Archivio Tag | "Bruxelles"

La UE lancia l’occupazione nel settore digitale

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

La UE lancia l’occupazione nel settore digitale

Pubblicato il 05 marzo 2013 by redazione

euBruxelles, 4 marzo 2013

La Commissione europea vara la Grande coalizione per l’occupazione nel settore digitale

Oggi il presidente della Commissione José Manuel Barroso ha esortato le imprese europee del digitale, le amministrazioni pubbliche e i settori della formazione e dell’istruzione a unirsi in una grande coalizione per l’occupazione nel settore digitale, per contribuire a occupare i 900 000 posti vacanti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) previsti in Europa entro il 2015. Nonostante gli attuali livelli di disoccupazione, i posti di lavoro nel digitale aumentano ogni anno di circa 100 000 unità, ma il numero di nuovi laureati e di lavoratori qualificati nel campo delle TIC non è sufficiente a coprire questo fabbisogno.

Anche i vicepresidenti Neelie Kroes (Agenda digitale) e Antonio Tajani (Industria e imprenditoria) e i Commissari László Andor (Occupazione, affari sociali e integrazione) e Androulla Vassiliou (Istruzione, cultura, multilinguismo e gioventù) hanno partecipato al varo della Grande coalizione tenutosi oggi a Bruxelles, all’interno del processo promosso dalla Commissione per rendere l’Europa più competitiva.

A questo proposito, il presidente Barroso ha dichiarato: “La Grande coalizione che viene varata oggi è un elemento essenziale per rimettere in pista l’economia europea e creare posti di lavoro destinati a una parte dei 26 milioni di disoccupati che si contano attualmente in Europa. Mi congratulo con le aziende che hanno aderito all’iniziativa. Se insieme riusciremo a invertire la tendenza negativa e a occupare il sempre maggior numero di posti vacanti nel settore delle TIC, potremo incidere positivamente e in modo trasversale su tutti i settori dell’economia. Vogliamo che i cittadini europei siano in grado di occupare i posti di lavoro che faranno da traino alla prossima rivoluzione nel settore delle TIC.

L’Europa non può permettersi di non sfruttare opportunità d’impiego così rilevanti. L’annuncio di oggi si basa anche sul lavoro già svolto dalla vicepresidente Kroes in occasione del Forum economico mondiale di Davos, dove sono state raccolte promesse iniziali riguardo a impegni concreti di offerta di nuovi posti di lavoro, tirocini, formazione, finanziamenti di start-up, corsi universitari gratuiti online e altro ancora, che si affiancano agli ulteriori impegni da parte di imprese tecnologiche, governi, educatori, parti sociali, fornitori di servizi per l’occupazione e organizzazioni della società civile (cfr. IP/13/52).

Le promesse iniziali sono state poi convalidate da 15 aziende e organizzazioni che hanno sottoscritto la Grande coalizione varata oggi. Tra i primi impegni già concretizzati segnaliamo ad esempio l’Academy Cube, una nuova piattaforma di apprendimento online per i giovani, e un modulo di formazione di nuova concezione per installatori di reti energetiche intelligenti.

La Commissione ha sollecitato impegni in settori cruciali:

·    Formazione – per assicurare che le competenze acquisite dai cittadini siano effettivamente quelle delle quali le aziende hanno bisogno.

·    Mobilità – per aiutare chi è in possesso delle competenze necessarie a recarsi dove sono richieste ed evitare carenze o eccedenze nelle diverse aree urbane.

·    Certificazione – per rendere più facile certificare a un datore di lavoro le proprie competenze, in qualsiasi Stato membro.

·    Sensibilizzazione – perché i cittadini sappiano che il settore digitale offre possibilità di carriera gratificanti e ben retribuite sia agli uomini che alle donne.

·    Metodi didattici innovativi – per migliorare e ampliare i nostri sistemi educativi e formativi e offrire a sempre più persone le competenze necessarie ad inserirsi con successo nel mondo del lavoro.

Il presidente Barroso ha inoltre invitato le organizzazioni a seguire l’esempio di chi ha sottoscritto le promesse iniziali. La Commissione ha sicuramente un ruolo da svolgere, ma serve l’impegno attivo di tutte le parti interessate per rendere possibile una formazione basata sui bisogni delle imprese, aumentare la mobilità della manodopera, facilitare la certificazione delle competenze, migliorare i programmi di studio scolastici e universitari e per sensibilizzare il pubblico e creare un ambiente imprenditoriale più propizio alle start-up.

La Commissione sta inoltre avviando “Startup Europe”, una piattaforma unica che riunisce strumenti e programmi di sostegno per cittadini desiderosi di creare e far crescere nuove start-up digitali in Europa.

Contesto

Il pacchetto per l’occupazione adottato dalla Commissione nell’aprile 2012 sottolineava la significativa carenza di professionisti TIC, in contrasto con gli alti livelli di disoccupazione presenti in altri settori (IP/12/380, MEMO/12/252).

Nel 2011 in Europa gli occupati nel settore delle TIC avevano raggiunto i 6,7 milioni, ossia il 3,1% del totale. Dal 2000 al 2010 tale forza lavoro è cresciuta a un ritmo annuo medio del 4,3%. Un nuovissimo studio (Empirica, marzo 2013), le cui cifre non sono state ancora pubblicate, indica che entro il 2015 si potrebbero creare in Europa fino a 864 000 posti di lavoro nel settore digitale, ma il calo dei laureati in discipline attinenti alle TIC e il pensionamento di una fascia di lavoratori occupati in questo settore rischiano di mettere a repentaglio le potenzialità di crescita dell’occupazione. Occorre potenziare l’istruzione nel campo delle scienze, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica, nonché favorire l’interesse nelle carriere in questi settori, in particolare tra le donne.

Inoltre, garantendo che i lavoratori dell’UE siano in possesso delle competenze necessarie si potranno attirare investimenti chiave ed evitare perdite di posti di lavoro a favore di altre regioni del mondo, come evidenziato nel documento di lavoro della Commissione “Exploiting the employment potential of ICTs” (sfruttare il potenziale occupazionale delle TIC) pubblicato nell’ambito del “pacchetto occupazione”.

Per ottenere previsioni più precise riguardo al fabbisogno di competenze, nel dicembre 2012 la Commissione europea ha lanciato EU Skills Panorama, un sito internet che raccoglie informazioni quantitative e qualitative sul fabbisogno, l’offerta nonché il divario tra offerta e domanda di competenze, a breve e medio termine (IP/12/1329). Il sito mette in evidenza le professioni in rapida crescita e le “strozzature” che interessano le professioni dove si registra un alto numero di posti vacanti. Attualmente vi sono circa 2 milioni di posti di lavoro vacanti nell’UE, nonostante la disoccupazione si mantenga a livelli elevati.

Fonte: Eurostat, statistiche sulla società dell’informazione. Nota: Individui di età compresa tra 16 e 74 anni. Per maggiori informazioni sui diversi tipi di attività informatiche, cfr. http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/4-26032012-AP/EN/4-26032012-AP-EN.PDF

Fonte: Eurostat, statistiche sulla società dell’informazione. Nota: Individui di età compresa tra 16 e 74 anni. Per maggiori informazioni sui diversi tipi di attività informatiche, cfr. http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/4-26032012-AP/EN/4-26032012-AP-EN.PDF

Ripensare e riaprire l’accesso all’istruzione

A novembre 2012 la Commissione ha lanciato la strategia Ripensare l’istruzione, in cui auspica maggiori investimenti per migliorare i sistemi d’istruzione e formazione professionali, in particolar modo nel settore delle TIC. La strategia aiuta a comprendere verso quali obiettivi orientare gli investimenti nel settore dell’istruzione per massimizzarne l’impatto in tempi di austerità finanziaria.

Inoltre, si prevede l’adozione entro l’estate dell’iniziativa congiunta di Androulla Vassiliou e Neelie Kroes “Opening up Education”, che mira a rendere più accessibile l’istruzione grazie a tecnologie e risorse educative aperte.

 

Link utili

Digital Jobs

Grand Coalition for Digital Jobs  (Grande coalizione per l’occupazione nel settore digitale)

Grand Coalition Framing Document (Documento di riferimento per la Grande coalizione)

Get involved “impegnati con la Grande coalizione”

Segui la Grande coalizione su Twitter @eSkillsGrowthEU (hashtag: #GC_EU, #eSkills e #ICTjobs)

Sito internet dell’Agenda digitale (in inglese)

Pacchetto educazione

Education and training (Istruzione e formazione)

Entrepreneurship 2020 Piano d’azione per l’imprenditorialità

Commenti (1)

Relazione annuale del parlamento europeo sull’immigrazione e l’asilo

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Relazione annuale del parlamento europeo sull’immigrazione e l’asilo

Pubblicato il 13 febbraio 2013 by redazione

Bruxelles, 30.5.2012

I. INTRODUZIONE

La presente relazione contiene un’analisi in prospettiva della politica dell’Unione europea in materia di immigrazione e protezione internazionale basata sugli eventi del 2011, anno importante per l’Unione sotto molti aspetti, che hanno avuto conseguenze anche sulla politica migratoria.

Alla persistente crisi economica, che ha continuato a pesare sull’economia e sulla crescita dell’Unione, si sono aggiunti gli avvenimenti drammatici della Primavera araba e la crescente pressione migratoria sulle frontiere esterne dell’UE, specialmente quelle lungo il Mediterraneo e nell’Europa sudorientale, nonché le conseguenze dell’uso improprio della liberalizzazione dei visti. Questi eventi hanno ulteriormente sottolineato la necessità di una politica migratoria dell’UE coerente ed equilibrata, al tempo stesso dinamica, per rispondere alle esigenze a breve termine, e strategica, per fornire una visione a lungo termine.

In tale contesto sono state prese iniziative cruciali, come il nuovo quadro strategico istituito dall’Approccio globale in materia di migrazione e mobilità, che ha apportato valore aggiunto alle azioni dell’UE e degli Stati membri specialmente in materia di migrazione esterna, ma anche l’entrata in funzione del sistema d’informazione visti, il lancio del portale europeo dell’immigrazione, le proposte destinate a rafforzare la governance dello spazio Schengen e la presentazione della proposta su EUROSUR.

Altre conquiste degne di nota sono state l’accordo politico sull’estensione del mandato di Frontex e sulla modifica della direttiva qualifiche, la conclusione di un partenariato per la mobilità con l’Armenia, l’inaugurazione dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (UESA) e l’istituzione di una nuova agenzia europea per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Insieme ai colegislatori, sono stati compiuti passi avanti verso la realizzazione di un sistema europeo comune di asilo nel 2012.

Nell’ambito dell’acquis dell’Unione sono stati ottenuti progressi anche con l’adozione della direttiva che stabilisce un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nell’UE e un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano regolarmente in uno Stato membro1, della direttiva che estende l’ambito di applicazione dello status di soggiornante di lungo periodo ai beneficiari di protezione internazionale2, e della direttiva concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime3. Gli Stati membri hanno inoltre preso ulteriori iniziative per recepire la direttiva rimpatri e la direttiva sulle sanzioni ai datori di lavoro. La relazione annuale dello scorso anno4 faceva seguito alla comunicazione sulla migrazione del maggio 20115, che offriva una prospettiva sugli sviluppi politici alla luce degli avvenimenti di quel periodo. Entrambe hanno alimentato le successive conclusioni del Consiglio Giustizia e Affari interni (GAI)6 e del Consiglio europeo7 del giugno 2011, che hanno a loro volta fornito le linee direttive per lo sviluppo della politica migratoria dell’UE, specialmente rispetto alla governance dello spazio Schengen, al controllo delle frontiere esterne, allo sviluppo di partenariati con i paesi del vicinato meridionale e al completamento del sistema europeo comune di asilo entro il 2012.

La relazione di quest’anno propone innanzitutto una descrizione generale del fenomeno migratorio nell’UE dal punto di vista statistico. Espone in seguito la risposta dell’Unione agli eventi fondamentali elencati sopra, che hanno influenzato la politica in materia di migrazione, e il contributo della Commissione alla tabella di marcia intesa ad affrontare le crescenti pressioni migratorie. Anche in questo caso la relazione si basa principalmente sulle valutazioni politiche della Commissione e degli Stati membri ed è completata da un documento fattuale comprendente un allegato statistico8, che illustra gli sviluppi avvenuti sia a livello dell’UE sia, tramite la rete europea sulle migrazioni9, a livello degli Stati membri.  

II. BREVE DESCRIZIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL‘UE

Nel 2010 sono stati rilasciati quasi 2,5 milioni di primi permessi di soggiorno a cittadini di paesi terzi, dei quali il 32,5% per l’esercizio di attività remunerate, il 30,2% per motivi familiari, il 20,6% per motivi di studio e il 17% per altre ragioni varie (protezione, soggiorno senza permesso di lavoro, ecc.).

Per cominciare, può essere istruttivo collocare la situazione migratoria dell’UE in un contesto globale. In un anno in cui la popolazione mondiale ha superato i sette miliardi di persone, si calcola che ci siano stati in tutto il mondo circa 214 milioni di migranti (circa il 3,1% della popolazione mondiale)11, il che significa che il 9,4% dei migranti nel mondo (circa 20,2 milioni di persone) sono cittadini di paesi terzi che soggiornano nell’UE.

A titolo di confronto, il Canada ospita circa il 3,4% del totale dei migranti a livello mondiale (7,2 milioni di persone, che rappresentano il 21,3% della popolazione nazionale), mentre gli Stati Uniti ne ospitano circa il 20% (42,8 milioni, che rappresentano il 13,5% della popolazione nazionale)12.

Al 1° gennaio 2011, la popolazione totale dell’Unione ammontava a 502,5 milioni di persone, con un aumento di 1,4 milioni dal 2010, che corrisponde a un tasso annuale di +2,7 ogni 1000 abitanti, composto da un aumento naturale di 0,5 milioni (+1,0‰) e un’immigrazione netta di 0,9 milioni (+1,7‰).

I 20,2 milioni di cittadini di paesi terzi nell’UE rappresentano circa il 4% della popolazione totale dell’Unione, percentuale superiore a quella dei cittadini dell’UE che si sono trasferiti in un altro Stato membro13 (12,3 milioni di persone, pari al 2,5% della popolazione totale dell’UE).

Nel 2009 i gruppi più numerosi di cittadini di paesi terzi provenivano dalla Turchia (circa 2,4 milioni di persone), dal Marocco (circa 1,8 milioni) e dall’Albania (circa 1 milione)14.

In base all’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite (HDI), circa il 47% dei migranti non nati nell’UE provengono da paesi con un HDI elevato, circa il 46% da paesi con un HDI medio e circa il 7% da paesi con un HDI basso15.

Nel 2010 sono stati rilasciati quasi 2,5 milioni di primi permessi di soggiorno a cittadini di paesi terzi, dei quali il 32,5% per l’esercizio di attività remunerate, il 30,2% per motivi familiari, il 20,6% per motivi di studio e il 17% per altre ragioni varie (protezione, soggiorno senza permesso di lavoro, ecc.).

Secondo una ripartizione per cittadinanza, la maggior parte dei permessi di soggiorno è stata rilasciata a cittadini degli Stati Uniti d’America (circa 212 000), dell’India (circa 200 000), della Cina (circa 172 000), dell’Ucraina (circa 167 000) e del Marocco (circa 157 000). Nell’anno del 60o anniversario della Convenzione di Ginevra il numero totale dei richiedenti asilo ha registrato un notevole aumento del 16,8% rispetto al 2010, raggiungendo un totale appena superiore a 302 000, il che ha messo ulteriormente alla prova i sistemi di asilo di vari Stati membri.

I richiedenti asilo provenivano principalmente dall’Afghanistan (28 000), dalla Federazione russa (18 200), dal Pakistan (15 700), dall’Iraq (15 200) e dalla Serbia (13 900).

Nel 2011 hanno ottenuto protezione in prima istanza 59 465 persone, che rappresentavano il 25% dei casi su cui sono state adottate decisioni: si trattava di rifugiati (28 995), di beneficiari di protezione sussidiaria (21 400) o di beneficiari di protezione per motivi umanitari (9 065)16.

Come illustrato nella sezione IV, la migrazione irregolare rimane una componente fondamentale dell’immigrazione nell’Unione europea. Data la natura del fenomeno, non si dispone di dati attendibili sul numero di migranti in posizione irregolare nell’UE: le cifre citate più spesso si aggirano tra meno di 2 milioni e 4,5 milioni17.

Indicatori più affidabili, ma da utilizzare con molte riserve, sono costituiti dai respingimenti, dai fermi e dai rimpatri. Nel 201118 è stato rifiutato l’ingresso nell’UE a circa 343 000 persone, con una diminuzione del 13% rispetto al 2010; la grande maggioranza (quasi il 70%) dei respingimenti è stata registrata in Spagna, specialmente alle frontiere esterne di tale paese. Sempre nel 2011 sono state fermate circa 468 500 persone (con una diminuzione rispetto ai circa 505 000 fermi eseguiti nel 2010) e gli Stati membri hanno rimpatriato circa 190 000 cittadini di paesi terzi (circa il 15% in meno rispetto al 2010).  

III. CONTRIBUTO DELLA MIGRAZIONE AL PROGRAMMA PER LA CRESCITA DELL‘UE

Per informare meglio i migranti sulle possibilità e sulle condizioni della migrazione legale è stato aperto il portale europeo dell’immigrazione27, che costituisce una prima fonte di informazioni aggiornate, mirate e pratiche su procedure e politiche d’immigrazione dell’Unione e dei singoli Stati membri.

Gli attuali problemi economici dell’Unione possono rendere difficile comprendere la necessità di disporre di canali di migrazione legale e di mobilità. Occorre tuttavia ricordare che, malgrado il tasso di disoccupazione del 10% circa nell’UE (corrispondente a 23,8 milioni di cittadini), che sale al 22,1% per i giovani (di età inferiore a 25 anni)20, molti Stati membri stanno già sperimentando carenze di manodopera e di competenze21 in diversi settori e per varie ragioni22.

La maggior parte degli Stati membri si preoccupa soprattutto di lottare contro la disoccupazione e di aumentare le capacità di occupazione della propria popolazione residente, ricorrendo poi al principio della preferenza per i cittadini dell’Unione al fine di rimediare alle carenze di manodopera.

Nel loro approccio alla migrazione economica di cittadini di paesi terzi, gli Stati membri tendono attualmente a privilegiare i lavoratori (altamente) qualificati, ma molti di essi hanno bisogno anche di lavoratori poco qualificati, anche se, nella maggior parte dei casi, a titolo temporaneo.

La migrazione economica rimane quindi un elemento importante per rimediare alle carenze di forza lavoro, soprattutto nel contesto dell’invecchiamento della popolazione dell’UE23 e in un mercato internazionale in cui si fa più forte la competizione per i talenti con paesi non europei, anch’essi colpiti da carenze di competenze.

Il mancato riconoscimento dell’esperienza e delle qualifiche formali dei cittadini di paesi terzi che già soggiornano nell’UE, e la mancata trasferibilità dei diritti di sicurezza sociale, rappresentano ostacoli supplementari a un pieno utilizzo di questa forza lavoro.

Oltre ad alimentare la crescita economica24, i migranti offrono alle nostre società un contributo sociale e culturale. Per tutte queste ragioni, la Commissione propone di avviare entro la fine del 2012 una consultazione che promuova un ampio dibattito con gli Stati membri, le parti sociali e i vari portatori di interessi, sul ruolo che dovrebbero avere le politiche europee per sfruttare le potenzialità della migrazione economica.

L’Unione ha in realtà già introdotto diverse misure a lungo termine e si impegnerà, nel quadro dell’Approccio globale in materia di migrazione e mobilità25, per agevolare l’incontro tra datori di lavoro e lavoratori in un mercato del lavoro mondializzato, anche al fine di favorire la “circolazione dei cervelli” e trarne reciproci vantaggi, piuttosto che aumentare la “fuga dei cervelli”.

In questo approccio rientrano anche i partenariati per la mobilità: dopo quelli già instaurati con la Repubblica moldova (di seguito: Moldova), la Georgia e il Capo Verde, nell’ottobre 2011 è stato concluso un accordo con l’Armenia26.

La Commissione ha altresì avviato negoziati con alcuni paesi del Mediterraneo meridionale allo scopo di concludere partenariati per la mobilità o altri quadri di cooperazione, quali agende comuni per la migrazione e la mobilità (si veda la sezione IV.1).

Per informare meglio i migranti sulle possibilità e sulle condizioni della migrazione legale è stato aperto il portale europeo dell’immigrazione27, che costituisce una prima fonte di informazioni aggiornate, mirate e pratiche su procedure e politiche d’immigrazione dell’Unione e dei singoli Stati membri.

Il portale spiega inoltre i diritti e i pericoli relativi alla migrazione irregolare, al fine di dissuadere i migranti dall’intraprendere percorsi spesso rischiosi per entrare nell’Unione. L’Approccio globale in materia di migrazione e mobilità, insieme al documento di accompagnamento su migrazione e sviluppo28, ha altresì proposto una serie di misure dirette ad aumentare l’impatto della migrazione e della mobilità sullo sviluppo, suggerendo fra l’altro di promuovere il codice di condotta dell’OMS sulla selezione internazionale del personale sanitario29 e di controllare l’applicazione della direttiva sulla carta blu UE, che consente agli Stati membri di respingere alcune domande al fine di garantire che l’assunzione dei lavoratori avvenga sulla base di principi etici, in modo da attenuare la fuga dei cervelli.

Da un altro punto di vista, si è studiata la possibilità di creare strumenti di investimento per le comunità di diaspora che permettano di incanalare i contributi volontari di tali comunità, investendo al contempo risorse dell’UE al fine di promuovere iniziative e investimenti mirati allo sviluppo in alcuni paesi prioritari, ad esempio nel Mediterraneo meridionale. Altre misure sono destinate a sviluppare partenariati privato-pubblico per coinvolgere imprenditori e PMI di emigrati negli scambi commerciali, negli investimenti e nel trasferimento di competenze tra gli Stati membri dell’UE e i paesi partner, a valutare l’utilità di un forum annuale sulle rimesse, e a esaminare il valore aggiunto di un portale comune europeo sulle rimesse30.

Si prevede inoltre di aiutare i paesi partner a identificare e controllare i responsabili di assunzioni in buona fede al fine di rendere autonomi i migranti, specialmente per agevolare la migrazione circolare31.

Sono state infine presentate proposte volte ad ampliare il programma tradizionale in materia di migrazione e sviluppo per affrontare meglio questioni quali le conseguenze sociali della migrazione sui paesi di origine e la protezione dei diritti dei migranti in transito. La Commissione è pronta ad affrontare queste diverse misure tramite il dialogo e la cooperazione con i paesi terzi. Di fatto, tali argomenti costituiscono già parte integrante di tutti i dialoghi politici e i quadri di cooperazione istituiti dall’Unione con paesi e regioni non UE, che attualmente comprendono sette processi regionali estesi a più di cento paesi, e più di venti processi bilaterali.

Un altro progresso significativo è stato conseguito con l’adozione della direttiva sul permesso unico32, che dev’essere recepita negli ordinamenti nazionali entro il dicembre 2013. Scopo della direttiva è semplificare le procedure per la migrazione e garantire che i cittadini di paesi terzi che soggiornano regolarmente nell’Unione godano di un insieme comune di diritti su un piano di parità rispetto ai cittadini nazionali. La direttiva sulla “carta blu UE” è stata da parte sua recepita da alcuni Stati membri33, ma in generale i progressi sono stati limitati, tanto che la Commissione ha dovuto avviare procedure d’infrazione per mancata comunicazione di misure nazionali.

Per quanto riguarda gli studenti34 e i ricercatori35, che contribuiscono all’economia dell’UE e rappresentano un investimento, sono state individuate alcune carenze. Ad esempio, per gli studenti è emersa la necessità di rafforzare le clausole di mobilità previste dalla direttiva, di promuovere sinergie con i programmi dell’UE che facilitano la mobilità dei cittadini di paesi terzi verso l’UE e di rafforzare le garanzie procedurali; per quanto riguarda i ricercatori, occorre definirne i diritti in modo chiaro e inequivocabile, distinguere chiaramente i loro permessi da altri tipi di permessi e fornire migliori orientamenti e informazioni sulle possibilità offerte dalla direttiva.

Di conseguenza, per utilizzare meglio questi strumenti e accrescere ulteriormente la forza di richiamo dell’UE, si prevede di presentare nel dicembre 2012 una proposta di modifica e fusione delle due direttive, finalizzata anche a promuovere la mobilità degli studenti e dei ricercatori.

Sono stati registrati alcuni progressi nei negoziati sulle proposte di direttive relative ai lavoratori stagionali36 e ai trasferimenti intrasocietari37.

La prima offrirà ai lavoratori stagionali strumenti legali per entrare e lavorare nell’UE, prevenendone al contempo lo sfruttamento e proteggendone la salute e la sicurezza, e garantirà che i datori di lavoro dell’UE dispongano della forza lavoro necessaria.

La seconda risponde a un’esigenza delle società multinazionali, quella di trasferire più facilmente il loro personale altamente qualificato presso le loro sedi e presso imprese ad esse collegate nell’UE, superando la pletora di norme diverse e le lungaggini amministrative che esistono oggi negli Stati membri. In tal modo contribuirà ad aumentare la crescita, a rafforzare la competitività dell’UE, a migliorare la capacità di raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020 e a garantire parità di accesso e di opportunità a tutti gli interessati. Anche se alcune questioni dovranno essere risolte durante i negoziati, si auspica che gli Stati membri raggiungano un accordo politico appena possibile in modo che questi strumenti dell’UE possano entrare a far parte dei mezzi necessari per affrontare l’attuale crisi economica e le sfide future. Inoltre, la relazione sulla direttiva sui soggiornanti di lungo periodo38 ha concluso che, per una serie di ragioni, il potenziale di questo strumento dell’Unione è ben lontano dalla piena attuazione.

La Commissione intensificherà i suoi sforzi per fare in modo che la direttiva sia recepita correttamente, innanzitutto tramite riunioni tecniche con gli Stati membri ma anche ricorrendo, se necessario, a procedure d’infrazione. Il corollario della migrazione legale è la necessità di politiche di integrazione efficaci. Anche se l’elaborazione e l’attuazione di tali politiche sono di competenza e responsabilità degli Stati membri, la Commissione continua a svolgere un ruolo di sostegno, come recentemente riconosciuto dal Consiglio GAI39. In ogni caso, malgrado i molti esempi di politiche di integrazione ambiziose40, non tutte le misure hanno raggiunto gli obiettivi. Resta ancora molto da fare per beneficiare pienamente del potenziale offerto dai 20,2 milioni di cittadini di paesi terzi che vivono nell’UE.

Per quanto riguarda poi gli obiettivi principali della strategia Europa 202041, nel 2010 il tasso medio di occupazione dei cittadini di paesi terzi di età compresa tra 20 e 64 anni era del 58,5%, rispetto al 68,6% della popolazione totale della stessa età. Circa il 19,4% dei cittadini di paesi terzi nella stessa fascia di età erano disoccupati, rispetto al 9,3% della popolazione totale, e il 46,4% dei cittadini di paesi terzi erano troppo qualificati per le loro mansioni, rispetto al 21,2% della popolazione totale.

Per i cittadini di paesi terzi che perdono il lavoro si profila il rischio aggiuntivo di perdere anche lo status di soggiornanti regolari.

Nel 2010, il 32,4% dei cittadini di paesi terzi di età compresa tra 20 e 64 anni era a rischio di povertà, rispetto al 15% della popolazione totale nella stessa fascia di età. Sempre nel 2010, il tasso di abbandono scolastico precoce fra i cittadini di paesi terzi di età compresa tra 18 e 24 anni era del 33%, rispetto al 14,1% della popolazione totale nella stessa fascia di età42.

L’Agenda europea per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi43 stabilisce le prossime iniziative volte a permettere ai migranti, e di conseguenza all’UE, di sfruttare al meglio le loro capacità e competenze, nel pieno rispetto e nella promozione dei diritti fondamentali.

Tra le misure proposte per beneficiare pienamente del potenziale della migrazione figurano una più forte partecipazione economica, sociale, culturale e politica dei cittadini di paesi terzi che soggiornano regolarmente nell’UE alle società in cui vivono, la conoscenza dei loro diritti e obblighi e un approccio positivo alla diversità. La Commissione sta altresì intensificando la cooperazione con le autorità locali e regionali e sta valorizzando il ruolo dei paesi di origine.

Un’altra componente correlata è quella del ricongiungimento familiare, una forma di migrazione legale che alcuni Stati membri intendono esplicitamente limitare. In tale contesto, nel novembre 2011 è stata lanciata una discussione pubblica sul ricongiungimento familiare44, riguardante i modi per sviluppare questo tipo di migrazione senza perdere di vista l’obiettivo della direttiva 2003/86/CE e in particolare tutelando il diritto fondamentale alla vita familiare. Sulla base dei contributi ricevuti, la Commissione deciderà le prossime iniziative.

IV. LA RISPOSTA POLITICA DELL‘UE ALLE PRESSIONI MIGRATORIE

L’Unione e gli Stati membri hanno un problema comune, che nessuno di essi può risolvere da solo: ciascuno ha la responsabilità di garantire l’attuazione efficace delle misure stabilite. È pertanto fondamentale il valore aggiunto dell’azione a livello dell’UE, e della collaborazione tra l’UE e i partner, soprattutto i vicini.

Anche se soltanto il 4% (27 465 su 706 000)45 delle persone in fuga dal conflitto civile in Libia si è diretto a Nord verso l’Unione europea, l’incidenza di tale fenomeno, sommato all’aumento dei flussi migratori irregolari provenienti dalla Tunisia46 e al confine tra Turchia e Grecia47, e ad un aumento notevole dei richiedenti asilo in arrivo alle frontiere esterne meridionali dell’UE48, ha dimostrato che l’Unione è ancora sottoposta a una pressione migratoria crescente49, di cui non si prevedono future diminuzioni50.

Le conseguenze della Primavera araba51, principalmente in Italia, ma anche a Malta, unite ai flussi migratori alla frontiera greco-turca durante il 2011, hanno indotto l’UE a riflettere seriamente sul miglior modo di reagire a queste pressioni migratorie, istituendo al contempo meccanismi di ingresso efficienti per consentire una migrazione ordinata e ben gestita.

La migrazione irregolare nell’UE comporta spesso dei rischi e, per le persone oggetto di tratta o di traffico, rappresenta un turpe sfruttamento.

Anche all’interno dell’UE i migranti possono trovarsi in situazioni irregolari, ad esempio quando prolungano il soggiorno oltre la scadenza del visto oppure non ritornano al paese di origine dopo che è stata respinta la loro domanda di asilo. L’UE ha sempre riservato particolare attenzione all’identificazione di misure volte a ridurre la migrazione irregolare: nel 2011 sono state adottate diverse conclusioni del Consiglio in proposito52 .

Misure prioritarie per ridurre la migrazione irregolare erano previste nelle comunicazioni della Commissione del 4 maggio53 e del 24 maggio 201154, che esaminavano accuratamente il fenomeno illustrando la composizione dei flussi, la natura e la scala dell’impatto, e presentavano le misure e le migliori prassi adottate dall’Unione e dagli Stati membri. Malgrado la situazione presenti ovviamente aspetti diversi tra un luogo e l’altro dell’Unione, in funzione delle diverse specificità geografiche e politiche, si sente oggi l’esigenza di un’applicazione più efficace dei processi e delle misure già esistenti, convenuti a livello europeo.

La risposta dell’UE dev’essere di volta in volta adeguata ai diversi problemi, ma gli obiettivi da raggiungere e i mezzi a disposizione dell’Unione e degli Stati membri rimangono gli stessi.

L’Unione e gli Stati membri hanno un problema comune, che nessuno di essi può risolvere da solo: ciascuno ha la responsabilità di garantire l’attuazione efficace delle misure stabilite. È pertanto fondamentale il valore aggiunto dell’azione a livello dell’UE, e della collaborazione tra l’UE e i partner, soprattutto i vicini. È inoltre importante identificare e sostenere congiuntamente un approccio strategico e globale alla migrazione irregolare, in particolare garantendo che le frontiere esterne dell’UE siano gestite in modo efficace, con gli opportuni canali legali per l’ingresso.

Migrazione e mobilità dovrebbero essere quindi considerate tenendo conto della necessità di mantenere movimenti ordinati e nel pieno rispetto dei diritti fondamentali. Ciò implica l’esigenza di mantenere il dialogo e la cooperazione con i paesi terzi al fine agevolare la migrazione e la mobilità legittime, affrontando al contempo in modo efficace la migrazione irregolare e istituendo una politica efficace in materia di rimpatri. Implica inoltre un adeguato funzionamento dei controlli alle frontiere esterne e la solidarietà con gli Stati membri più in difficoltà, senza i quali l’UE non sarà in grado di offrire maggiori opportunità di migrazione legale e mobilità. È infine essenziale tutelare la libertà di circolazione e la sicurezza interna dell’UE. Da questo dipende la legittimità di qualsiasi quadro strategico. Come si dimostrerà in seguito, l’acquis esistente e le iniziative presentate nel 2011, se effettivamente attuate, fornirebbero all’UE gli strumenti necessari per affrontare queste sfide.

Sotto la guida della presidenza polacca del Consiglio dell’Unione europea, in varie occasioni sono state analizzate le ultime tendenze nell’ambito della migrazione irregolare, al fine di preparare una serie di proposte relative a eventuali azioni comuni55. In collaborazione con la Commissione e gli Stati membri, la presidenza danese ha proseguito i lavori elaborando una risposta coerente, sulla cui base il Consiglio GAI ha adottato nell’aprile 2012 la tabella di marcia Azione dell’UE sulle pressioni migratorie – Una risposta strategica56. Il contributo della Commissione a tale programma è illustrato nella sezione IV.6.

IV.1. Dialoghi per la migrazione, la mobilità e la sicurezza

Lo scopo è consentire all’UE e ai paesi partner di trattare in modo globale tutti gli aspetti della loro eventuale cooperazione per la gestione dei flussi migratori e la circolazione delle persone, in particolare al fine di concludere partenariati per la mobilità.

Nell’ambito dell’Approccio globale in materia di migrazione e mobilità, il 6 e il 13 ottobre 2011 sono stati avviati dialoghi per la migrazione, la mobilità e la sicurezza destinati a concludere partenariati per la mobilità con, rispettivamente, la Tunisia e il Marocco, e sono stati compiuti i preparativi necessari per avviare il dialogo con l’Egitto.

Seguiranno dialoghi dello stesso tipo con altri paesi del Mediterraneo meridionale, in particolare con la Libia, non appena la situazione politica lo permetterà: lo scopo è consentire all’UE e ai paesi partner di trattare in modo globale tutti gli aspetti della loro eventuale cooperazione per la gestione dei flussi migratori e la circolazione delle persone, in particolare al fine di concludere partenariati per la mobilità.

In questi dialoghi si applica il principio di condizionalità per incoraggiare un impegno deciso nella prevenzione dei flussi migratori irregolari, nella gestione delle frontiere e nella cooperazione in materia di rimpatri e riammissione dei migranti irregolari. È inoltre giunto il momento di riesaminare la proposta, fatta dalla Commissione all’inizio del 2011 (e registrata nelle conclusioni del Consiglio GAI del 25 febbraio 2011), di iniziare un dialogo con la Turchia. Dialoghi dello stesso tipo, finalizzati ad affrontare congiuntamente la mobilità e le relative questioni di sicurezza, sono in corso fin dal 2008 con i paesi dei Balcani occidentali. Questo processo si basa su tabelle di marcia adeguate a ciascun paese, i cui parametri comprendono fra l’altro la sicurezza dei documenti, il rafforzamento delle capacità in materia di migrazione, gestione delle frontiere e riammissione, e la lotta contro la criminalità organizzata transnazionale, il terrorismo e la corruzione.

In seguito all’abolizione dell’obbligo del visto, la Commissione ha collaborato intensamente con i paesi dei Balcani occidentali per prevenire gli abusi del regime di esenzione dal visto e porvi rimedio. I paesi in questione hanno adottato una serie di misure mirate per affrontare tale fenomeno. Analogamente, sono state presentate proposte concrete per innalzare ulteriormente il livello di cooperazione politica e operativa tra l’UE e i suoi partner orientali nel settore Giustizia e Affari interni58, soprattutto al fine di consolidare i quadri di dialogo e cooperazione già esistenti, anche definendo i principi di tale cooperazione, e analizzare i progressi conseguiti per proporre in seguito orientamenti volti a rafforzare ulteriormente la cooperazione, comprese le priorità tematiche59.

IV.2. Sostegno alla Grecia

Rimane fondamentale concludere un accordo di riammissione con le autorità turche e assicurarsi del loro impegno nella lotta contro la migrazione irregolare.

La frontiera terrestre fra Grecia e Turchia è particolarmente esposta ai movimenti migratori irregolari; è stata quindi dedicata un’attenzione specifica al rafforzamento dei controlli a questa frontiera, con un sostegno politico e materiale coordinato soprattutto da Frontex. Frontex ha inoltre assistito la Grecia tramite il progetto Attica, che ha aiutato la polizia greca a potenziare le sue capacità nel settore dei rimpatri. La Commissione ha collaborato attivamente con le autorità greche e ha svolto missioni periodiche in Grecia per esaminare i progressi conseguiti nell’attuazione del piano d’azione, riferendone poi al Consiglio GAI. Data la necessità della Grecia di attuare rapidamente il suo piano d’azione sulla riforma del sistema di asilo e sulla gestione dei flussi migratori, adottato nel settembre 201060, il Fondo per le frontiere esterne ha fornito e continuerà a fornire un notevole sostegno finanziario61 per il miglioramento della gestione delle frontiere, in particolare sostenendo l’istituzione di strutture moderne di controllo e trattenimento nella regione di Evros, alla frontiera terrestre greco-turca.

Grande importanza è stata attribuita anche alla necessità di rafforzare la capacità della Grecia di garantire che i migranti irregolari siano rimpatriati nei loro paesi di origine, secondo le norme stabilite nella direttiva sui rimpatri (2008/115/CE); anche in questo caso il Fondo europeo per i rimpatri ha messo a disposizione un forte sostegno finanziario62 per assistere le operazioni di rimpatrio forzato e l’introduzione e l’attuazione di programmi di rimpatrio volontario.

Il Fondo ha altresì finanziato misure destinate a potenziare la capacità operativa della Grecia per la gestione dei rimpatri e il recepimento effettivo della direttiva sui rimpatri. La Commissione ha proposto e continua a proporre suggerimenti alla Grecia su come aumentare l’efficacia del sostegno disponibile, anche collaborando con organizzazioni come l’OIM. Tuttavia, queste azioni di per sé non sarebbero sufficienti se non si provvedesse parallelamente a rafforzare la cooperazione con i paesi limitrofi, specialmente la Turchia.

Da questo punto di vista, come spiegato anche nella sezione IV.1, rimane fondamentale concludere un accordo di riammissione con le autorità turche e assicurarsi del loro impegno nella lotta contro la migrazione irregolare.

La Commissione, gli Stati membri, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (UESA) e l’UNHCR hanno altresì sostenuto la Grecia, anche finanziariamente63, nella riforma del suo sistema di asilo, e si sono registrati vari sviluppi positivi, quali l’adozione di nuove leggi sull’asilo, la creazione di un nuovo servizio per l’asilo indipendente, di un servizio di prima accoglienza e di un’autorità di ricorso, la riduzione degli arretrati nel trattamento delle domande di asilo e l’elaborazione, da parte dell’UESA, di un piano operativo per l’utilizzo di squadre di sostegno per l’asilo a partire dal maggio 2011. Restano tuttavia preoccupanti le condizioni di accoglienza inadeguate, in particolare nella regione di Evros. Le autorità greche sono sollecitate ad affrontare rapidamente questi problemi, garantendo al contempo il rispetto dei diritti fondamentali delle persone coinvolte

IV.3. Proteggere le frontiere esterne dell’Unione

“Frontiere intelligenti”, un sistema di ingressi/uscite e un programma per viaggiatori registrati – in seguito alle consultazioni con il Parlamento europeo, il Consiglio e il garante europeo della protezione dei dati, la Commissione intende presentare nel 2012 proposte legislative per un sistema di ingressi/uscite e un programma per viaggiatori registrati sulla base di un’ampia valutazione d’impatto.

Il valore aggiunto di Frontex nell’agevolare la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di sicurezza delle frontiere e rimpatri è stato dimostrato una volta di più dall’assistenza fornita alle autorità greche, anche mediante una squadra d’intervento rapido alle frontiere (RABIT)64, alla frontiera con la Turchia e nelle operazioni nel Mediterraneo. Il bilancio dell’Agenzia è stato potenziato di 30 milioni di euro per ampliare ulteriormente la sua capacità operativa.

Fra gli sviluppi degni di nota intervenuti in seguito all’accordo per la modifica del regolamento istitutivo dell’Agenzia65, ricordiamo la capacità dell’Agenzia stessa di rafforzare la sua cooperazione con i paesi terzi, anche fornendo assistenza tecnica66, la creazione di squadre di guardie di frontiera europee e l’istituzione di un responsabile dei diritti fondamentali e di un forum consultivo sui diritti fondamentali, incaricato di controllare il rispetto di tali diritti in tutte le attività dell’Agenzia. Gli Stati membri sono invitati a continuare a condividere informazioni operative e collaborare tra di loro e con Frontex per ridurre le perdite di vite umane in mare e il numero di migranti irregolari che attraversano clandestinamente le frontiere dell’UE.

D’altra parte, l’adozione della base giuridica per l’istituzione dell’agenzia europea per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia67 garantirà, una volta divenuta pienamente operativa alla fine del 2012, uno scambio continuativo e ininterrotto di dati tra le autorità nazionali tramite EURODAC, il Sistema d’informazione visti (VIS) e il sistema d’informazione Schengen di seconda generazione (SIS II). L’Agenzia sarà responsabile non solo della gestione, ma anche dello sviluppo e della gestione operativa di questi sistemi, nonché di quelli di altri sistemi IT su larga scala, sulla base del titolo V del TFUE.

Per quanto riguarda le prospettive future, la Commissione ha presentato una proposta di istituzione del sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR)68, volto a potenziare la sorveglianza delle frontiere esterne dello spazio Schengen, soprattutto di quelle marittime meridionali e terrestri orientali, dal 2013 in poi.

Ha inoltre presentato la sua strategia sulla prossima generazione di strumenti di gestione delle frontiere69, che prevede il ricorso a nuove tecnologie per agevolare coloro che si recano frequentemente nell’UE e per sorvegliare meglio gli attraversamenti delle frontiere.

Questa iniziativa, detta “Frontiere intelligenti”, consiste principalmente in un sistema di ingressi/uscite e in un programma per viaggiatori registrati. In seguito alle consultazioni con il Parlamento europeo, il Consiglio e il garante europeo della protezione dei dati, la Commissione intende presentare nel 2012 proposte legislative per un sistema di ingressi/uscite e un programma per viaggiatori registrati sulla base di un’ampia valutazione d’impatto.

IV.4. Una politica comune dei visti nell’UE

Dalla fine del 2011, il sistema ha registrato quasi 300 000 domande di visto, di cui circa 243 000 hanno avuto esito positivo e 38 000 esito negativo.

Nel 2011 sono stati rilasciati circa 12,7 milioni di visti Schengen70, un numero destinato ad aumentare nei prossimi anni. Con il Sistema d’informazione visti (VIS), inaugurato l’11 ottobre 2011 nell’Africa settentrionale e destinato a essere progressivamente applicato nel resto del mondo, sarà possibile trattare le domande molto più rapidamente e identificare più efficacemente i casi di furto d’identità. Da quando è stato avviato, cioè dalla fine del 2011, il sistema ha registrato quasi 300 000 domande di visto, di cui circa 243 000 hanno avuto esito positivo e 38 000 esito negativo. La maggior parte delle domande proveniva dal Marocco (circa 74 000), dall’Algeria (circa 71 000), dalla Tunisia (circa 29 000) e dall’Egitto (circa 23 000). Più del 50% delle domande è stato trattato dalla Francia (circa 116 000 domande) e dalla Spagna (circa 44 000). Circa 500 persone avevano presentato domande multiple, che sono state tutte respinte71.

In parte anche a causa dell’improvviso e sostanziale aumento delle domande di asilo infondate registrato in seguito all’introduzione, nel novembre 2009, della liberalizzazione dei visti con i paesi dei Balcani, le modifiche del regolamento 539/200172 proposte nel maggio 2011 comprendono una clausola di salvaguardia per i visti da utilizzare come ultimo rimedio.

Sono stati registrati progressi sostanziali nei negoziati di accordi di facilitazione del visto con Capo Verde e nell’aggiornamento degli accordi di facilitazione del visto con la Moldova, la Federazione russa e l’Ucraina73. I negoziati con l’Ucraina sono stati conclusi nel dicembre 201174.

La Commissione continuerà a ricorrere agli accordi di facilitazione del visto per promuovere i contatti tra i popoli, anche nel quadro del partenariato orientale75 e, in futuro, nel Mediterraneo meridionale.

È iniziato un dialogo per la liberalizzazione del visto con il Kosovo76 e proseguono quelli con la Moldova, la Federazione russa e l’Ucraina.

IV.5. La governance dello spazio Schengen

Per garantire un’attuazione e un’interpretazione coerente delle norme che disciplinano lo spazio Schengen, la Commissione ha elaborato linee guida sul rilascio di permessi di soggiorno e documenti di viaggio temporanei a cittadini di paesi terzi e sugli interventi di polizia nelle zone frontaliere interne. Tali linee guida dovrebbero essere presentate nel 2012.

Schengen, in quanto zona priva di controlli alle frontiere interne, è uno dei principali pilastri dell’Unione europea e ha facilitato i viaggi di oltre 400 milioni di europei in 26 paesi. Tuttavia l’afflusso in altri Stati membri, in particolare in Francia, di cittadini tunisini che hanno ottenuto permessi temporanei in Italia77, e il progetto della Danimarca di introdurre misure di controllo alle frontiere hanno messo sotto pressione il sistema Schengen, facendo emergere l’esigenza di rafforzare la governance in quest’area.

Per migliorare il funzionamento di Schengen, la Commissione ha presentato proposte78 volte a rafforzare la valutazione e il controllo dell’applicazione delle norme Schengen, trasformando l’attuale meccanismo in uno strumento efficace di prevenzione.

Le proposte comprendono anche un meccanismo per la reintroduzione di controlli alle frontiere interne come risorsa estrema79 da utilizzare solo in circostanze eccezionali, che garantirebbe la possibilità di una risposta coordinata da parte dell’UE per proteggere il funzionamento e l’integrità dello spazio Schengen in quanto bene comune.

Sono stati inoltre proposti vari emendamenti al codice frontiere Schengen80, che a parere della Commissione apporteranno chiarimenti e ridurranno la possibilità di interpretazioni divergenti, rispondendo al contempo ai problemi pratici insorti e rafforzando ulteriormente la protezione dei diritti fondamentali. I negoziati sono proseguiti nell’autunno 2011 e si può prevedere un’adozione nel corso del 2012.

Per garantire un’attuazione e un’interpretazione coerente delle norme che disciplinano lo spazio Schengen, la Commissione ha altresì elaborato, previa consultazione degli esperti nazionali, linee guida sul rilascio di permessi di soggiorno e documenti di viaggio temporanei a cittadini di paesi terzi e sugli interventi di polizia nelle zone frontaliere interne. Tali linee guida dovrebbero essere presentate nel 2012.

Inoltre, in seguito all’approvazione ricevuta dal Consiglio GAI del dicembre 2011, la Commissione prevede di presentare relazioni periodiche sul funzionamento della cooperazione Schengen, che servano da base per una discussione politica in seno al Consiglio e al Parlamento europeo. La prima relazione è stata pubblicata nel maggio 201281.

Tra gli eventi positivi da registrare citiamo l’adesione formale del Liechtenstein allo spazio Schengen82, l’inclusione dell’oblast di Kaliningrad come zona ammissibile per il traffico frontaliero locale83 e i progressi conseguiti dalla Bulgaria e dalla Romania in direzione dell’adesione a Schengen84.

IV.6. Le prossime tappe: una tabella di marcia verificabile

Sulla base delle priorità definite dagli Stati membri, e riconoscendo che soltanto una risposta strategica e olistica a livello dell’UE permetterà di affrontare efficacemente tali priorità, la Commissione ha contribuito a sviluppare una tabella di marcia di cinque priorità.

Come dimostrato nelle precedenti sezioni, l’UE dispone già di una serie di strumenti per ridurre la migrazione irregolare, e non soltanto Frontex, ma anche Europol e l’UESA sono chiamati a svolgere un ruolo determinante. Non è quindi necessario creare nuove strutture o nuovi meccanismi, ma occorre concentrarsi su un’attuazione più efficace dei processi e delle misure già esistenti adottati a livello dell’UE, che dovrebbero essere utilizzati nel loro pieno potenziale: per garantire che questo accada, gli Stati membri sono invitati a collaborare strettamente con la Commissione.

Dopo l’ampio dibattito già illustrato, svoltosi nell’ambito del Consiglio nel corso del 2011 e in particolare durante la presidenza polacca, la prospettiva di lavoro è ormai delineata nel quadro coerente della tabella di marcia Azione dell’UE sulle pressioni migratorie – Una risposta strategica, elaborata nel periodo della presidenza danese, che stabilisce obiettivi chiari e priorità misurabili.

Anche sulla base delle priorità definite dagli Stati membri, e riconoscendo che soltanto una risposta strategica e olistica a livello dell’UE permetterà di affrontare efficacemente tali priorità, la Commissione ha contribuito a sviluppare questa tabella di marcia secondo le cinque priorità seguenti: 1) garantire una solidarietà concreta tra gli Stati membri, soprattutto a favore di quelli più colpiti, assicurandosi al contempo che gli Stati membri compiano tutti gli sforzi necessari per gestire efficacemente le loro frontiere esterne;

2) accrescere il ruolo operativo delle agenzie dell’UE (in particolare Frontex, Europol e l’UESA);

3) aumentare la capacità di persuadere i paesi terzi ad agire più efficacemente e a cooperare con l’UE per la prevenzione della migrazione irregolare e per la riammissione85 dei migranti irregolari, nel pieno rispetto dei loro diritti fondamentali, offrendo incentivi più consistenti e vantaggi in cambio della loro cooperazione, nonché favorendo il dialogo e il partenariato per affrontare tutti gli aspetti della gestione del fenomeno migratorio;

4) mobilitare risorse finanziarie adeguate, anche tramite il futuro Fondo Asilo e migrazione86;

5) recepire e attuare pienamente l’acquis, specialmente la direttiva rimpatri87, insistendo sui ritorni volontari, sulla reintegrazione e sul monitoraggio del rispetto dei diritti fondamentali, e la direttiva sulle sanzioni ai datori di lavoro88; progredire sulle proposte già presentate, soprattutto quelle sui lavoratori stagionali e su Eurosur.

L’impostazione proposta dalla Commissione è stata ripresa, in larga misura, nella tabella di marcia adottata dal Consiglio GAI nell’aprile 2012.

V. PROTEZIONE INTERNAZIONALE PER IL 21° SECOLO

La solidarietà resta una componente cruciale della politica di asilo dell’UE. Scopo della comunicazione sulla solidarietà in materia di asilo è rafforzare la cooperazione pratica, tecnica e finanziaria tra gli Stati membri, andando verso una migliore ripartizione delle responsabilità e una migliore governance del sistema di asilo.

Per lunga tradizione, l’UE offre protezione a coloro che ne hanno bisogno e continuerà a farlo, anche in conformità dei suoi obblighi internazionali.

Resta prioritaria, anche per molti Stati membri, la realizzazione di un sistema europeo comune di asilo nel 2012: sono già stati realizzati alcuni progressi in questa direzione.

In seguito a negoziati ampi e talvolta difficili con i colegislatori, è stato raggiunto un accordo politico sull’estensione del campo di applicazione della direttiva sui soggiornanti di lungo periodo in modo da includervi i beneficiari di protezione internazionale89, e sulla rifusione della direttiva qualifiche90. Si è progredito anche per quanto riguarda le direttive sulle procedure di asilo e sulle condizioni di accoglienza, per le quali nel giugno 2011 sono state presentate proposte di modifica.

Minore successo hanno avuto i negoziati sulla rifusione dei regolamenti Dublino e Eurodac, che sono rimasti bloccati per la maggior parte del 2011. Per superare questo stallo la Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio ad adottare un metodo costruttivo nei negoziati, in modo da raggiungere un compromesso equo ed equilibrato accettabile per tutte le parti in causa, e una maggiore armonizzazione. Da questo punto di vista, la Commissione ha espresso l’intenzione di compiere un passo avanti presentando una proposta che preveda la possibilità di accedere a Eurodac da parte delle autorità di contrasto, se questo consente di far progredire realmente i negoziati sull’intero pacchetto.

L’UESA, che è operativo dalla metà del 2011, presenterà la relazione sul suo primo anno di attività nel giugno 2012. Oltre che al sostegno della Grecia, l’Ufficio si è dedicato principalmente all’assunzione del personale, all’istituzione delle strutture necessarie a Malta e all’assunzione delle responsabilità per misure di cooperazione pratica come il curricolo europeo comune sull’asilo. Nella prima metà del 2012 dovrebbero concludersi i negoziati formale sulla partecipazione all’UESA di alcuni paesi associati, tra cui la Norvegia. L’Ufficio dovrebbe diventare indipendente a metà del 2012 e in tal modo sfruttare pienamente le misure e gli strumenti di cooperazione pratica previsti dal regolamento istitutivo91.

Gli Stati membri dovrebbero anch’essi sostenere l’UESA mettendo a disposizione esperti e mezzi su base strutturale, e non solo in casi di particolare pressione.

La solidarietà resta una componente cruciale della politica di asilo dell’UE. Scopo della comunicazione sulla solidarietà in materia di asilo92 è rafforzare la cooperazione pratica, tecnica e finanziaria tra gli Stati membri, andando verso una migliore ripartizione delle responsabilità e una migliore governance del sistema di asilo. Tutti gli attori, specialmente gli Stati membri, sono invitati a impegnarsi in modo costruttivo per dar seguito a tale comunicazione.

Per quanto riguarda le azioni in corso, e in previsione dell’avvio già stabilito della seconda fase del progetto di ricollocazione da Malta (EUREMA)93, la Commissione intende intraprendere una valutazione accurata del progetto per studiare il modo di sviluppare ulteriormente la ricollocazione. Anche i paesi terzi beneficiano della solidarietà dell’UE nel settore dell’asilo: una nuova priorità, nel contesto dell’Approccio globale in materia di migrazione e mobilità, consiste nell’aumentare la cooperazione con determinati paesi terzi per potenziarne i sistemi di asilo secondo le norme internazionali.

Uno strumento fondamentale per conseguire questo obiettivo è costituito dai programmi di protezione regionali94. Un altro aspetto riguarda il reinsediamento95 all’interno dell’UE, in cooperazione con i paesi terzi. La Commissione è quindi soddisfatta della decisione del Consiglio e del Parlamento di stabilire priorità comuni dell’UE in materia di reinsediamento per il 2013, preparando così la strada per la definizione di nuove regole circa il sostegno finanziario che gli Stati membri dell’UE ricevono tramite il Fondo europeo per i rifugiati96.

I minori non accompagnati, e non solo quelli che hanno presentato domanda di asilo, continuano a costituire una priorità nel quadro del Piano d’azione sui minori non accompagnati (2010-2014)97. Nel 2011 hanno presentato domanda di asilo almeno 11 800 minori non accompagnati98, con un aumento rispetto al 2010 (anno in cui le domande erano state circa 10 700). Di coloro che non sono entrati nel sistema di asilo sappiamo meno99. Oltre a inserire azioni specifiche per i minori non accompagnati nella direttiva anti-tratta (si veda oltre) e nella proposta tecnica sul codice frontiere Schengen100, e a prevedere misure che saranno intraprese dall’UESA, specialmente riguardo alla valutazione dell’età, si presta particolare attenzione al dialogo ininterrotto e alla stretta cooperazione con i paesi di origine e di transito. Nel 2012 sarà effettuata una valutazione intermedia dell’attuazione di questo piano d’azione.

Rimane prioritaria anche la lotta contro la tratta degli esseri umani, insieme a quella contro il traffico. Per la natura stessa del fenomeno i dati sono scarsi101, ma indicano un aumento del fenomeno della tratta.

Dopo l’adozione della direttiva concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime102, la Commissione, con il sostegno del coordinatore antitratta dell’UE, presenterà nel 2012 la sua strategia integrata per la lotta contro la tratta degli esseri umani, che si concentrerà su azioni concrete per affrontare più efficacemente il fenomeno, anche al fine di realizzare pienamente il potenziale della direttiva stessa. In relazione a tale strategia, nel 2012 saranno presentati i risultati di un’iniziativa avviata dalla Commissione nel 2011 per ottenere dati attendibili e comparabili sulla tratta di esseri umani a livello dell’Unione.

In seguito alla prima relazione sull’attuazione del documento mirato all’azione sul rafforzamento della dimensione esterna dell’UE nell’azione contro la tratta degli esseri umani103, e in linea con le successive raccomandazioni del Consiglio, la questione è e continuerà ad essere inclusa sistematicamente in tutti gli accordi dell’Unione in materia e in tutti i suoi partenariati strategici con paesi non UE, nonché in tutti i dialoghi politici sulla migrazione e la mobilità.

Una componente centrale dell’azione esterna dell’UE in questo settore è costituita dal potenziamento delle capacità, nonché dal rispetto delle norme internazionali in materia, con particolare attenzione alla ratifica e all’attuazione della convenzione delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata transnazionale e dei suoi protocolli aggiuntivi sulla tratta di persone e sul traffico di migranti.

VI. OSSERVAZIONI FINALI: UN QUADRO PER AFFRONTARE INSIEME SFIDE COMUNI

Proposta di regolamento sul Fondo Asilo e migrazione, sul come usare i finanziamenti destinati a sostenere e promuovere le iniziative dell’UE sia a breve che a lungo termine, concentrandosi sui flussi migratori e sulla gestione integrata della migrazione.

La migrazione è, e continuerà ad essere, un fattore essenziale di arricchimento per l’Unione europea, non solo in termini economici, ma anche per gli aspetti sociali e culturali delle nostre società. È comprensibile che il fenomeno abbia contribuito a diffondere determinate percezioni, che devono essere affrontate in discussioni aperte ed equilibrate, non dominate esclusivamente da una retorica anti-immigrazione.

Mentre si parla spesso e ampiamente degli aspetti negativi dell’immigrazione, si tende a dimenticare i contributi positivi che essa apporta e che dovrà continuare ad apportare, affinché l’UE possa crescere e mantenere la propria prosperità.

Per ottenere un’integrazione efficace e vantaggiosa per le nostre società sempre più diversificate, occorre migliorare ulteriormente la consapevolezza e gli atteggiamenti della popolazione nei confronti degli immigrati, e occorre d’altra parte che gli immigrati ricevano gli incentivi necessari per essere pienamente coinvolti nelle società in cui vivono.

Una politica migratoria coerente dell’UE deve convincere i cittadini che la migrazione viene gestita in modo efficace per rispondere alle esigenze dell’Unione, in partenariato con i paesi terzi e nel pieno rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali.

La caricatura della cosiddetta “fortezza Europa” non rappresenta fedelmente la politica dell’Unione.

L’UE ha però il dovere di garantire la sicurezza delle frontiere europee e la presenza di canali adeguati per gli ingressi regolari.

Per ottenere questo scopo occorre che l’Unione, le sue istituzioni e i suoi Stati membri continuino a impegnarsi in modo positivo insieme alla società civile, comprese le associazioni di migranti, alle imprese e ai sindacati, per elaborare una politica che risponda alle esigenze dell’UE e offra un rifugio sicuro a coloro che necessitano di protezione.

È ovvio che l’UE non può lavorare nell’isolamento: il dialogo con il mondo esterno è essenziale per mostrare, fra l’altro, i benefici che si possono ottenere emigrando nell’Unione. Di conseguenza, la Commissione ritiene che l’UE debba potenziare ulteriormente la sua politica migratoria esterna, nel quadro offerto dall’Approccio globale in materia di migrazione e mobilità.

Molti risultati sono stati già raggiunti a partire dalla prima elaborazione di una politica comune, nel 1999, e l’UE dispone ora di una ricca serie di strumenti in grado di soddisfare la maggior parte delle esigenze. Tali strumenti, però, devono essere usati in modo più efficace e coerente.

Gli avvenimenti di portata storica del 2011 hanno dimostrato la necessità di disporre di misure adeguate per reagire in modo dinamico e hanno permesso di individuare determinati ostacoli all’attuazione della politica migratoria dell’UE.

La Commissione ha svolto il suo ruolo nel reagire a queste sfide e continuerà a svolgerlo, anche presentando proposte su come affrontare in futuro problemi analoghi.

Insieme agli sviluppi già descritti, la presentazione di una proposta di regolamento sul Fondo Asilo e migrazione104 ha mostrato come i finanziamenti possano essere utilizzati per sostenere e promuovere le iniziative dell’UE sia a breve che a lungo termine, concentrandosi sui flussi migratori e sulla gestione integrata della migrazione.

La Commissione auspica che il dibattito continui, in particolare in seno al Parlamento europeo e al Consiglio, sulla base della presente relazione, specialmente al fine di portare avanti il programma Azione dell’UE sulle pressioni migratorie – Una risposta strategica.

Note

1 Direttiva 2011/98/UE del 13 dicembre 2011.

2 Direttiva 2011/51/UE dell’11 maggio 2011.

3 Direttiva 2011/36/UE del 5 aprile 2011.

4 COM (2011) 291 definitivo e SEC(2011) 620.

5 COM (2011) 248/3.

6 Conclusioni del Consiglio su frontiere, migrazione e asilo – Valutazione e prospettive, 3096a riunione

del Consiglio Giustizia e affari interni, Lussemburgo, 9 e 10 giugno 2011.

7 Conclusioni del Consiglio europeo, Bruxelles, 23-24 giugno 2011.

8 SWD(2012) 139

9 REM: http://www.emn.europa.eu

10 Statistiche più dettagliate, comprendenti una distribuzione per Stato membro, sono fornite nell’allegato

statistico del documento di lavoro dei servizi della Commissione che accompagna la presente

comunicazione (SWD(2012) 139).

11 Fonte: Nazioni Unite, Dipartimento degli affari economici e sociali, Divisione popolazione,

International Migration 2009 .

12 Cifre tratte dal documento citato, International Migration 2009.

13 Cifre basate su dati Eurostat del 2010: si veda il comunicato 105/2011.

14 Cifre tratte da Eurostat, Statistics in Focus, 24/2010.

15 Migranti in Europa: quadro statistico della prima e della seconda generazione, Eurostat, dicembre 2011.

Si tenga presente che tali percentuali si riferiscono al 2008.

16 Cifre basate su dati Eurostat: si veda il comunicato 46/2012.

17 Le cifre sono tratte dal progetto “Clandestino”, finanziato dall’UE, per il 2008.

18 Le cifre si basano su dati Eurostat ed escludono il Lussemburgo, per il quale i dati non erano

disponibili.

19 http://ec.europa.eu/europe2020/index_it.htm Si veda anche la comunicazione “Verso una ripresa fonte

di occupazione” (COM(2012) 173 final).

20 Comunicato stampa di Eurostat n. 16/2012.

21 L’Ossevatorio europeo dei posti di lavoro vacanti fornisce una rassegna trimestrale dei posti disponibili

(http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=955&langId=it). Nel gennaio 2012, per esempio, il numero di

coloro che hanno trovato lavoro nel gruppo “professionisti” risultava cresciuto del +34% nel secondo

trimestre del 2011. Proiezioni a lungo termine sono prodotte dal Centro europeo per lo sviluppo della

formazione professionale (Cedefop), in particolare nella sua panoramica europea delle competenze

(http://www.cedefop.europa.eu/EN/Files/5191_en.pdf).

22 Per ulteriori dettagli si veda OIM, Satisfying Labour Demand though Migration (Soddisfare la domanda

di forza lavoro tramite la migrazione) giugno 2011 e i dati forniti dalla Rete indipendente della

migrazione di forza lavoro ed esperti di integrazione dell’OIM http://www.labourmigration.eu/.

23 Il 2012 è l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. Da

un’indagine dell’Eurobarometro sull’invecchiamento attivo emerge che la maggioranza degli europei

(71%) è consapevole del fatto che la popolazione sta invecchiando, ma il fenomeno desta

preoccupazione soltanto nel 42% di essi.

24 Si veda, ad esempio, Francesc Ortega e Giovanni Peri, The Causes and Effects of International

Migrations: Evidence from OECD Countries (Cause ed effetti delle migrazioni internazionali: dati dai

paesi OCSE), documento di lavoro NBER n. 14833 (aprile 2009), da cui si evince che l’immigrazione

aumenta il PIL totale del paese ricevente a breve termine su base individuale, senza influire sui salari

medi e sul reddito medio pro capite.

25 COM(2011) 743 definitivo.

26 Cfr. comunicato stampa IP/11/1257 del 27 ottobre 2011. I partenariati per la mobilità con l’Armenia, la

Moldova e la Georgia formano parte della strategia di partenariato con l’Europa orientale (COM(2011)

564 definitivo). Attualmente sono in corso i negoziati con il Ghana e si progetta di avviare discussioni

con Egitto, Marocco e Tunisia.

27 http://ec.europa.eu/immigration

28 SEC(2011) 1353 definitivo.

29 http://www.who.int/hrh/migration/code/practice/en/

30 Le uscite corrispondenti alle rimesse dei lavoratori ammontavano nel 2010 a 31,2 miliardi di euro, con

un aumento del 3% rispetto al 2009 (Eurostat, Statistics in Focus , 4/2012).

31 Lo studio della rete europea sulle migrazioni su Migrazione temporanea e circolare ha preso in esame

le prove empiriche, l’attuale prassi politica e le future opzioni per questi tipi di migrazione.

32 Direttiva 2011/98/UE, del 13 dicembre 2011, relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio

di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di

uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano

regolarmente in uno Stato membro.

33 Direttiva 2009/50/CE, del 25 maggio 2009. Cfr. anche comunicato stampa della Commissione

IP/11/1247 del 27 ottobre 2011.

34 Direttiva 2004/114/CE, del 13 dicembre 2004, che riguarda anche lo scambio di alunni, il tirocinio non

retribuito e il volontariato. Sull’applicazione di tale direttiva si veda COM (2011) 587.

35 Direttiva 2005/71/CE, del 12 ottobre 2005. Sull’applicazione di tale direttiva si veda COM (2011) 901.

36 Proposta di direttiva sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi per motivi di

lavoro stagionale (COM(2010) 379).

37 Proposta di direttiva sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi nell’ambito dei

trasferimenti intrasocietari (COM(2010) 378).

38 COM(2011) 585 definitivo.

39 3135a riunione del Consiglio Giustizia e Affari interni, Bruxelles, 13 e 14 dicembre 2011.

40 Un utile riferimento è costituito dall’indice delle politiche di integrazione degli emigrati (Migrant

Integration Policy Index, MIPEX), che serve a valutare, paragonare e migliorare le politiche di

integrazione. Si è inoltre iniziato a elaborare “indicatori” europei comuni per sorvegliare in modo

comparativo i risultati delle politiche di integrazione. Eurostat ha pubblicato nel giugno 2011 uno studio

pilota su Indicatori dell’integrazione degli immigrati e ha creato una pagina web sull’argomento:

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/employment_social_policy_equality/migrant_integrat

ion/indicators.

41 Nello specifico, elevare al 75% il tasso di occupazione per donne e uomini di età compresa tra 20 e 64

anni e integrare meglio gli immigrati regolari; migliorare i livelli di istruzione, in particolare cercando

di ridurre i tassi di abbandono scolastico a meno del 10% e aumentando la quota della popolazione di

età compresa tra 30 e 34 anni che ha completato gli studi superiori o un livello equivalente di istruzione

ad almeno il 40% [Consiglio europeo, 17 giugno 2010].

42 I dati sono ricavati dall’indagine sulla forza lavoro di Eurostat e dalle statistiche di Eurostat sui redditi e

le condizioni di vita nell’UE.

43 COM(2011) 455 definitivo e successive conclusioni del 3135° Consiglio GAI del 13 e 14 dicembre

2011. È stata inoltre pubblicata un’inchiesta Eurobarometro sull’integrazione dei migranti

(http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/quali/ql_5969_migrant_en.pdf).

44 COM(2011) 735 definitivo. I contributi ricevuti in risposta a questo Libro verde sono disponibili

all’indirizzo http://ec.europa.eu/home-affairs/news/consulting_public/consulting_0023_en.htm. Anche

la rete europea sulle migrazioni ha intrapreso uno studio sull’abuso del diritto al ricongiungimento

familiare tramite matrimoni fittizi e false dichiarazioni di paternità o maternità.

45 OIM, Humanitarian Emergency Response to the Libyan Crisis, dicembre 2011.

46 Circa 26 354 cittadini in prevalenza tunisini in fuga dalla Tunisia sono sbarcati a Lampedusa (Fonte:

OIM, Humanitarian Emergency Response to the Libyan Crisis, dicembre 2011).

47 Secondo Frontex, nel corso del 2011 sono stati individuati più di 55 000 immigranti alla frontiera

terrestre greco-turca nella regione di Evros, con un aumento del 17% circa rispetto al 2010.

48 Ad esempio, secondo Eurostat, nel 2011 i richiedenti asilo in Italia sono stati 34 115, con un aumento

del 239% rispetto al 2010, e a Malta 1 890, con un aumento del 980% rispetto al 2010. Il numero di

domande provenienti dalla Tunisia è aumentato di 12 volte nel 2011, fino a raggiungere 6 335

domande, la maggior parte delle quali è stata presentata in Italia.

49 Secondo Frontex, gli attraversamenti irregolari delle frontiere si concentrano per la maggior parte in

‘punti caldi’ come la frontiera orientale, specialmente il confine terrestre tra Grecia e Turchia, e le rotte

del Mediterraneo centrale (rispettivamente il 50% e il 33% del totale UE), ma si registra un’intensità

crescente sulla rotta del Mediterraneo occidentale (quasi il 10% del totale). La maggior parte dei

migranti individuati proviene dall’Afghanistan. All’aumento di questi flussi si è accompagnato un

aumento del numero di domande di protezione internazionale (Relazione trimestrale di Frontex, n. 3,

luglio-settembre 2011).

50 Ad esempio, nella relazione sulla mobilità (Human Mobility Report) del 2011 dell’Osservatorio ACP

sulla migrazione si stima a 802 milioni di persone la popolazione dell’Africa subsahariana, con un

aumento annuo del 2,7%. La relazione attesta anche che più di due terzi della popolazione africana sono

costituiti da giovani di età inferiore a 25 anni, il che implica un forte aumento della percentuale delle

persone in età lavorativa che potrebbe cercare all’estero “pascoli più verdi”. Si vedano anche le

proiezioni demografiche relative all’Africa in Eurostat Statistics in Focus 19/2012 del 27 marzo 2012.

51 Per una panoramica della risposta generale dell’UE alla Primavera araba si veda MEMO/11/918 del 16

dicembre 2011.

52 Il 25-26 febbraio 2010, il 3 giugno 2010, l’11-12 aprile 2011 e il 9-10 giugno 2011 e più di recente sulla

base di una nota (documento del Consiglio 18302/11) della presidenza polacca del dicembre 2011.

53 COM (2011) 248/3.

54 COM(2011) 291 definitivo.

55 Documento del Consiglio 18302/11.

56 Documento del Consiglio 8714/1/12.

57 Cfr. anche COM (2011) 292/3.

58 Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina. Si veda COM (2011) 564 definitivo.

59 Le conclusioni sono state adottate dal Consiglio GAI del dicembre 2011.

60 MEMO/10/450 del 27 settembre 2010. Le relazioni trimestrale della Task force per la Grecia collocano

questo piano d’azione nel contesto generale dell’assistenza tecnica alla Grecia.

61 La Grecia ha ricevuto 119 milioni di euro nel periodo 2007-2011 e altri 44,7 milioni sono previsti per il

2012.

62 La Grecia ha ricevuto 52,2 milioni di euro nel periodo 2008-2011 e altri 37,3 milioni sono previsti per il

2012.

63 Nel periodo 2008-2011, la Grecia ha ricevuto 35,5 milioni di euro (compreso il sostegno di emergenza

per il periodo 2008-2011) e altri 4 milioni sono previsti per il 2012.

64 Le squadre di intervento rapido alle frontiere sono state istituite dal regolamento (CE) n. 863/2007 del

Consiglio. Si veda anche la relazione di Frontex RABIT Operation 2010 Evaluation Report, agosto

2011.

65 Regolamento (CE) n. 1168/2011 del 25 ottobre 2011.

66 Ad esempio, tramite la rete di funzionari di collegamento incaricati dell’immigrazione, che, in seguito

all’adozione del regolamento (UE) n. 493/2011 del 5 aprile 2011, è oggi integrata nelle operazioni di

Frontex.

67 Regolamento (CE) n. 1077/2011 del 25 ottobre 2011.

68 COM(2011) 873 definitivo.

69 COM(2011) 680 definitivo.

70 Tali visti autorizzano il titolare a soggiornare nell’UE per un massimo di tre mesi nell’arco di un periodo

di sei mesi. Nel 2011 il numero di più alto di visti Schengen (circa il 41%) è stato rilasciato nella

Federazione russa.

71 Fino alla fine di aprile del 2012, sono state presentate circa 453 900 domande di visto, di cui circa

368 400 hanno avuto esito positivo e 63 000 esito negativo. La maggior parte delle domande proveniva

dall’Algeria (circa 122 000), dal Marocco (circa 119 000), dall’Egitto (circa 41 000) e dalla Tunisia

(circa 39 000). Più del 50% di tutte le domande è stato trattato dalla Francia (circa 185 000 domande) e

dalla Spagna (circa 78 000). Circa 3 000 persone hanno presentato domande multiple, che sono state

tutte respinte.

72 Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE)

n. 539/2001 del Consiglio che adotta l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del

visto all’atto dell’attraversamento delle frontiere esterne e l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono

esenti da tale obbligo: COM(2011) 290 definitivo.

73 Il piano d’azione sulla liberalizzazione dei visti è stato presentato alla Moldova il 24 gennaio 2011 e

all’Ucraina il 22 novembre 2010: in entrambi i casi conteneva parametri nel settore della migrazione e

dell’asilo.

74 Si veda la dichiarazione comune del vertice Ucraina-UE del 19 dicembre 2011.

75 COM(2011) 564 definitivo.

76 Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status, ed è in linea con la risoluzione 1244

dell’UNSCR e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. Tutti i successivi

riferimenti al Kosovo vanno intesi nel quadro della presente dichiarazione.

77 Si calcola che fossero stati concessi fino a 12 000 permessi, in seguito rinnovati dalle autorità italiane. È

noto che molti cittadini tunisini si sono poi recati in altri Stati membri, in particolare in Francia, ma non

si conoscono i numeri effettivi.

78 COM(2011) 559 definitivo.

79 COM(2011) 560 definitivo.

80 COM(2011) 118 definitivo.

81 COM(2012) 230 final.

82 Decisione 2011/842/UE del Consiglio, del 13 dicembre 2011.

83 Regolamento (UE) n. 1342/2011 del 13 dicembre 2011. Nella zona di frontiera ammissibile sono inclusi

anche alcuni distretti amministrativi della Polonia.

84 3135a riunione del Consiglio Giustizia e Affari interni, Bruxelles, 13 e 14 dicembre 2011.

85 Per una rassegna degli accordi di riammissione dell’UE si veda COM(2011) 76 definitivo.

86 COM(2011) 751 definitivo.

87 Direttiva 2008/115/CE del 16 dicembre 2008.

88 Direttiva 2009/52/CE del 18 giugno 2009.

89 Si veda la nota 2.

90 Direttiva 2011/95/UE del 13 dicembre 2011.

91 Regolamento (CE) n. 439/2010 del 19 maggio 2010.

92 COM(2011) 835 definitivo.

93 La seconda fase del progetto mira a trasferire più di 360 rifugiati nel periodo 2011-2012.

94 Nel dicembre 2011 è stato avviato un programma di protezione regionale nell’Africa settentrionale

(Egitto, Tunisia e, quando sarà possibile, Libia).

95 Nel corso del 2011 sono stati reinsediati circa 3 000 rifugiati in Stati membri dell’UE, 10 dei quali

dispongono di programmi di reinsediamento annuali.

96 Comunicato stampa del Consiglio 6838/12, dell’8 marzo 2012, sulle priorità comuni di reinsediamento

dell’UE per il 2013 e su nuove regole sul finanziamento dell’UE.

97 COM(2010) 213 definitivo.

98 Le cifre non comprendono la Spagna e la Polonia, i cui dati non erano disponibili quando è stata

pubblicata la presente relazione. Nel 2010 i minori non accompagnati erano 15 in Spagna e 230 in

Polonia.

99 Qualche stima figura nella tabella 10 del documento di lavoro dei servizi della Commissione che

accompagna il presente documento.

100 COM(2011) 118 definitivo.

101 I dati disponibili sul numero di permessi di soggiorno rilasciati alle vittime della tratta sono attualmente

registrati da Eurostat. Nel 2010, ad esempio, sono stati 462 in IT, 304 in NL e 108 in BE. Alcuni numeri

sono registrati dagli Stati membri sul sito web antitratta della Commissione, http://ec.europa.eu/antitrafficking/.

L’Austria e l’Ungheria, in particolare, hanno assistito a un aumento del traffico durante il

2011. Secondo l’annuario 2010 del Centro internazionale per lo sviluppo delle politiche migratorie, il

numero di persone individuate come vittime di traffico in Ungheria era di 350 nel 2010, e sono state

fermate in tutto 6 664 persone vittime di traffico in Austria.

102 Direttiva 2011/36/UE del 5 aprile 2011.

103 Documento del Consiglio 12401/11.

 

Commenti (0)

27 i vincitori del concorso annuale di traduzione Juvenes Translatore

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

27 i vincitori del concorso annuale di traduzione Juvenes Translatore

Pubblicato il 29 gennaio 2013 by redazione

Bruxelles, 28 gennaio 2013

i vincitoriComplimenti ai giovani traduttori dell’UE!

Sono stati resi noti i nomi dei 27 vincitori del concorso annuale di traduzione Juvenes Translatores indetto dalla Commissione europea e riservato agli studenti della scuola secondaria. Più di 3 000 studenti di 750 scuole hanno partecipato al concorso nel novembre 2012. I vincitori, uno per ciascun paese dell’UE, saranno invitati a presenziare a una cerimonia di premiazione che si terrà a Bruxelles l’11 aprile per ricevere i premi dalle mani della Commissaria Androulla Vassiliou, oltre ad avere l’opportunità di vedere i traduttori della Commissione al lavoro.

“Il concorso è un modo eccellente di promuovere l’apprendimento delle lingue e la traduzione quale opzione di carriera. Le competenze linguistiche sono un’enorme ricchezza: ampliano gli orizzonti e possono accrescere l’occupabilità, cosa particolarmente importante nell’attuale situazione economica“, ha affermato Androulla Vassiliou, Commissaria responsabile per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù.

I concorrenti hanno tradotto un testo di una pagina scegliendo una delle 506 combinazioni linguistiche possibili tra le 23 lingue ufficiali dell’UE: la lingua di partenza poteva essere una qualsiasi delle 23 lingue ufficiali. I vincitori presentano un buon equilibrio in termini di diversità linguistica: infatti 11 hanno tradotto dall’inglese, 5 dal francese, 5 dallo spagnolo, 4 (tra cui la vincitrice italiana) dal tedesco, 1 dall’estone e 1 dall’irlandese. I testi sono stati valutati dai traduttori della Commissione.

Il concorso, organizzato per la prima volta nel 2007, è sempre più popolare. Circa 1 750 scuole si sono iscritte all’edizione 2012-2013, ma per motivi logistici il numero dei partecipanti è stato ridotto a 750 mediante una selezione casuale via computer. Il concorso è ben presente sui social network: infatti studenti, insegnanti e operatori professionali possono interagire su Facebook, Twitter e su un blog.

Il concorso dà alle scuole anche l’opportunità di apprendere l’una dall’altra e di sperimentare diversi metodi di insegnamento delle lingue. La scuola “Salzmannschule Schnepfenthal” in Turingia (Germania) merita di essere seguita con attenzione: i suoi studenti hanno vinto il titolo tre volte. Ma anche il Liceo Linguistico Europeo paritario S. B. Capitanio di Bergamo, frequentato dalla vincitrice italiana di quest’anno Francesca Magri, è già alla seconda vittoria. “Aderiamo al concorso ormai da cinque anni e siamo sempre più convinti che per i nostri studenti esso sia un’occasione per mettere alla prova non solo le loro competenze linguistiche, ma anche la loro creatività. E i risultati sembrano darci ragione visto che è la seconda volta che vinciamo questo concorso!” osserva la Professoressa Carla Giudice, che ha curato lo svolgimento del concorso per la scuola bergamasca. Dal canto suo, la vincitrice Francesca Magri commenta: “Ho partecipato traducendo dal tedesco, lingua che studio da tre anni e alla quale mi sono particolarmente affezionata. Partecipare a questo concorso mi ha dato l’occasione di avvicinarmi al mondo della traduzione, molto più complicato e affascinante di quanto mi aspettassi. Tradurre un testo da una lingua ad un’altra è ben lungi dal darne una traduzione sterile e perfettamente combaciante. È interpretare una frase, riscriverla colorandola di tutte le sfumature che presenta nella sua lingua madre, prendendo tutte le libertà che il traduttore si concede. Il concorso è stato inoltre un modo – per me efficace – di misurare me stessa e le mie capacità.”

I testi da tradurre avevano per tema la solidarietà tra le generazioni, che era anche la tematica dell’Anno europeo 2012, e spaziavano da casi di giovani che insegnavano ai vecchi come usare il computer a lezioni di storia impartite dagli anziani ai bambini. I testi sono stati compilati dai traduttori della Commissione per assicurare lo stesso livello di difficoltà in tutte le lingue.

Gli studenti croati potranno partecipare per la prima volta all’edizione 2013-2014 del concorso dopo che il loro paese avrà aderito all’UE e il croato sarà diventato la ventiquattresima lingua ufficiale.

Contesto

Il concorso ”Juvenes Translatores” (che in latino significa ”giovani traduttori”) è organizzato ogni anno dalla Direzione generale della Traduzione della Commissione europea. Il suo obiettivo è promuovere l’apprendimento delle lingue nelle scuole e consentire ai giovani di farsi un’idea di come funziona il mestiere del traduttore. Il concorso è aperto agli studenti delle scuole secondarie che hanno 17 anni di età (nell’edizione 2012-2013 si trattava dei giovani nati nel 1995) e si tiene contemporaneamente in tutte le scuole selezionate in tutta Europa. Il concorso ha spronato alcuni dei partecipanti a intraprendere studi di lingue e a diventare traduttori.

I vincitori (con la combinazione linguistica scelta per il test) e le loro scuole

PAESE VINCITORE SCUOLA
Austria Sophie Maurer (ES-DE) Sir-Karl-Popper-Schule/Wiedner Gymnasium, Wien
Belgio Juliette Louvegny (DE-FR) Collège du Christ-Roi, Ottignies
Bulgaria Пламена Малева (DE-BG) Езикова гимназия „Проф. д-р Асен Златаров“, Велико Търново,
Cipro Μαρία Μυριανθοπούλο (EN-EL) Ενιαίο Λύκειο Κύκκου Α, Λευκωσία
Repubblica ceca Daniela Ottová (EN-CS) Gymnázium a Střední odborná škola, Jilemnice
Danimarca Maria Priego Christiansen (ES-DA) Rybners stx, Esbjerg
Estonia Eeva Aleksejev (FR-ET) Gustav Adolfi Gümnaasium, Tallinn
Finlandia Annika Metso (FR-FI) Puolalanmäen lukio, Turku
Francia Lou Barra-Thibaudeau (ES-FR) Lycée Victor Hugo, Poitiers
Germania Valentin Donath (ET-DE) Salzmannschule Schnepfenthal, Waltershausen
Grecia Μαρία Φανή Δεδεμπίλη (ES-EL) Γενικό Λύκειο Βέλου, Βέλο Κορινθίας
Ungheria Rebeka Tóth (EN-HU) Erkel Ferenc Gimnázium és Informatikai Szakképző Iskola, Gyula
Irlanda Maeve Walsh (GA-EN) Loreto High School Beaufort, Dublin
Italia Francesca Magri (DE-IT) Liceo Linguistico Europeo paritario S.B. Capitanio, Bergamo
Lettonia Elvis Ruža (EN-LV) Mērsraga vidusskola, Mērsrags
Lituania Giedrė Pupšytė (EN-LT) Žemaičių Naumiesčio gimnazija, Šilutės rajonas
Lussemburgo Sophie Schmiz (FR-DE) Athénée de Luxembourg
Malta Janice Valentina Bonnici (EN-MT) G.F. Abela Junior College
Paesi Bassi Anne-Mieke Thieme (EN-NL) Marnix College, Ede
Polonia Urszula Iskrzycka (EN-PL) I Liceum Ogólnokształcące im. K.Miarki, Mikołów, śląskie
Portogallo Catarina Pinho (ES-PT) Escola Secundária de Rio Tinto, Rio Tinto
Romania Diana Alexandra Amariei (FR-RO) Liceul Teoretic Sfantu-Nicolae, Gheorgheni, jud.Harghita
Slovacchia Lenka Mišíková (FR-SK) Gymnázium bilingválne, Žilina
Slovenia Gita Mihelčič (EN-SL) Gimnazija in srednja šola Kočevje, Kočevje
Spagna Jaime Bas Domínguez (EN-ES) IES El Burgo de Las Rozas, Las Rozas, Madrid
Svezia Agnes Forsberg (EN-SV) Johannes Hedberggymnasiet, Helsingborg
Regno Unito Angus Russell (DE-EN) City of London School, London

 

Il testo inglese da tradurre

Sharing to learn

You’re never going to believe this, but I’m turning into a history nerd! And not just me; our whole class are getting into history. We all used to hate it – that endless procession of kings and queens, with wars and treaties thrown in to give us more to learn. But this year, inspired by something she heard on the radio about solidarity between generations, our teacher came up with an amazing idea. Once a fortnight a pensioner comes in to talk to us about what life was like when they were our age. They bring the past to life with all their fascinating anecdotes – and it’s not just “good-old-days” nostalgia either; we’ve learned about rationing and austerity in the forties and fifties, all the social changes in the sixties, and the oil crisis and the birth of the green movement in the seventies. What makes it special is that they all actually lived through these things: one of them even went to see The Beatles and brought in the ticket to show us. It’s hard to imagine a time when lots of people didn’t have phones in their houses or even a TV, but their talks make it somehow easier to understand why the world is as it is today. All the pensioners are coming in voluntarily; they’re not being paid. But it’s not all one-way traffic, and that’s the beauty of this scheme. Our teacher realised that we could do our bit too. While we’ve all grown up with computers and electronics, for many older people using a computer is as alien as, say, playing football in the street would be for us. They feel they’ve got to learn to use IT or they’ll just be left behind. Even on telly everyone is always talking about going online, and some of them just feel lost. So we’ve each been assigned tutees, whom we go and visit and help to use the computer. It’s funny how many of them are frightened that if they press the wrong button, everything will collapse or explode or something. We show them that it’s not like that at all. All we’re really doing is teaching them to overcome their fear, but you get a kick out of helping them to write e-mails, fill in online forms or order food from the supermarket. I even showed someone how to use Skype to talk to her granddaughter in Australia the other day. She was so grateful I thought she was going to cry! So we’re learning about the past and doing something really worthwhile at the same time. Perhaps the only downside is that we’re also eating an inordinate amount of cakes and biscuits!

Quello Italiano

Dalla bacheca della facoltà di Geologia dell’Università di Napoli: Baratto di tempo

Ricordate l’epoca (forse felice) in cui il denaro non esisteva e al massimo si utilizzavano le conchiglie? In tempi di crisi economica e di tasche vuote abbiamo pensato di rispolverare il vecchio baratto e di rilanciarlo in versione moderna per vedere se poteva ancora funzionare. E sapete una cosa? Funziona! E può essere anche molto divertente! Provare per credere… Forse non tutti sanno che l’Università (incredibile ma vero!) ci ha messo a disposizione nei weekend l’aula 43 del terzo piano, con una decina di computer, molti tavoli, qualche armadietto. A partire dal mese scorso, in questo spazio, il sabato e la domenica c’è un via vai incredibile di persone di tutte le età disposte a trasmettere il loro sapere e a condividere le loro esperienze nei campi più vari, pronte a insegnare quello che sanno fare a chi è interessato e a loro volta desiderose di imparare qualcosa. L’ambiente è quanto mai conviviale. Non avete idea di quante persone anziane o di mezza età sono venute per imparare ad usare il computer, a scrivere ed inviare email, a scoprire come navigare su Internet o telefonare via Skype. Per loro si è aperto un mondo nuovo che sembrava remoto e irraggiungibile e per gli studenti, perennemente interconnessi e superinformaticizzati, non è stato certo un problema fare da guide! E in cambio? C’è stato solo l’imbarazzo della scelta! Le nonne hanno svelato i trucchi di arti semidimenticate come il ricamo e il lavoro a maglia e hanno trovato proseliti entusiasti non solo tra le ragazze, ma anche tra i ragazzi. I nonni hanno rivelato doti insospettabili di provetti meccanici e biciclettai risolvendo rapidamente problemi di ruote bucate, bulloni svitati e freni allentati. E poi chi ha portato ricette di cucina, chi insegnato passi di danza, chi l’arte del riciclo e del fai da te e chi più ne ha, più ne metta. Sono nate nuove amicizie, una vera e propria gara di solidarietà tra persone di generazioni diverse. Per molti è stata una bella sorpresa, per altri una riscoperta: anche se ci dividono decenni, a volte addirittura mezzo secolo, possono esserci terreni d’intesa e complicità. E voi? Avete del tempo libero? Volete imparare o condividere qualcosa? Investirvi in qualcosa di alternativo? Venite anche voi! Scoprirete che l’amicizia non ha età se vi sono interessi in comune…

Per ulteriori informazioni:

Sito web del concorso: ec.europa.eu/translatores

Facebook: facebook.com/translatores

Twitter: @translatores

Blog JT per gli insegnanti: http://blogs.ec.europa.eu/translatores/

DG Traduzione: ec.europa.eu/dgs/translation

Persone da contattare:

Dennis Abbott  (+32 2 295 92 58); Twitter: @DennisAbbott

Dina Avraam  (+32 2 295 96 67)

Commenti (0)

Capodanno 2012 a Bruxelles

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Capodanno 2012 a Bruxelles

Pubblicato il 27 gennaio 2013 by redazione

Aeroporto di Orio al Serio, 30 dicembre

La partenza dall’aeroporto sembra una rocambolesca avventura alla Mission Impossible: tram preso al volo, corsa a perdifiato con valigione al seguito e dormita alla bella e buona su sedili di ferro nella sala arrivi dell’aeroporto di Orio al Serio. Non ci scoraggiamo e con un gioco di corde e carrucole, riusciamo anche ad adattare un carrellino porta valigie abbandonato a branda d’emergenza. Non male per cominciare, anche perché si sa che con i voli economici di Ryanair la prassi è un po’ quella: check-in alle 6 del mattino, viaggio come sardine con bagaglio più o meno in braccio e l’immancabile vicino di posto che russa dai primi due minuti dalla partenza!  A condire il tutto: contrabbando di cotechini! Già, perché vuoi non portarti il tradizionale cotechino nostrano, e precisamente mantovano, per inaugurare al meglio il nuovo anno? E così, con il cuore a mille durante il controllo di sicurezza i nostri quattro intrepidi viaggiatori si mordono il labbro sperando che nessuno scambi il “pacco sospetto” per un panetto di tritolo! Riusciamo a prendere il famigerato volo, arriviamo all’aeroporto di Charleroi alle 7.45 del mattino e finalmente ci gustiamo l’alba belga in attesa del pullman che ci condurrà nella città di Bruxelles.

Place du Grand Sablon.

Il tempo di arrivare a casa dell’amico che ci ospita, lasciare i bagagli e andare a fare la spesa. Cominciamo a imbandire il cenone di Capodanno e a discutere animatamente su quale debba essere la ricetta migliore per il soffritto delle lenticchie e dei cotechini. Sembriamo un gruppo di casalinghe disperate! La serata procede bene e già il fatto che la casa non sia andata a fuoco sembra un ottimo auspicio.

Alle 11.30 usciamo sfidando il freddo pungente e l’incessante pioggerellina, che sarà nostra compagna di viaggio per tutta la durata del soggiorno belga, e prendiamo la metro fino alla Gare Centrale. Arriviamo giusto in tempo per i fuochi d’artificio, senza riuscire a raggiungere Place du Grand Sablon, la piazza “storica” da cui ammirare lo spettacolo pirotecnico di Capodanno. Poco male, cominciano i festeggiamenti!

La prima tappa sarà il Delirium Caffè, storico locale della città, situato in un’angusta vietta cieca e sormontato da un’enorme insegna a forma di gigante rosa (simbolo della celebre birra chiara belga Delirium Tremens, da cui il locale prende il nome)  e una sorta di tempio sacro per gli amanti della birra di tutto il mondo: il locale si è, infatti, aggiudicato il Guinness World Records per la quantità di birre da degustare, intorno alle 2500.

Delirium Caffe

Rock Classic Bar.

Rock Classic Bar.

Solo il menu è una sorta di librone fotografico con immagini e caratteristiche di OGNI SINGOLA birra: occorre fermarsi a meditare qualche istante anche solo per ordinare una chiara! Il locale si articola su due vasti piani, tutto rigorosamente in legno, arredi inclusi, e l’ottima musica dal vivo accompagnerà tutte le nostre successive visite. Inutile dire che la famigerata sera dell’ultimo dell’anno, il locale sarebbe stato inavvicinabile e gremito di persone, ma incuranti degli ostacoli ci lasciamo trascinare dalla fiumana di persone esultanti fino all’ingresso del locale. Si parte, quindi, alla volta di un secondo locale storico: il Rock Classic Bar, anch’esso situato dietro la città vecchia. Passando dal lungo e stretto ingresso ad arco, tra mattoncini di pietra e luci soffuse, raggiungiamo il locale, tutto in pietra e pervaso da un’atmosfera decisamente rilassata. Le attività più gettonate: freccette e calcio balilla!

A mattina inoltrata, tra cocci di vetro e gente allegra, raggiungiamo il bus notturno e con la testa altrove, ci lasciamo cullare dal lento incedere del bus, fino a casa.

Bruxelles, Avenue Franklin Roosvelt

Bruxelles, Avenue Franklin Roosvelt.

Bruxelles, 01 gennaio.

C’è il detto: chi dorme il primo dell’anno, dorme tutto l’anno. Va bene, bisogna alzarsi altrimenti rischiamo di fare compagnia ad Orfeo per i prossimi 364 giorni. Decidiamo di andare a visitare la zona ricca di Bruxelles, Avenue Franklin Roosvelt. La nostra “guida” ci spiega che questo è il quartiere che ospita la maggior parte delle sedi diplomatiche di Bruxelles, oltre a diversi appartamenti di lusso. Non era difficile intuirlo: percorrendo questa grandissima strada si nota chiaramente come lo stile architettonico spazi dall’Art Dèco al neobarocco nell’arco di dieci metri! Inoltre, il lussuoso quartiere costeggia quello che da molti è considerato uno dei più bei parchi della città: il Parco Bois de la Chambre, che scopriamo non essere altro che  la prosecuzione di una foresta, la Sonian Forest.

bruxelles grand place

Bruxelles, Grand Place.

Il nostro tour prosegue alla volta della città vecchia e così tra cioccolaterie per tutti i gusti e tutte le tasche, visitiamo la bellissima Grand-Place, non a caso considerata una delle più belle piazze del mondo e dichiarata patrimonio dell’UNESCO. Sembra di essere tornati al 1400. Ruotando su se stessi non si vedrà altro che gotico brabantino (ossia, l’architettura gotica secondo il gusto fiammingo). Un senso di opulenza e solennità pervade tutti gli edifici, specie quelli civili e la percezione del potere delle Corporazioni di allora resta vivida anche ai giorni nostri.

Il Palazzo municipale, ad esempio, si impone letteralmente allo spettatore, attraverso la ricchezza delle decorazioni della facciata e l’altissima Torre Inimitabile (96 metri di altezza!), sulla cui punta si staglia la statua d’oro di San Michele e il Diavolo. Quasi si specchiasse di fronte al Municipio, troviamo La Maison du Roi dall’altro lato della piazza, edificio in passato destinato ad essere la sede del mercato del pane e che oggi ospita il museo della città.

Bene, per oggi possiamo ritenerci soddisfatti: un cartoccio di patatine fritte e una gaufre in Rue du Marchè aux Herbes e siamo pronti per tornare verso casa (i locali si chiamano rispettivamente Gaufre de Bruxelles e Belgian Frit’n Toast Resto-Snack, andateci!).

Canal Scene Bruges Belgio

Bruges, Canal Scene.

Difficile andare in Belgio ed evitare di visitare una delle sue cittadine più rinomate e romantiche in Europa, nonché patrimonio dell’UNESCO. Di buona mattina, siamo già in treno, pronti a lasciarci sedurre dai canali della piccola cittadina medievale. Unica nota ironica: nel nostro vagone i passeggeri sono quasi tutti italiani! Il paesaggio che ci accoglie è quello tipicamente turistico: piccole botteghe con vetrine invase dai merletti, negozi di teiere dalle forme più strampalate e naturalmente cioccolaterie in ogni dove. La prima tappa è la Chiesa di Nostra Signora, anch’essa in stile gotico-brabantino, al cui interno è custodita la celebre statua di Michelangelo Madonna col bambino. Quindi, è la volta di una mostra su Picasso, in cui non sono esposte tele, bensì più di 70 disegni preparatori e l’immancabile visita, con pranzo annesso a base di stufato di birra, nella celebre piazza del Municipio.

Il resto della giornata lo trascorriamo spulciando incantati tra gli scaffali stracolmi di spartiti di un negozietto di strumenti musicali appena dietro al centro, più simile a un salotto in cui chiacchierare sprofondando in comode poltrone di velluto, piuttosto che ai grandi megastore del tutto anonimi cui ormai siamo avvezzi, cullati dalle note di John Coltrane in sottofondo. Ormai è sera, perciò spensierati e con la sensazione che il tempo si sia fermato facciamo rotta verso la stazione.

Bruges Madonna con Bambino

Bruxelles, 03 gennaio.

Questo è il nostro ultimo giorno, perciò il mantra della giornata sarà: o oggi o mai più! L’itinerario sembra un tour de force e non sorprende che verso sera assomiglieremo più a zombie che a coloriti turisti italiani. Si parte visitando il Museo dell’Aeronautica, dietro il Parco del Cinquantenario, accompagnati da statistiche di incidenti aerei e percentuali di sopravvivenza che i nostri simpatici compagni di viaggio (nonché ingegneri aerospaziali) non mancano di sottolineare di fronte a ogni reperto di aereo da guerra, ed episodi  di nonnismo sui bimbi più piccoli in coda con noi per riuscire a fare la foto “da pilota”: quando si dice la maturità!

Quindi, attraversiamo il Parco in tutta fretta alla volta delle istituzioni europee: la Commissione europea e il Consiglio dell’Unione Europea. Non si può entrare a visitare le sedi delle istituzioni vere e proprie, ma riusciamo ugualmente a raggiungere l’atrio dell’edificio che ospita la Commissione europea e a visitare tutto ciò che non necessiti di un badge per entrare. Scopriamo, inoltre, che l’info-point dell’UE altro non è che un palazzo di otto piani. Non dico altro: 8kg di materiale informativo che ci trascineremo in giro per tutta la giornata. Pausa pranzo da De Valera’s, pittoresco pub che prende il nome da Éamon de Valera, tra i padri fondatori della repubblica irlandese, dove i camerieri parlano tutti rigorosamente inglese e italiano e dove le dimensioni di un hamburger sono tali da riuscire a sfamare tranquillamente due persone. Ripartiamo alla volta del Musèes royaux des Beaux-Arts de Belgique, dove ci aspettano tele di Rubens, Van Dyck e il bellissimo capolavoro di Jacques-Louis David, Morte di Marat.

gaufre

Gaufre.

Una gaufre lungo la strada e raggiungiamo finalmente la celebre Concattedrale di San Michele e Santa Gudula. Ancora una volta, la grandiosità della sua struttura ci lascia attoniti: la facciata dorata, con le sue due torri da 64 metri di altezza, si staglia sul cielo blu chiaro e sono abbastanza sicura che la sensazione di essere “piccoli e impotenti” attraverserebbe anche un giocatore dell’NBA. Il sole cala sempre più velocemente e il tempo che abbiamo a disposizione è ormai poco. Quando raggiungiamo il Palazzo reale di Bruxelles è ormai sera, ma lo spettacolo non perde certo in qualità. Il nostro sguardo percorre l’architettura dell’edificio guidato dai particolari in oro della facciata e il riflesso della luce dei lampioni sul ciottolato nero e bagnato di Rue Brederode ci fanno capire che quella sarà l’ultima tappa del nostro frenetico tour.

Un ultimo saluto alla città che dopo soli tre giorni ci è diventata così familiare ed è ora di ripartire alla volta del Bel Paese.

di Giulia Pavesi

Commenti (0)

L’UE lancia la strategia sui carburanti puliti

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

L’UE lancia la strategia sui carburanti puliti

Pubblicato il 25 gennaio 2013 by redazione

Bruxelles, 24 gennaio 2013
La Commissione Europea ha annunciato oggi un ambizioso pacchetto di misure volte a garantire la creazione di stazioni di rifornimento per carburanti alternativi in tutta Europa, con standard comuni relativi alla progettazione e all’utilizzo. Finora le iniziative prese in questo ambito avevano riguardato principalmente carburanti e veicoli, senza prendere in considerazione la distribuzione. Gli sforzi fatti per fornire incentivi sono stati insufficienti e non coordinati. Attualmente tre fattori principali ostacolano l’uso di carburanti puliti: l’elevato costo dei veicoli, un basso livello di accettazione da parte dei consumatori e la mancanza di stazioni di ricarica e rifornimento. È un vero e proprio circolo vizioso: non vengono costruite stazioni di rifornimento perché non vi sono abbastanza veicoli, i veicoli non sono venduti a prezzi competitivi perché la domanda è insufficiente, i consumatori non acquistano i veicoli perché sono costosi e non ci sono stazioni di rifornimento.

Ecco perché la Commissione propone un pacchetto di obiettivi vincolanti per gli Stati membri, che prevedono un livello minimo di infrastrutture per carburanti puliti come energia elettrica, idrogeno e gas naturale, nonché standard comuni a livello UE per le attrezzature necessarie.

Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione e Commissario responsabile per i trasporti, ha dichiarato: “Lo sviluppo di carburanti innovativi e alternativi è un modo efficace per rendere l’economia europea più efficiente sotto il profilo delle risorse, ridurre l’eccessiva dipendenza dal petrolio e sviluppare un settore dei trasporti pronto a rispondere alle esigenze del XXI secolo. Si prevede che tra Cina e Stati Uniti entro il 2020 circoleranno complessivamente oltre sei milioni di veicoli elettrici. Per l’Europa si tratta di una grande opportunità per assicurarsi una posizione solida su un mercato globale in rapida crescita.

Il pacchetto “Energia pulita per il trasporto” è composto da una comunicazione relativa a una strategia europea per i carburanti alternativi, da una direttiva sulle infrastrutture e sulle norme e da un documento di accompagnamento che descrive un piano d’azione per lo sviluppo di gas naturale liquefatto (GNL) nel trasporto marittimo.

Le principali misure proposte sono:

Energia elettrica: la situazione relativa ai punti di ricarica varia sensibilmente all’interno dell’UE. I paesi leader sono Germania, Francia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito. In base alla proposta, per ogni Stato membro è stato stabilito un numero minimo di punti di ricarica che utilizzeranno lo stesso tipo di connettore: l’obiettivo per l’Italia è di avere entro il 2020 una rete di 125 000 punti di ricarica (contro i 1 350 esistenti nel 2011), per alimentare i 130 000 veicoli elettrici che, secondo i piani del nostro paese, dovrebbero essere in circolazione entro il 2015. L’obiettivo è creare una massa critica di punti di ricarica in modo che le imprese garantiscano la produzione su larga scala di automobili elettriche a prezzi ragionevoli.

Un connettore universale per tutta l’UE è un elemento essenziale per la diffusione dell’energia elettrica. Per porre fine all’incertezza del mercato la Commissione ha annunciato oggi l’uso del connettore di tipo 2 come standard comune per tutta l’Europa.

Idrogeno: Germania, Italia e Danimarca dispongono già di un numero significativo di stazioni di rifornimento di idrogeno, anche se alcune non sono accessibili al pubblico. Alcuni aspetti, come ad esempio il tipo dei tubi per carburante, necessitano però di armonizzazione. La Commissione propone che le stazioni di servizio esistenti siano collegate tra loro in modo da formare una rete soggetta a norme comuni che garantiscano la mobilità dei veicoli a idrogeno. Questo vale per i 14 Stati membri che dispongono attualmente di una rete per l’idrogeno.

Biocarburanti: rappresentano già quasi il 5% del mercato. Funzionano come carburanti miscelati e non richiedono alcuna infrastruttura particolare. Una delle sfide principali consisterà nell’assicurare la loro sostenibilità.

Gas naturale liquefatto (GNL) e compresso (GNC): il GNL viene utilizzato per il trasporto per via d’acqua, sia marittimo che per vie navigabili interne. Le infrastrutture per il rifornimento di GNL per le navi sono ancora in fase iniziale: soltanto la Svezia è provvista di alcune infrastrutture per navi marittime e altre sono previste in vari Stati membri. La Commissione propone che vengano installate stazioni di rifornimento di GNL nei 139 porti marittimi e interni della rete centrale transeuropea rispettivamente entro il 2020 e il 2025. Non si tratta di importanti terminal di gas, bensì di stazioni di rifornimento fisse o mobili. Questa misura riguarda tutti i principali porti dell’UE.

GNL: il gas naturale liquefatto è utilizzato anche per gli autocarri, ma in tutta l’UE esistono appena 38 stazioni di servizio. La Commissione propone che, entro il 2020, vengano installate stazioni di rifornimento ogni 400 km lungo le strade della rete centrale transeuropea.

GNC: il gas naturale compresso è utilizzato principalmente per le autovetture. Attualmente questo combustibile è utilizzato da un milione di veicoli, pari allo 0,5% del parco automobilistico – il settore punta a decuplicare questo dato entro il 2020. La proposta della Commissione garantisce che, entro il 2020, siano disponibili in tutta Europa punti di rifornimento accessibili al pubblico, con norme comuni e ad una distanza massima di 150 km.

GPL: gas di petrolio liquefatto. Non è prevista alcuna azione per il GPL perché le infrastrutture di base esistono già.

Gli Stati membri saranno in grado di mettere in pratica queste azioni senza dover necessariamente ricorrere alla spesa pubblica, mediante la modifica di norme locali che promuovano gli investimenti e l’orientamento del settore privato. L’UE offre già il proprio sostegno attraverso i fondi TEN-T, strutturali e di coesione.

Si veda anche: MEMO/13/XXX
Punti di ricarica/veicoli elettrici per Stato membro

 

Stati membri

Infrastrutture esistenti

(punti di ricarica)

2011

Obiettivi proposti in materia di infrastrutture accessibili al pubblico entro il 2020[1]

Piani degli Stati membri relativi al numero di veicoli elettrici per il 2020

Austria 489 12 000 250 000
Belgio 188 21 000
Bulgaria 1 7 000
Cipro 2 000
Repubblica ceca 23 13 000
Germania 1 937 150 000 1 000 000
Danimarca 280 5 000 200 000
Estonia 2 1 000
Grecia 3 13 000
Finlandia 1 7 000
Francia 1 600 97 000 2 000 000
Ungheria 7 7 000
Irlanda 640 2 000 350 000
Italia 1 350 125 000 130 000
(entro il 2015)
Lituania 4 000
Lussemburgo 7 1 000 40 000
Lettonia 1 2 000
Malta 1 000
Paesi Bassi 1 700 32 000 200 000
Polonia 27 46 000
Portogallo 1 350 12 000 200 000
Romania 1 10 000
Spagna 1 356 82 000 2 500 000
Slovacchia 3 4 000
Slovenia 80 3 000 14 000
Svezia 14 000 600 000
Regno Unito 703 122 000 1 550 000

 

[1] Il numero di punti di ricarica accessibili al pubblico è pari al 10% del numero totale di punti di ricarica.

Contatti:Helen Kearns(+32 2 298 76 38)Dale Kidd (+32 2 295 74 61)

[1] Il numero di punti di ricarica accessibili al pubblico è pari al 10% del numero totale di punti di ricarica.

Commenti (0)

CARS 2020: industria automobilistica sostenibile

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

CARS 2020: industria automobilistica sostenibile

Pubblicato il 09 novembre 2012 by redazione

Antonio TajaniCARS 2020: per un’industria automobilistica europea forte, competitiva e sostenibile

Con 12 milioni di posti di lavoro legati a questo settore, l’industria automobilistica è essenziale per la prosperità dell’Europa e per la creazione di impiego. L’UE deve mantenere un’industria automobilistica di livello mondiale che produca i veicoli più sicuri e più efficienti nell’uso energetico che esistano al mondo e che offra posti di lavoro altamente qualificati a milioni di persone. Affinché ciò si realizzi la Commissione europea ha presentato oggi il Piano d’azione CARS 2020 volto a rafforzare la competitività e la sostenibilità dell’industria nella prospettiva del 2020.

La Commissione propone una forte spinta innovativa consistente nello snellire le attività di ricerca e innovazione nell’ambito dell’iniziativa europea per i veicolo verdi. Verrà rafforzata la cooperazione con la Banca europea per gli investimenti al fine di finanziare vigorosamente l’innovazione e agevolare l’accesso delle PMI al credito. Un’interfaccia di ricarica standardizzata a livello di UE assicurerà la certezza normativa necessaria per incoraggiare una svolta decisiva nella produzione su grande scala dei veicoli elettrici.

Si stimolerà l’innovazione dell’industria automobilistica anche mediante un ampio pacchetto di misure volte a ridurre le emissioni di CO2, di inquinanti e il rumore, a promuovere miglioramenti in tema di sicurezza stradale e a sviluppare sistemi di trasporto intelligenti (ITS) di punta sul piano tecnologico.

Parallelamente la Commissione intende inoltre affrontare i problemi immediati che gravano sul settore automobilistico. In risposta ad una contrazione della domanda sui mercati automobilistici europei e agli annunci di chiusure di impianti la Commissione riunirà a novembre i fabbricanti di automobili e i sindacati e, prima del prossimo Consiglio Competitività, i ministri dell’industria per passare in rassegna le misure atte ad affrontare la crisi attuale in modo coordinato. L’industria automobilistica ha una dimensione tale da interessare tutta l’Europa e pertanto occorre una risposta europea. Tale risposta dovrebbe concentrarsi sui problemi della sovraccapacità, degli investimenti sociali e tecnologici, nonché sugli aiuti di Stato e sulle misure riguardanti il lato della domanda e a ciò farà seguito una discussione a livello politico.

Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea e Commissario responsabile per l’industria e l’imprenditoria ha affermato: “L’Europa produce le migliori automobili al mondo. La Commissione intende che essa mantenga questa posizione di leadership facendo ancora ulteriori progressi in tema di resa ambientale e di sicurezza. La Commissione pertanto presenta oggi una strategia per l’industria automobilistica dell’UE e adotterà inoltre azioni urgenti per affrontare le difficoltà in cui versa attualmente il settore e per far sì che la ristrutturazione avvenga in modo coordinato. Questo Piano per il settore automobilistico è il primo risultato della strategia per una nuova rivoluzione industriale presentata dalla Commissione il 10 ottobre. L’industria automobilistica ha tutte le carte per superare i problemi attuali, per rimanere competitiva, diventare ancora più sostenibile e conservare la sua base produttiva in Europa. Ciò che conta di più, considerato l’effetto moltiplicatore che essa ha sull’economia,è che l’industria automobilistica dovrebbe dare un forte impulso al mantenimento di una salda base industriale in Europa. Il Piano d’azione annunciato oggi darà all’industria automobilistica tutto il sostegno politico possibile.”

La globalizzazione e le nuove tecnologie offrono opportunità in un settore sempre più competitivo

Il prossimo decennio dovrebbe registrare un grande aumento del numero di veicoli venduti nei paesi emergenti, e presenta quindi opportunità per l’industria automobilistica dell’UE, che però dovrà migliorare la sostenibilità e misurarsi con la crescente concorrenza mondiale.

Il Piano d’azione comprende proposte concrete di iniziative politiche per:

1. Promuovere gli investimenti nelle tecnologie avanzate e nell’innovazione in funzione per i veicoli puliti, ad esempio tramite:

– un ampio pacchetto di misure volte alla riduzione della CO2, degli inquinanti e del rumore;

– ulteriori misure in tema di sicurezza stradale, compresi Sistemi di trasporto intelligenti;

– la messa a punto di un’infrastruttura per i carburanti alternativi (elettricità, idrogeno e gas naturale);

– uno standard UE per l’interfaccia di ricarica dei veicoli elettrici;

–  un’iniziativa europea per i veicoli verdi nell’ambito della strategia Orizzonte 2020 al fine di promuovere gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione.

2. Migliorare le condizioni di mercato, ad esempio:

– rafforzando il Mercato unico per i veicoli grazie a un migliorato sistema di omologazione, compresi gli aspetti della sorveglianza del mercato in modo da evitare la concorrenza sleale;

– snellendo gli incentivi finanziari per i veicoli puliti;

– applicando in modo coerente i principi di regolamentazione intelligente, compresa l’applicazione di prove di concorrenzialità (competitiveness proofing) alle principali iniziative politiche al fine di stimare l’impatto specifico di tali iniziative sull’industria automobilistica.

3. Sostenere l’industria nell’accesso al mercato globale mediante:

– la conclusione di accordi commerciali equilibrati, l’attenta valutazione degli impatti cumulativi degli accordi commerciali nonché la promozione e il proseguimento dei dialoghi bilaterali con i principali paesi terzi partner e

– l’intensificazione dei lavori in materia di armonizzazione internazionale dei regolamenti sui veicoli col fine ultimo di pervenire a un’omologazione internazionale dei veicoli e a requisiti di sicurezza mondiali per i veicoli a motore e le loro batterie.

4. Promuovere gli investimenti nelle abilità e nella formazione per accompagnare il cambiamento strutturale e affrontare in modo proattivo i fabbisogni in tema di manodopera e competenze, ad esempio incoraggiando l’uso a tal fine del Fondo sociale europeo (FSE).

I prossimi passi

La Commissione e gli Stati membri devono ora attuare le politiche annunciate. Il ruolo dell’industria automobilistica consisterà nel raggiungere i nuovi obiettivi ambiziosi fissati in questa sede. Per monitorare i progressi realizzati e continuare il dialogo con le parti interessate si istituirà un processo specifico denominato “CARS 2020“.

Le cifre dell’industria automobilistica in Europa

L’industria automobilistica nel suo complesso (fabbricanti di automobili, catena di fornitura e aftermarket cui partecipano migliaia di PMI) riveste un’importanza strategica per l’economia europea poiché rappresenta 12 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti, il 4% del PIL e un attivo commerciale pari a 90 miliardi di EUR (nel 2011). Questa industria è il maggiore investitore privato nella ricerca e nell’innovazione, settori in cui spende annualmente 30 miliardi di EUR.

Contesto

Il Piano d’azione rappresenta la prima realizzazione concreta delle nuove priorità strategiche proposte nella recente comunicazione sulla politica industriale. Esso si basa sui risultati del gruppo di alto livello CARS21 in cui erano rappresentati sette commissari nonché gli Stati membri e gli attori chiave (tra cui rappresentanti dell’industria e delle ONG). Rilanciato nel 2010 il gruppo CARS 21 ha adottato la sua relazione finale nel giugno 2012. (Bruxelles, 8 novembre 2012)

i sabati di elettrocityElettrocity Milano: 10 Novembre 2012.

Continuano i sabati di promozione della mobilità elettrica a Milano. Alle soglie di un inverno in cui torneranno a salire tutti gli indicatori di inquinamento dell’aria e del rumore ci sembra doveroso promuovere questa iniziativa. L’appuntamento ai “box” è in Via Foppa, 49, dalle 10 alle 19, con la possibilità di provare Belumbury Dany, la piccola automobile elettrica guidabile a partire dai 16 anni. Dany è tutta italiana, sviluppata in collaborazione con l’Università di Camerino, raggiunge i 96/km/h, ha 180 km di autonomia, batterie in litio, freni a disco. Per prenotare un giro di prova ci si deve registrare sul sito: www.elettrocity.com. Intanto dalla comunità europea il via al processo di sviluppo di mobilità sostenibile. Di seguito il comunicato stampa.

a cura della Redazione

 

Commenti (0)

Advertise Here

Foto da Flickr

Guarda tutte le foto

Advertise Here

LINK