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Socialità, la chiave del vivere globale

Pubblicato il 19 maggio 2013 da redazione

trade-globalization1Le sfide delle grandi megalopoli

La crescita di una civiltà dipende dal suo sviluppo sociale ed economico. La necessità di vivere e convivere a livello globale crea il bisogno di sviluppare progetti e modelli economico-sociali capaci di abbracciare e soddisfare temi di pubblica utilità.

Gli sforzi principali sono, quindi, destinati a costruire grandi reti di trasporti, industrie alimentari, distribuzione di beni materiali, dressing, salvaguardia della qualità dell’aria, distribuzione e recupero dell’acqua, sviluppo di energie rinnovabili, agricoltura, contenimento delle emissioni di CO2 e di climate change. Una discreta attenzione deve essere riservata, anche, allo sviluppo di cultura, scolarizzazione, formazione, informatizzazione, politiche del lavoro, salvaguardia delle diversità linguistiche, dei patrimoni artistici e tutela della salute. A latere non bisogna però dimenticare di indirizzare e pilotare l’espansione dei grandi agglomerati urbani, promuovendo spazi condivisi, mediazioni intraculturali e religiose, housing, social emergency, politiche di solidarietà, coesione sociale e sviluppo di strutture che permettano la messa in sicurezza di territori e cittadini.

In sintesi occorre mettere in atto un grande sforzo collettivo e istituzionale per trovare nuove modalità di gestione di grandi territori, densi di persone, su scale e numeri sostenibili.

I principali soggetti impegnati al momento su queste tematiche sono le grandi megalopoli, in forte sviluppo in tutto il mondo e anche in Europa, soprattutto a Parigi, Barcellona, Stuttgart e, in Italia, Roma, Milano, Torino.

Questi grandi agglomerati urbani sono destinati ad attrarre sempre più masse di individui, che scelgono di vivere in piccole abitazioni, pur di avere in cambio una maggior disponibilità di servizi, sicurezza, lavoro, risorse generali condivise, senso di appartenenza e socialità.

Si ipotizza che entro il 2020, la densità demografica urbana crescerà in modo esponenziale, mentre le zone più periferiche andranno via via svuotandosi quasi completamente.

Socialità, il vero motore dello sviluppo della nostra civiltà

Le implicazioni sono molte e ci riportano inevitabilmente ai grandi imperi della storia. Cinquemila anni fa, grazie ai primi importanti insediamenti stabili, nascevano le prime reti sociali e commerciali organizzate. Allora come adesso il vero motore dell’espansione urbana era il bisogno di socialità, sostentamento e protezione e le principali linee di sviluppo dipendevano dalla democratizzazione, dal decentramento spontaneo e adattivo e da uno sforzo massiccio di collettivizzazione.

Oggi i successi più innovativi legati al diffondersi delle nuove tecnologie e delle moderne piattaforme di comunicazione collettiva, come Facebook, sono ancora, come allora, legati a questo bisogno massiccio di mettere in comune, condividere, aggregare e fare massa per difendersi e ribellarsi a sopprusi e manipolazioni.

Le sfide della povertà come del riscaldamento globale restano grandi, ma i poveri delle città saranno sempre meno poveri di quelli delle periferie e le possibilità che scaturiranno dalla collaborazione di grandi comunità, saranno comunque maggiori di quelle che potranno svilupparsi da singoli individui.

Nei centri urbani il reddito medio è cinque volte superiore a quello delle campagne e sale, in media, del 20% al raddoppiare della densità demografica.

Le città, in effetti, offrono una maggiore integrazione dei commerci mondiali, fungendo da snodi nevralgici di scambio di beni, servizi e circolazione di denaro e facendo da ponte tra i paesi più poveri e i mercati più ricchi, come è stato per esempio per la città di Shangai che, attraendo i maggiori investitori del mondo, ha funzionato da fulcro e traino per lo sviluppo di tutta la Cina.

La salute stessa può essere maggiormente promossa partendo dalle città, grazie a una fitta e rapida raccolta di dati e di casistica differente. Si pensi ad esempio alla rapida mappatura di un’epidemia, come la SARS in Cina o l’AIDS in Europa.

parigiCittà intelligenti, un’affare da dieci miliardi di dollari

La maggior concentrazione di “cervelli”, poi, attrattati dalle città di tutto il mondo, per le migliori condizioni di vita e di lavoro, favoriscono idee e progetti più creativi e innovativi e in definitiva lo sviluppo dell’intera umanità.

Le persone che vivono in habitat più densi richiedono meno infrastrutture e consumano risorse procapite più ridotte.

Così  i grandi assembramenti urbani, come a San Paolo in Brasile, con i suoi 20 milioni di abitanti, fanno di più con meno e sono più produttivi ed efficienti grazie a una diminuzione dei costi e una maggior pressione sociale che serve a eliminare le forme di inefficienza.

Infine, gli stessi sistemi tecnologici di comunicazione in rete stanno accelerando la concentrazione di “cervelli” attivi, alla ricerca di soluzioni per problemi comuni.

Si tratta di “intelligenza distribuita”, di “cittadinanza attiva”, al servizio di nuove soluzioni per realizzare “città più intelligenti”.

IBM prevede un mercato di 10 miliardi di dollari entro il 2015. Si tratta dell’insieme di tecnologie digitali che costituiranno, sempre più, la struttura portante della comunicazione delle nostre città: fibre ottiche, reti di telecomunicazione, smatphone, tablet, banche dati liberamente accessibili e una rete di sensori e sistemi di controllo digitali. Tutte queste tecnologie stanno trasformando le città stesse in grandi computer a cielo aperto, condivisi da tutti e a cui ognuno può collegarsi e interconnettersi con altri.

Grazie a queste attività è già possibile ottimizzare la propria vita e la convivenza urbana. A Singapore, per esempio, la piattaforma Live suggerisce ai pendolari come rientrare a casa più velocemente, recuperare un taxi in momenti critici o ridurre il consumo energetico del proprio quartiere.

di Adriana Paolini

 

Linkografica

http://www.parismetropole.fr

http://www.pemb.cat/

http://www.region-stuttgart.org

http://www.milanocittametropolitana.org/

http://ideas.repec.org/p/fip/fedpwp/04-2.html

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