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The day the music died

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The day the music died

Pubblicato il 10 dicembre 2012 by redazione

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The beatles.

L’industria musicale è un’arena, dove gli artisti, come gladiatori, combattono fino all’ultimo sangue per la loro sopravvivenza. Questa affermazione potrebbe sembrare esagerata, ma non lo è. Se bastasse il talento per sfondare, questo sarebbe sicuramente un mondo migliore, ma purtroppo non basta. Il mondo è pieno di artisti di grande talento che, in mancanza di conoscenze, possibilità economiche, capacità imprenditoriali e fortuna, rimangono nell’ombra.

È sempre stato così, ma negli ultimi anni la situazione è andata via via peggiorando.

I motivi sono molteplici. Nell’ultimo decennio l’industria discografica ha subito un tracollo, dovuto soprattutto ai mille modi illegali che il pubblico ha escogitato per procurarsi la musica: gli artisti per matenersi non possono più contare, ormai, sulle vendite dei loro album e proprio per questo le etichette discografiche son restie a investire nei nuovi talenti. Le cosiddette “major” (le grandi case discografiche: Sony, Warner Bros e Universal) prima di investire i loro soldi vogliono avere la certezza che il loro prodotto venderà. Per questo motivo, un artista o una band che aspiri a un contratto discografico deve essere già ben avviata, avere un discreto pubblico, e a quel punto forse verrà presa in considerazione.

Certamente non sempre le “major” sono biasimabili per queste scelte: da quando c’è internet le vendite sono precipitate e molte sono le case discografiche che hanno chiuso i battenti o sono state inglobate da altre etichette.

Se all’inizio degli anni Novanta i sei grandi nomi dell’industria discografica erano Warner Music Group, EMI, Sony Music, BMG Music, Universal Music Group e Polygram, oggi quelle rimaste sono solo tre. Di questo passo, scompariranno definitivamente.

Le vendite del prodotto fisico (il CD) per colpa della pirateria, sono ormai quasi nulle e anche quelle digitali non compensano le perdite.

I guadagni dei musicisti arrivano ormai solo dai concerti e dalla produzione di colonne sonore per il cinema, le serie TV, i videogiochi e la pubblicità.

Per questo motivo, la produzione della musica è oggi molto meno sofisticata di quella di qualche decina di anni fa: nessuno vuole spendere grosse cifre per produrre un album di qualità, soprattutto quando le possibilità di guadagno sono basse.

Con queste premesse, se nel passato era già difficile riuscire a sfondare nella musica, oggi è diventato un privilegio di pochi. E se negli Stati Uniti non è poi così difficile costruirsi una base di partenza per attirare l’attenzione delle “major”, grazie ai locali disposti a far suonare artisti alle prime armi, siti internet che permettono di avere mixaggi professionali con pochi dollari e che distribuisco gli album su canali indipendenti, in Italia viceversa farcela da soli è quasi impossibile. I locali di musica dal vivo preferiscono ingaggiare cover band invece che artistiche, perché queste ultime propongono pezzi propri e originali. E se le canzoni famose sono un successo assicurato, quelle indipendenti variano a secondo di chi le suona e sono per lo più una scomessa. Ma se gli artisti non possono esibirsi in pubblico, non riusciranno mai a farsi conoscere, e quindi a sfondare. È un circolo vizioso che si ripete e il motivo per cui, in Italia, o si è delle “superstar” o non si è nessuno. Negli Stati Uniti, invece, vi è una quantità sbalorditiva di musicisti che si guadagnano dignitosamente da vivere con la propria musica, pur non essendo delle celebrità del calibro di Lady Gaga. Ogni sera, in qualunque locale di musica dal vivo, si possono ascoltare nuove band proporre i propri pezzi originali, a volte anche solo per pochi dollari a serata; non è il guadagno immediato quello che conta, ma la possibilità di farsi conoscere, di creare una cerchia di pubblico che un domani sarà disposto a comprare gli album e i biglietti dei concerti. Senza contare che i talent scout delle case discografiche reclutano possibili nuovi artisti proprio durante queste serate.

Inoltre, negli Stati Uniti vi è un’abbondanza di etichette discografiche indipendenti, ben disposte a rappresentare artisti emergenti e aiutarli a muovere i primi passi nell’arena dell’industria musicale. Certo, non dispongono di cifre esorbitanti per l’organizzare di tour, e la distribuzione sicuramente è su scala limitata rispetto a quella delle “major”, ma è pur sempre un inizio, un modo per smettere di suonare in un garage e iniziare a costruire la propria carriera musicale. In Italia, invece, queste case discografiche indipendenti sono rare, se non inesistenti. Il mercato è costruito quasi esclusivamente da “major”, con cui è quasi impossibile riuscire a mettersi in contatto, e che prendono in considerazione solo chi è già riuscito ad avviare la propria carriera.

Un altro canale che gli artisti americani emergenti usano per farsi conoscere, è quello delle radio universitarie. Ogni campus ha la sua radio che manda in onda un’alternanza di pezzi famosi e canzoni sconosciute, magari di qualche studente che sogna di diventare una rockstar, o di qualche musicista locale. Grazie a questo tipo di promozione organizzare dei tour diventa più facile. Gli artisti possono infatti esibirsi nelle università o nei locali della città vicino ai campus.

Anche in Italia, un tempo, le radio fungevano da trampolino di lancio: le emittenti radiofoniche selezionavano i brani da mandare in onda non solo tra le “hit” del momento, ma anche tra le nuove proposte, e spesso erano proprio questi passaggi radio a battezzare l’artista e lanciarne la fama. Oggi, invece, anche le radio non si assumono il rischio di passare brani sconosciuti e preferiscono come al solito pezzi già famosi.

La via del professionismo, insomma, sembra sempre di più un miraggio.

Ma non è solo l’industria musicale a essere cambiata nel corso degli anni: anche la percezione che il pubblico ha della musica è mutata profondamente. Si tratta più di spettacolo che di una vera e propria arte. La richiesta parte dal pubblico che preferisce ascoltare qualcosa di orecchiabile e coinvolgente, magari ballabile, piuttosto che un capolavoro. Durante i concerti, non sono più la voce del cantante e la bravura dei musicisti a essere i protagonisti, ma le scenografie, le luci, le coreografie, i mixaggi, i costumi. Non importa più il significato di una canzone, ma il suo ritmo, la possibilità di essere ballata in discoteca o in un villaggio turistico durante l’estate. Proprio per questo motivo, le carriere degli artisti sono diventate molto più brevi, fugaci. Quante di quelle che oggi sono considerate delle star della musica verranno ancora ricordate tra venti, trent’anni? Dove sono i Beatles e i Rolling Stones, ma anche le Madonna dei giorni nostri? Non ci sono.

the-who1969_The Who_ Pete Townshend Roger Daltrey Keith Moon John Entwistle

The who 1969. Da sx a dx Pete Townshend, Roger Daltrey, Keith Moon e John Entwistle.

Gli adolescenti  crescono in questa realtà, formano la loro “cultura musicale” in questa pochezza. Le canzoni preferite dei ragazzi sono i tormentoni del momento, quelle che tra pochi anni cadranno nel dimenticatoio, mentre i grandi artisti del passato sono conosciuti solo di nome e considerati musica dei genitori, o addirittura dei nonni. Persone che chiedono se “Behind blue eyes”, dei The Who, sia una cover dell’originale dei Limp Bizkit, quando invece sono stati questi ultimi a riproporre il pezzo dei The Who. Altri che pensano che Ozzy Osbourne sia solo la star di un reality show in onda su MTV, o che conoscono Jim Morrison solo per le citazioni che girano su Facebook e non per la sua musica… questa è la nuova generazione, e il crollo dell’industria discografica non può fare altro che peggiorare la situazione.

the whoCon il continuo diminuire di capitali investibili in musica e il crollo dell vendite degli album, gli artisti tenderanno sempre di più a registare canzoni in proprio, spendendo poco o niente e rinunciando quindi alla qualità. Distribuiranno solo via internet, e i grandi album, quelli che hanno fatto la storia della musica, saranno solo un ricordo di pochi appassionati. Diventare professionisti nel mondo della musica sarà sempre più difficile e sempre meno persone avranno la voglia e le possibilità di lottare per farcela. O forse, invece, tra cinque o dieci anni ci sarà un nuovo punto di svolta, com’è successo con l’avvento di internet, e la situazione cambierà nuovamente e migliorerà.

Al momento non ci rimane che goderci il più possibile la buona musica che nasce di tanto in tanto in mezzo a tanta mediocrità.

di Simonetta Pastorini

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Festival Celtico al Castello di Pagazzano: 13-14-15 luglio

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Festival Celtico al Castello di Pagazzano: 13-14-15 luglio

Pubblicato il 30 giugno 2012 by redazione


pagazzano

3 giorni di concerti, mostre, mercatino celtico, DJ set, animazioni varie, visite guidate, degustazioni gastronomiche e altro nella magnifica cornice del castello visconteo di Pagazzano(Bg) – 13, 14 e 15 luglio 2012.

Ritorna la grande Musica Celtica in Bergamasca con un vero e proprio festival, il 13, 14 e 15 luglio, nella magica cornice del Castello Visconteo di Pagazzano, antica e imponente struttura tra le meglio conservate nel nostro territorio. Un evento che vede la collaborazione dell’Ente locale in sintonia con il Gruppo della Civiltà Contadina di Pagazzano e Geomusic, col patrocinio della Provincia di Bergamo e l’aiuto di un nugolo di enti e realtà professionali.

Protagonista assoluta naturalmente è la musica Celtica, qui ben rappresentata da alcuni degli artisti più prestigiosi della scena internazionale, a cominciare dal cornamusista e flautista  MICHAEL McGOLDRICK, spesso alla corte di Mark Knopfler; con lui una band prestigiosa che allinea i migliori taslenti di Scozia e Irlanda, da Donald Shaw a Karen Matheson, e senza escludere sorprese. Dalla Galizia un volto nuovo della tradizione, ANXO LORENZO, anch’egli virtuoso di cornamuse e flauti che interpreta con rinnovata freschezza il repertorio popolare. In chiusura l’irlandese BAP KENNEDY, ex Energy Orchard e ora apprezzatissimo cantautore dalle colorazioni folksy che si avvale del sostegno di Mark Knopfler, in un’attesissima prima nazionale; con lui una prestigiosa band per presentare le indimenticasbili melodie del suo ultimo album di grandissimo successo “The Sailor’s Revenge”. A supporto della loro attesissima partecipazione i più tradizionali ma originali GUIDEWIRES.

A testimoniare poi la vitalità dei celti nostrani e conferire ancor maggior prstigio a questa prima edizione al castello di Pagazzano, l’aretino MASSIMO GIUNTINI in duo con LUCA BUSATTI, i lombardi POLVERFOLK e l’OROBIAN PIPE BAND, interessante organico di cornamuse che s’ispira alle pipe band scozzesi.

Anche la danza trova una sua collocazione, con la TARA SCHOOL OF IRISH DANCING, che darà vita a un workshop condividendo la scena con i Polverfolk.

E poi musica diffusa con il DJ GIO, che propone una selezione di musiche celtiche e folk per concludere le serate con balli popolari.

Il Festival Celtico al Castello Visconteo di Pagazzano, raccoglie le esperienze di splendide e fortunate edizioni passate in altri luoghi, in particolare quelle edizioni al castello di Trezzo sull’Adda, che hanno poi dato il via a tutto quest’interesse intorno alla cultura celtica. La kermesse intende coniugare cultura, turismo e gastronomia e così accanto alla Musica sono in programma una lunga serie di iniziative tese a trasformare il castello in un luogo di cultura e attrazione:

– mercatino celtico sugli spalti del castello, con oggetti artigianali celtici e medioevali

 visite guidate al castello il sabato e la domenica con inizio alle 14,00

– L’ECO café redazione itinerante de L’Eco di Bergamo, che eseguirà interviste, riprese televisive e altro

– mostra fotografica GEO SHOTS a cura di Mario Rota, uno dei nostri piu’ importanti talenti, nelle sale del castello

– animazioni varie nei pomeriggi del week-end:

  stage di danze irlandesi con la Tara School of Irish Dancing alle 17 del sabato – è  consigliata la prenotazione

– presentazione di prodotti e tradizioni delle Cinque Terre della Valgandino con figuranti delle rappresentazione storica “In Secula” alla domenica pomeriggio, dalle ore 15

– cena celtica alle 24,00 del sabato nei sotterranei del castello, debitamente arredate, per rivivere le atmosfere di tempi lontani.

Questo il menu’:

antipasto – tagliere di salame e lardo con crostini aromatizzati

prima portata : zuppa ai cinque cereali e legumi

seconda portata : stinco di maiale alla birra con purea di patate ai profumi selvatici e lenticchie stufate

dolce : torta di mele

Il tutto accompagnato da acqua minerale e annaffiato da vini rosso e bianco Val Calepio

Costo: 45 € – posti limitati/necessaria la prenotazione as mezzo e-mail o tel a:

info@geomusic.it tel. 035 732005 – info@salumeriabonicelli.it tel. 0346 21489

cell. 346 8628470 Gruppo Civiltà Contadina di Pagazzano

SERVIZIO BAR e RISTORAZIONE attivi sia all’interno che sugli spalti del castello.

PARCHEGGIO nelle prossimità del castello.

APERTURA CASTELLO:

Venerdì – dalle 17,00 alle 24,00

Sabato – dalle 14,00 alle 24,00 (apertura prolungata per i partecipanti alla cena)

Domenica – dalle 14,00 alle 24,00

Ingresso libero al castello con possibilità di accesso a area ristorazione e servizio bar e visite guidate nei gg. di sabato e domenica sino alle 18.

Ingresso Area Spettacoli : 10 € – Apertura porte ore 20,00.

 

PROGRAMMA

Venerdì 13 luglio:

Apertura ore 17,00 con iniziative varie

Dalle ore 20,00 nell’area concerti:

DJ Set

MASSIMO GIUNTINI & LUCA BUSATTI (Italia)

MICHAEL McGOLDRICK BAND (Irlanda/Scozia/Inghilterra)

Serata a ballo con DJ Set

Sabato 14 luglio:

Apertura ore 14,00 con iniziative varie

Dalle ore 20,00 nell’area concerti:

DJ Set

OROBIAN PIPE BAND (Italia)

ANXO LORENZO (Galizia/Spagna) prima assoluta in Italia

POLVER FOLK + TARA SCHOOL OF IRISH DANCING (Italia)

Serata a ballo con DJ Set

Domenica 15 luglio:

Apertura ore 14,00 con iniziative varie

Dalle ore 20,00 nell’area concerti:

DJ Set

BAP KENNEDY BAND (Irlanda) in esclusiva di zona

GUIDEWIRES (Irlanda)

Serata a ballo con DJ Set

 

I PROTAGONISTI

MASSIMO GIUNTINI e LUCA BUSATTI

Aretino con l’innata passione per la musica folk, ed in particolare irlandese, Massimo Giuntini è considerato uno dei migliori virtuosi di Uillean pipes in Italia. Il suo nome è legato a quello della famosa formazione etno rock Modena City Ramblers, con la quale ha calcato le scene internazionali per un certo periodo, ma più correttamente lo si individua nelle vesti di virtuale leader dei Ductia e artefice di diversi interessanti progetti che coniugano le sue esperienze e radici musicali, con la musica tradizionale del centro Italia, tra i quali, ultimo, quello con il cantante Raffello Simeoni.

MASSIMO GIUNTINI – Uillean Pipes, whistles, flauti, bouzouki

LUCA BUSATTI – chitarre

MICHAEL McGOLDRICK BAND

Considerato uno dei piu’ grandi flautisti di tutti i tempi, l’irlandese Michael McGoldrick, maestro anche di whistles e Uillean pipes, è uno dei piu’ importanti talenti della scena internazionale, e non solo folk. Un vero e proprio genio artistico che sa plasmare arie indimenticabili, rivestire di grande attualità e freschezza qualsiasi brano tradizionale, dar vita ad alchimie musicali inusitate e assolutamente all’avanguardia. Incredibile organizzatore di progetti sempre di altissimo livello, presta la sua arte ad artisti di diversa estrazione, da Jim Kerr a Youssou N’Dour, da John Cale a Mark Knopfler, della cui band fa ora parte stabile. Componente della mitica superband scozzese Capercaillie, Michael a hato vita a diverse importanti formazioni nel corso della sua carriera, tutte votate ad agevolare l’incontro tra i generi folk e la qworld music; tra queste eccelleono sicuramente i Flook, originalissima band inizialmente basata sull’uso di flauti, e le varie combinazioni del gruppo a suo nome che, a seconda delle situazioni, unisce vari talenti dell’area celtica e dintorni. E’ proprio con il suo gruppo, opportunamente plasmato per l’occasione, che Michael si presenta sulle scene di Pagazzano, per dar vita ad una delle musiche piu’ eccitanti, inventive e sofisticate che possiate mai ascoltare.

http://compassrecords.com/michael-mcgoldrick

MICHAEL McGOLDRICK – flauto, whistles, Uillean pipes

JOHN-JOE KELLY – bodhran

DONALD SHAW – pianoforte

DEZY DONNELLY – violino

MANUS LUNNY – chitarra

EWEN VERNAL – basso

CHE BERESFORD – batteria

ANXO LORENZO

Anxo Lorenzo, originario di Moaña (Tirán), un piccolo villaggio sulla costa atlantica della Galizia, è cornamusista e flautista che perpetua la grande tradizione di quella Terra di confine, un nuovo tipo di musicista che non vede barriere nello sperimentare tra musica tradizionale e contemporanea, dotato dell’abilità di amalgamare senza soluzione di continuità i due generi in nuovi ritmi e melodie, freschi e vibranti. Anxo fonde le inalterate sonorità naturali della Gaita (la cornamusa galiziana) con un’ampia varietà di stili musicali alternativi quali Rock, Pop, Jazz, Flamenco, Chill out, Hip-Hop, electronic… trasformando la Gaita in uno strumento d’avanguardia che però non dimentica le proprie radici celtiche.

Le varie collaborazioni con i migliori artisti  del mondo musicale, dalla più pura scena tradizionale al jazz, senza dimenticare rock, pop e vari generi elettronici, testimoniano la sua versatilità e voglia di andare oltre il clichè della musica tradizionale: Celtas Cortos, Lunasa, Kathryn Tickell, Michael McGoldrick, Chieftains, Daimh, National Jazz Orchestra, Luigi Lai, Diarmaid Moynihan, Brian Finnegan, Dervish, Jaula de Grillos, Tejedor, Angus Mackenzie, Iain MacDonald, Germán Díaz, Jarlath Henderson, Ross Ainslie, Andy May, Fred Morrison, Mónica Molina, Amistades Peligrosas, Xarabal, Om/Off, Poncho k, Spiritu (986).

E’ per la prima volta in Italia, esclusiva del festival, con una formaizone che vede l’utilizzo anche particolari della tradizione della terra d’origine.

www.anxolorenzo.com

ANXO LORENZO – cornamuse e flauti

XOSE LIZ – bouzouki

ALVARO IGLESIAS – contrabbasso

LUIS PEIXOTO – cavaquiño, mandolino e percussioni

POLVERFOLK

Tra le piu’ longeve formazioni in Italia, nata nel 1976, come momento d’incontro tra amici e poi consolidatasi intorno ad un vero e proprio “collettivo musicale” che si dedica alla ricerca e all’esecuzione musicale di un repertorio poco frequentato ma dalla particolare carica espressiva: la musica folk quale manifestazione piu’ autentica dello spirito di un popolo. Dopo i primi passi in ambiti di repertori del Sud, i Polverfolk incontrano la musica celtica  e s’indirizzano alla scoperta di queste “radici” per plasmare un proprio sound, che li hanno distinti nel tempo in numerosissimi festival e concerti un po’ dappertutto lungo la Penisola. Una manciata di album tstimoniano la loro creatività.

www.polverfolk.it

ADALBERTO – basso acustico, mandolino, chitarra e voce

AUGUSTO – whistles, basso acustico, Irish flute, bodgran e cucchiai

DANIELE – bodhgran, cajon, percussioni, Irish Dance

DARIO – voce, bodhran, cucchiai

DUILIO – voce, chitarra e bouzouki

LILA – voce e chitarra

ROBERTO – Great Highland Bagpipes

LOREDANA – Irish Dances

TARA SCHOOL OF IRISH DANCING

Nata nel 1999 nei dintorni di Milano, è da anni presente in tutto il Nord Italia e tiene corsi di danze irlandesi a diversi livelli un po’ dovunque, avvalendosi di insegnanti certificati dalla An Colmisiun Gaelacha, con il patrocinio dell’Ambasciata Irlandese. Dagli inizi ha fatto performance nei piu’ importanti festival celtici, nei teatri e nelle piazze sia italiane che all’estero. Ha condiviso la scena con artisti italiani quali Birkin Tree, Folk Studio A, Inis Fail, Red Box, Polverfolk e gruppi internazionali come Cian, Calico, Lunasa, Flook, Liam O’Flynn, Steve Cooney, Martin Hayes, Dennis Cahill, Mairtin O’Connor, e altri. Oggi è considerata tra le piu’ apprezzate scuole di danze irlandesi in Europa.

www.taraschool.it

BAP KENNEDY BAND 

Per molti cantautori del pianeta, l’idea di collaborare con Mark Knopfler resterebbe nel campo della fantasia. Ma per Bap Kennedy si tratta solo dell’ultimo anello0 di una catena di progetti con personaggi di alto profilo, leggende musicali degne del massimo rispetto. Per un uomo che ha lavorato con Steve Earl e Van Morrison, giusto per fare qualche nome, l’offerta di registrare un disco nello studio privato del frontman dei Dire Straits è stata un’ulteriore pietra miliare. The Sailor Revenge, l’album scritto da kennedy e prodotto da Knopfler mostra una capacità compositiva che cresce ad ogni ascolto, grazie anche, e non poteva essere diversamente, all’inconfondibile, deliziosa chitarra di Knopfler e alla sua produzione a tutto campo.

Il primo contatto di Bap con l’industri discografica è in qualità di chitarra ritmica, voce e scrittura di pezzi per i rockers di Belfast Energy Orchard, con cui registra cinque album. Quando la band lascia Belfast, diventerà una delle leggende della scena live londinese.

Ed è proprio mentre è negli Energy Orchard che Kennedy si trova a collaborare con il com patriota Van Morrison, che dà al gruppo la possibilità di aprire i suoi concerti nei tumultuosi tour tra Europa e Stati Uniti.

Allo scioglimento degli Energy Orchard, Bap ha poco tempo per riposarsi, visto chge la superstar del country alternativo, e loro fan di lunga data, Steve Earle, lo contatta subito proponendosi quale produttore del suo primo album. Kennedy è ovviamente d’accordo e ben presto si trova su un aereo per Nashville, Tennesse, dove registra Domestic Blues.earle parla di Bap come il miglior compositore di canzoni che abbia mai sentito”, e nel disco appaiono molti nomi di primo piano della scena di Nashville, tra cui Jerry Douglas, Peter Rowan e Nanci Griffith.

L’album è un successo, tra i primi dieci nella clasifica “Americana” di Billboard.

E’ l’inizio di una grande carriera da solista che lo porta a prestigiose collaborazioni e riconoscimenti, sino dall’iniziod el sodalizio artistico con Mark Knopfler, con il quale appare come suo ospite nei suoi tour negli Stati Uniti e Europa, tra cui cinque serate alla Royal Albert Hall. Lo stesso Mark produce il suo ultimo album, The Sailor’s Revenge, nel quale Bap propone una scrittura matura e sofisticata, impreziosita da riconoscibilissimo lavoro chitarristico di Mark Knopfler e da musicisti di studio di alta qualità come Jerry Douglas e Glenn Worf.

L’album è un grandissimo successo internazionale.

Bap kennedy è per la prima volta in Italia, e Geomusic è lita di presentarlo in esclusiva.

www.bapkennedy.com

BAP KENNEDY – chitarra acustica e voce solista

GORDY McALLISTER – chitarra acustica

BRENDA KENNEDY – basso e voce

MATTHEW WEIR – batteria

GUIDEWIRES

Pádraig Rynne è considerato uno dei più raffinati suonatori di concertina nella musica irlandese dei nostri giorni. Nato nella contea di Clare, è cresciuto in una casa letteralmente imbevuta di musica tradizionale irlandese. Già da giovanissimo, vince cinque titoli pan-irlandesi e tre Oireachtas. All’età di diciassette anni è già stato in tour negli Stati Uniti, in Canada, Australia e, ovviamente, Irlanda, e ha già registrato un album con la giovane band Turas.

Nel 1998 Pádraig si unisce al conosciuto gruppo Cían, con cui incide due dischi e partecipa a tour in tutto il mondo. Dopo aver lasciato la band nel 2001, Pádraig ha collaborato e registrato con artisti del calibro di Arty McGlynn, Alan Kelly, John McSherry, John Jo Kelly, At First light, Flook e Tamalin, giusto per fare qualche nome.

Nel 2008 Rynne dà vita ai Guidewires che, con le loro performance ad alta tensione energetica, gli arrangiamenti mozzafiato e le coinvolgenti melodie, si sono guadagnati la fama di eseguire “Il suono più fresco della musica Irish”.

Con quattro componenti irlandesi e uno bretone è inevitabile il loro mix di suoni che non è solo irlandese, ma guarda anche alla Bretagna, al Medio-Oriente e alla Galizia, oltre naturalmente alle nuove composizioni.

www.guidewiresmusic.com

PADRAIG RYNNE – concertina

TOLA CUSTY – violino

SYLVAIN BAROU – flauti e low whistles

PAUL McSHERRY – chitarra

KAROL LYNCH – bouzouki

 

INFORMAZIONI:

GEOMUSIC info@geomusic.it  www.geomusic.it

GRUPPO CIVILTA’ CONTADINA di Pagazzano 346 8628470

www.castellodipagazzano.it

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