, tre camere e una toilette. Da notare che in Francia la toilette è una piccola stanza con solo la ”tazza”, mentre la stanza da bagno è il luogo in cui ci si lava e basta. Nel complesso una casa molto semplice e confortevole. Solo i letti, seppur matrimoniali sono più stretti dei nostri e con lunghi cuscini rotondi.

La prima settimana la passiamo a riposare e camminare lungo la spiaggia e per la campagna, con numerose puntatine nel pub più “malfamato” della zona, pieno di marinai tatuati e qualcuno già ubriaco di birra di primo mattino, che ritorna dopo due o tre giorni di pesca in mare aperto. Questo è l’unico posto, nel raggio di 50 kilometri, dotato di rete internet e di un computer dal quale poter navigare e leggere la posta. Per il resto la zona non ha copertura. Il birraio è peraltro molto simpatico e fa un ottimo cafe lounge e gli avventori, simili a truci pirati, sono in realtà altrettanto cordiali.

AGE_1209023758.jpgUne Agrifête

In Bretagna se non fai il pescatore fai l’agricoltore. Quindi le feste, o le fanno al porto o le fanno in campagna. Un’Agrifête è il meglio che un agricoltore possa desiderare. Trenini tirati da asinelli, con decine di bambini urlanti e festosi. Gare di quod su circuiti di fango. Trattori enormi che si sfidano a chi sposta più terra o più tronchi giganteschi. E poi le trebbiatrici. Avete mai visto quanto sono grandi queste macchine? In una ruota ci potreste stare quasi in piedi. Birra, salsicce e patatine fritte fumanti a non finire. Gare di cani pastori che si cimentano a radunare e spingere decine di oche lungo circuiti complicati, su e giù per piccoli ponticelli. Rodei casalinghi, con tori infuriati che corrono liberamente nell’arena, lanciando in aria a cornate contadini temerari, che osano sfidarli, solo per un applauso. Ma anche banchetti botanici, con patate di ogni tipo e colore (anche nere) e generose spiegazioni sui diversi sistemi di coltivazione. Sembra di essere in qualche brughiera del Texas e in effetti i cappelli a larga tesa non mancano, ai piedi quasi tutti hanno stivalacci irriverenti e nel complesso si respira un’aria selvatica.

torta bretoneLe briosche di Benodet

Lo so che non si fanno quasi 3000 kilometri, fra andata e ritorno, solo per mangiare dolci, ma non conoscete i dolci bretoni, sono burro puro. Anzi, ogni morso di qualsiasi gateau vi capiti di assaggiare si scioglie in bocca, letteralmente in burro. Il sapore è delicato, leggermente salato, naturalmente dolce per l’alta concentrazione di panna con cui viene lavorato, una vera poesia. Nelle lande della Cornovaglia francese, le mucche sono nutrite al pascolo e fanno un latte spesso e ricco di panna. Potete immaginare quanto ben di Dio si ricavi da un latte del genere. Personalmente, mi sono innamorata delle briosches di Benodet e del gateau bréton alla crême de pruneaus. Le brioche sono grandi, almeno il doppio di quelle  italiane, foderate di crema di mandorle, cosparse di scagliette di zucchero e sigillate da una bella glassa. Il gateau bréton classico, invece, è una torta alta circa tre centimetri, di un impasto spesso e burroso (naturalmente…), leggermente glassato in superficie, ripieno di crema di prugne aspra, con poco zucchero, che non smette di piacervi e quando finisce, la sorpresa e lo sconforto sono immediati. Tornando dalla Francia confesso di averne fatto una scorta di 10 forme. Tutto costa un prezzo ragionevole. Una torta 6 euro e una brioche 0,70 euro: I love butter.

Kitesurf a paletta

Vicino alle coste del Finistère le barche a vela naturalmente si sprecano, ma i kitesurfisti sono davvero ovunque. Immaginate una grande tavola da surf, mettetela in una sacca e ora infilatevela a tracolla e, con aria assolutamente serafica e disinvolta, fate l’autostop. Che macchina ci vuole per tirar su questi ragazzi? Lungo le strade provinciali, di prima mattina, queste scene si ripetono spesso. Se poi andate in spiaggia sono tutti lì. Vederli volare è uno spettacolo incredibile. Anche i gabbiani che spesso veleggiano a fianco delle loro ali, sospesi semplicemente nel vento, li osservano curiosi e forse affascinati da qualche nuova tecnica.

Anziane parigine camminano avanti e indietro nell’Oceano

Lungo il litorale, dove l’acqua dell’oceano ristagna tra gli scogli e resta un po’ più calda, potrebbe capitarvi di osservare anziane parigine (di ogni peso e taglia), camminare per ore, avanti e in dietro nel mare, che gli arriva fin sopra la vita. Fa bene alla circolazione, tonifica i muscoli e smagrisce. Passeggiano composte a coppie, o gruppi di tre, conversando piacevolmente e senza scomporsi, le mani dietro la schiena, pancette e pancione esibite con orgoglio, lunghe capigliature raccolte in semplici trecce bianche, mentre l’acqua gelida lambisce le morbide pieghe dei loro anni.

Un tuffetto, comunque, prima o poi lo farete e superato lo shock iniziale scoprirete che l’acqua non è così fredda. Ma l’mpressione maggiore sarà la sua leggerezza, quasi impalpabile, per l’elevata concentrazione di sale. In questa zona il sale viene mescolato con alghe, licheni, e molte altre piante selvatiche, ed esportato in tutto il mondo.

Ty Mamm Doue (La maison de la Mère de Dieu)

È una cappella gotica del XVI secolo, collocata in aperta campagna, in una radura isolata. Intorno le fanno da cornice alcune case tradizionali con i tetti in paglia, a circa tre kilometri a nord di Quimper, sulla strada di Plogonnec. La si può visitare solo da Luglio a Settembre. Particolari sono le maestose finestre in vetro soffiato di Francois Dilasser che raccontano la Creazione del Mondo e del Firmamento.

Sul retro della cappella c’è un vecchio pozzo la cui acqua si racconta curasse i lebbrosi e più in generale tutte le malattie della pelle. Ci siamo lavati tutti, mani e faccia e, vera o no che sia la leggenda, quell’acqua lascia la pelle morbida e pulita.

Cairn di BarnenezCairn di Barnenez_2Il più grande mausoleo d’Europa: il Cairn di Barnenez

Il cairn di Barnenez è il più grande monumento in pietra rinvenuto in Europa. Edificato nel periodo Neolitico, misura 75 metri di lunghezza e 28 di larghezza. Fu costruito intorno al 4500 a.C. per proteggere 11 camere funerarie di forma circolare o poligonale, a cui si arriva passando per stretti corridoi da 5 a14 metri di lunghezza. La facciata principale è orientata verso Sud-Ovest. Due aperture minori incorniciano ai lati l’entrata centrale più grande, posta sul dolmen principale. Il dolmen, o tavola di pietra (in bretone) è una camera delimitata da pietre orizzontali. Sul lato opposto del tumulo (cairn), la facciata è leggermente concava con un sagrato rudimentale, dal quale si possono osservare tutti gli ingressi alle tombe. Il mausoleo si erge sopra una collina, isolato e incontaminato, in un silenzio assoluto rotto solo dal vento, presenza costante di tutta la Bretagna. Sedersi a una certa distanza e osservarlo, fa venire i brividi. L’ingresso al tumulo costa pochi euro e per le persone al di sotto dei 25 anni è gratuito.

 pescatoriLe sardine di Douarnenez

Due ore a piedi. Questo il tempo di percorrenza del porto per la pesca alle sardine, più vecchio del secolo scorso. Qui attraccano, ogni giorno, tutti i peschereggi specializzati nella pesca dei mitici pesci, grassi e saporiti, che tutto il mondo occidentale conosce. In questo porto numerosi sono i cantieri navali e normalmente si possono osservare i calchi in dimensione reale delle chiglie degli scafi. Ogni angolo, attracco, imbarcazione o edificio raccontano la storia di Douarnenez, prima, durante e dopo l’era industriale.

Mont SAn MicheleMont Saint Michel

“Monte San Michele” è un’isoletta della Normandia, sulla costa settentrionale francese situata nel delta del fiume Couesnon e appartenente al comune di Pontorson. Venne costruita in onore dell’Arcangelo Michele che doveva proteggerla dal pericolo del mare.

La sua nascita risale al 700 d.C. quando, secondo la leggenda, l’Arcangelo Michele chiese a sant’Auberto, vescovo di Avranches, che gli venisse edificata sulla roccia una chiesa. Il vescovo ignorò la richiesta per ben due volte. San Michele, allora, toccò con un suo dito infuocato il cranio del vescovo, lasciandogli un foro profondo e rotondo, ma senza ucciderlo. Il primo oratorio venne così costruito in una grotta chiamata inizialmente Mont Tombe, che in seguito divenne Mont Saint Michel au péril de la Mer. Il cranio forato di Sant’Auberto è conservato nella cattedrale di Avranches.

Dal 1979 Mont Saint Michel fa parte del patrimonio Unesco. Tre milioni di turisti ogni anno vengono in pellegrinaggio per visitarla. La suggestione dell’intera abbazia è indubbiamente molto forte, ma con l’arrivo della marea raggiunge il culmine. Ogni sera i visitatori, dopo una giornata di ore a piedi per i saliscendi dei vicoli della cittadella, si siedono stanchi, di fronte all’Oceano e aspettano la marea. All’inizio sembra che l’acqua salga piano, ma in meno di 30 minuti il mare si alza e arriva appena sotto il piazzale principale del Monte. Le moto d’acqua corrono in lungo e in largo a recuperare qualche turista imprudente, allontanatosi a piedi sul  fondo del mare, fino al limite della baia, oltre il piccolo isolotto che troneggia di fronte a Mont Saint Michel, assorto in quel silenzio assoluto, che in tutto quello spazio, di cielo, acqua e sabbia ti fa sentire solo un granello di terra. Si aspetta a cavalcioni di un muretto il tramonto e si va via. Se ci si muove, si passa da Cancale a mangiare le ostriche.

I mercati di paese: vôtre marché!

Le patate con il bacon che rosolano in grandi wok, le crêpes di farina scura (blé noir) ancora calde ripiene di nutella, formaggio puzzolente, o solo un po’ di zucchero, pasticci di carne di ogni tipo, salsicce con interiora di animali arrotolate strette e incamiciate con la carne di maiale, sidro di mele, cestini di paglia, pani di tutte le forme, impastati con farine pregiate e cotti nel forno a legna, gateau bréton, ostriche, formaggini di capra cremosi, bancarelle di libri vecchi in cui potreste trovare dei veri tesori, piccoli acquarelli …  la Bretagna è tutta qui.

di Adriana Paolini

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