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Decongestionare il traffico aereo: una sfida tecnologica, ma non solo

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Decongestionare il traffico aereo: una sfida tecnologica, ma non solo

Pubblicato il 10 marzo 2018 by redazione

Barcelona_airport

La popolazione mondiale è in continuo aumento e, infatti, ha superato i 7 miliardi portando a 2,5 milioni il numero di viaggiatori che scelgono l’aereo per viaggiare. A partire dal 2050 è previsto che il numero di abitanti del pianeta aumenterà di altri 2 milioni portando di conseguenza a crescere il numero di passeggeri e di voli. Così oltre che cercare di ridurre le emissioni di gas nocivi, le compagnie e i costruttori si pongono come obbiettivo quello di cercare di ridurre il congestionamento delle aree aeroportuali, sia per quanto riguarda il numero di passeggeri/voli operativi su una stessa area, sia per quanto riguarda le emissioni di gas concentrate intorno all’aeroporto(dovute ai tempi di attesa prima di ottenere il “cleared to land”). Inoltre quando si vola la percezione del passeggero di andare in linea retta da una città all’altra è assolutamente sbagliata: ci possono essere deviazioni, con conseguenti perdite di tempo, dovute a maltempo, a spazi aerei militari o alla distanza di sicurezza da mantenere tra un velivolo e un altro. Nel merito si è espressa la IATA (International Air Transport Association) affermando che se si riuscisse a ridurre anche di un solo minuto il tempo di volo di ogni tratta, la produzione di CO2 sarebbe ridotta di ben 4,8 milioni di tonnellate ogni anno. 

sesar_plan

L’unione europea in accordo con le compagnie aeree e i le aziende costruttrici ha varato il programma SESAR (Single European Sky Air Traffic Management Research) che, insieme al progetto gemello americano NextGen (The Next Generation Air Transportation System), cercherà di sviluppare dei sistemi per ottenere voli più veloci, minori esalazioni di gas combusti, rotte più corte e minor congestionamento degli spazi aerei e delle aree aeroportuali. Tutto ciò potrà essere attuato grazie al miglioramento di una tecnologia già ben diffusa ai giorni nostri:  il GPS. Infatti aumentando il livello di precisione del Global Positioning System sarà possibile tracciare gli aerei in volo su tutto il pianeta con un margine di errore ristrettissimo, permettendo loro di volare a distanza più ravvicinata e di seguire rotte più precise anche in presenza di maltempo. oche in volo

Tuttavia al vaglio degli esperti ci sono soluzioni che non prevedono l’ingresso in scena di nuove tecnologie, ma bensì uno sguardo alla natura che ci circonda. Basti gettare lo sguardo sui grandi uccelli migratori. Essi infatti sono in grado di percorrere grandi distanze non solo grazie alle loro ali di grandi dimensioni, ma soprattutto grazie al volo in formazione. Non è un caso infatti che questi volatili volino in gruppo disegnando nei cieli la forma di una freccia: sulle estremità delle ali del capo della formazione (quello che si trova sulla punta della freccia), una volta investito dal vento relativo, generato dal suo movimento in avanti, si creano dei vortici d’aria che sono diretti lungo un ben definita linea retta. Lungo questa, a destra e sinistra del capo formazione, si distribuiscono i restanti membri dello stormo che a loro volta generano dei vortici in grado di aiutare il compagno che segue. Questi movimenti d’aria si comportano in modo tale da creare una spinta diretta dal basso verso l’alto e da ridurre l’attrito dell’aria. In questo modo, alternandosi nel ruolo di capo formazione che è l’unico a non  beneficiare di questo effetto aerodinamico, i grandi uccelli migratori sono in grado di risparmiare energie preziose necessarie a completare trasvolate di lunghissime distanze.

Questo principio funziona anche con i velivoli, tanto è vero che gli aerei militari, soprattutto quelli di piccole dimensioni con autonomia chilometrica ridotta, a causa della scarsa capienza dei serbatoi, già la utilizzano. Nell’aviazione civile invece questa modalità ancora non è in uso, ma alcune soluzioni sono sotto la lente d’ingrandimento degli esperti. Le problematiche principali da risolvere sono due. La prima è quella dovuta alla distanza tra i velivoli, che per usufruire di questo beneficio aerodinamico dovrebbe essere di gran lunga inferiore a quella di sicurezza oggi in vigore. Per ovviare a questo primo problema sono in corso degli studi su nuovi sistemi di sicurezza a bordo degli aerei, per ovviare eventuali schianti in volo. Il secondo problema è invece di natura logistica: infatti non tutti gli aerei partono dalla stessa località e si dirigono verso il medesimo punto di arrivo. Da qui nasce la necessità di studiare un software che sia in grado di vedere quali siano i voli che in certe zone dello spazio aereo percorrono la stessa tratta, in modo tale da incastrare abbandoni  e rientri all’interno della formazione.E’ ancora molto difficile prevedere se questo sistema potrà andare in porto o no, ma se tutto questo si rendesse possibile avrebbe un enorme doppio vantaggio: ridurrebbe considerevolmente i consumi (e di conseguenza i costi) dei voli di lunga tratta e soprattutto ridurrebbe le emissioni di gas combusti rendendo il volo più alla portata economicamente e eco-friendly).

di Camillo Molino

http://videos.airbus.com/video/iLyROoafza6c.html

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Acqua in città: crescono i consumi a spese dell’ambiente

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Acqua in città: crescono i consumi a spese dell’ambiente

Pubblicato il 28 settembre 2012 by redazione

via_simetoCon la crescita della popolazione, l’urbanizzazione e lo sviluppo economico, la domanda di acqua dolce nelle aree urbane di tutta Europa è in forte aumento. Allo stesso tempo il cambiamento climatico e l’inquinamento stanno influenzando anche la disponibilità di acqua pulita per chi abita nelle città. Come possono i grandi centri europei continuare a fornire di acqua dolce pulita i propri residenti?

Nel mese di luglio 2011 le intense piogge hanno allagato alcune zone di Copenaghen. I sistemi di drenaggio urbano non sono stati in grado di gestire la quantità d’acqua intensa, che in due ore superava 135 mm. E come se non bastasse, poco dopo le inondazioni, gran parte dell’acqua potabile della città è stata contaminata a causa delle riparazioni resesi necessarie lungo i viadotti principali. Problemi di questo tipo si verificano anche in altre città.

Più di tre quarti dei cittadini europei vive in aree urbane e necessita di acqua pulita. Circa un quinto del totale di acqua dolce estratta in Europa alimenta i sistemi d’acqua pubblica – acqua è destinata a famiglie, piccole imprese, alberghi, uffici, ospedali, scuole e anche industrie.

Garantire un rifornimento costante di acqua pubblica pulita non è un compito semplice. Il sistema idrico dipende da molti fattori, inclusi popolazione e dimensione del nucleo familiare, i cambiamenti delle caratteristiche fisiche delle superfici terrestri, il comportamento dei consumatori, le richieste dei settori produttivi (legati ad esempio alle attività turistiche), la composizione chimica dell’acqua e la stessa logistica di stoccaggio dell’acqua e il suo trasporto.

E poi ci sono le nuove sfide del cambiamento climatico che includono improvvise inondazioni, ondate di caldo, alternate a periodi di carenza idrica.

Per prevenire le crisi idriche urbane, abbiamo bisogno di gestire le risorse, in modo efficace, in ogni fase: dalla fornitura di acqua pulita, ai diversi impieghi che ne devono fare coloro che la consumano.

Ciò potrebbe comportare una ridotta disponibilità di acqua e la necessità di dover trovare nuovi sistemi di raccolta e un diverso modo di usarla. La gestione dell’acqua deve integrarsi maggiormente nella più ampia gestione urbana, tenendo conto delle caratteristiche del contesto locale.

Pagare per l’acqua che utilizziamo
I progressi tecnologici e i nuovi sistemi di tariffazione, hanno già dimostrato da soli di ridurre in modo significativo la quantità di acqua utilizzata da parte delle famiglie, che corrisponde al 60-80% dell’acqua pubblica destinata a tutta l’Europa. I miglioramenti tecnologici raggiunti negli elettrodomestici, come lavatrici e lavastoviglie, per esempio, hanno contribuito a ridurre l’utilizzo di acqua senza che fosse necessario cambiare i propri comportamenti o essere consapevoli delle questioni idriche aperte.

Miglioramenti più significativi si possono poi ottenere modificando le modalità d’uso dell’acqua destinata all’igiene personale, che rappresenta attualmente il 60% del consumo di acqua domestico. Dispositivi sostitutivi dei serbatoi delle toilette, per esempio, forniscono un modo economico e semplice per ridurre l’acqua utilizzata per ogni litro di scarico. Piccoli accorgimenti per i sistemi doccia, simili a quelli per gli scarichi, possono far risparmiare dell’altra acqua.

Come indicato nelle direttive europee, nel quadro acque, legando il prezzo dell’acqua al volume consumato se ne incentiva un uso più sostenibile. In Inghilterra e nel Galles, le persone che vivono in proprietà monitorate con questo rapporto utilizzano in media il 13% in meno di acqua di quelle che pagano un costo forfettario.

Accumulo-acqua-piovanaRiutilizzare le acque non potabili
Solo il 20% dell’acqua utilizzata nei settori commerciali, che si approvvigionano a un sistema idrico pubblico, viene effettivamente consumata. Il restante 80% viene restituito all’ambiente, soprattutto come acque reflue trattate.

Nelle città, le superfici sigillate dal cemento, in genere incanalano le precipitazioni alle reti fognarie dove si uniscono alle acque reflue. Questo impedisce alla pioggia di infiltrarsi nel terreno e di rimanere così a nostra disposizione per un uso diversificato nel tempo. Le acque piovane e quelle reflue, prima di essere restituite ai fiumi, spesso passano attraverso gli impianti di trattamento delle acque, di solito lontano dalle città. Con alcune modifiche ai sistemi idrici urbani, sia l’acqua piovana sia quella di scarico, meno inquinate, potrebbe essere restituite agli utenti urbani.

energie sostenibiliLe acque grigie.

Con il termine acque grigie si intendono tutte le acque reflue domestiche, tranne quelle del WC, provenienti da bagni, docce, lavabi e dalla cucina. Questa acqua può essere trattata direttamente in sito o lasciata così com’è per un uso di qualità inferiore a quella richiesta per l’acqua potabile, come per esempio per lo scarico dei servizi igienici.

Le città potrebbero anche raccogliere le acqua piovane che scorrono giù dai tetti, o in strada, in appositi contenitori di ricezione e poi ipiegarle, per usi non potabili, come sciacquoni, autolavaggi o giardinaggio oppure incanalarle direttamente in serbatoi di stoccaggio di acque sotterranee. Sistemi come questi possono essere installati nelle residenze domestiche o commerciali e non richiedono cambiamenti particolari nelle abitudini dei consumi quotidiani.

Tuttavia, vi sono altri accorgimenti che si possono attuare per migliorare gli approvvigionamenti d’acqua prima che questa raggiunga i locali domestici.

Trattenere l’acqua nelle fontane, facilitare la sua infiltrazione del terreno o l’accumulo nelle cisterne non è solo vantaggioso economicamente, ma offre anche degli spazio ricreativi per i residenti locali e un benefico effetto di raffreddamento nei periodi di calura estiva.

Ridurre “le perditae di rubinetto”
Le perdite di acqua causate di impianti inadeguati può essere anche considerevole. In Croazia, quasi il 40% della fornitura totale di acqua si perde nella rete di trasporto dell’acqua stessa.

Queste perdite possono essere prevenute attraverso il rinnovo delle reti stesse e con una costante manutenzione, ma anche attraverso l’uso di nuove tecnologie. Esistono sistemi che impiegano sensori in grado di riconoscere e localizzare il rumore causato da una perdita d’acqua o dispositivi che utilizzano segnali radio per rilevare la presenza di acqua corrente. Applicando queste tecnologie ai sistemi di acqua pubblica si riducono molto le perdite d’acqua e si riescono a coprire i fabisogni straodinari. L’unico problema aperto resta il costo economico, perché il rinovo delle reti idriche e delle infrastrutture, richiede investimenti significativi.

È tempo di agire

Il raggiungimento di un uso più sostenibile delle risorse idriche urbane pubbliche richiede non solo l’attuazione di misure come quelle sopra citate, ma anche la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui problemi di conservazione dell’acqua.

Gli strumenti disponibili per informare i consumatori sono diversi e includono siti web, programmi scolastici, opuscoli di enti locali e di mass media.

Il marchio di “qualità ecologica” stampigliato sugli elettrodomestici e le eco-certificazione degli alberghi, per esempio, può svolgere un ruolo importante nella sensibilizzazione, aiutando i consumatori a fare scelte informate finalizzate ad una maggior efficienza idrica e alla conservazione dell’acqua.

Un uso realmente sostenibile delle risorse d’acqua dolce non può essere raggiunto senza ulteriori miglioramenti per la sostenibilità dell’uso delle acque urbane.

(dal sito dell’Agenzia Europea per l’Ambiente – 13 Settembre 2012)

a cura di Adriana Paolini

 

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