Scoperto il più grande giacimento d’acqua nel deserto del Kenya, .
L’UNESCO e il governo del Kenya, all’inizio di Settembre di quest’anno, hanno annunciato la scoperta di una delle più grandi falde acquifere del mondo, ubicata sotto il deserto a nord di Turkana, la culla del genere umano, famoso per i fossili, la fame e la povertà.
La scoperta è stata fatta dalla società di esplorazione di risorse naturali Radar Technologies International (RTI), nel corso di una operazione condotta nelle acque sotterranee, per il governo Kenyota, per conto delle Nazioni Unite. I giacimenti idrici sono stati rilevati dal sistema WATEX, una tecnologia di esplorazione spaziale.
Entrambe le falde idriche superficiali e profonde sono state scandagliate in tutta la regione settentrionale e centrale del Turkana, nel tentativo di individuare delle risorse acquifere sufficienti a contrastare la siccità e la scarsità d’acqua che affliggono i 2 milioni di persone che vivono in quella zona.
Lo studio RTI ha rilevato che il bacino sotteraneo scoperto in Turkana contiene come minimo 250 miliardi di metri cubi d’acqua, alimentato principalmente dalle piogge degli altopiani del Kenya e dell’Uganda, per una superficie di 21.000 kmq e a una velocità di ricarica di 3,4 miliardi di metri cubi annui.
Questa nuova disponibilità d’acqua potrebbe aumentare del 17% la quota di quella disponibile in Kenya e che da sola rappresenta quasi il doppio della quantità di risorse idriche che i keniani attualmente consumano. Per la gente del Turkana, questa falda rappresenta la promessa di migliori condizioni di vita, se non la vita stessa. Al momento, infatti, la maggior parte delle popolazioni che abitano quella regione vive in assoluta povertà, con una disponibilità di accesso ai servizi minimi e all’acqua pulita, estremamente limitato.
Per capire la portata di questi giacimenti acquiferi, si immagini un bacino pari a 25 volte il lago di Loch Ness e una capacità di ricarica costante pari a 3 volte il consumo idrico annuale della città di New York.
Tra i giacimenti scoperti, due importanti falde acquifere sono state individuate e verificate attraverso le trivellazioni. Si stima che nel grande bacino acquifero Lotikipi vi siano 207 miliardi di metri cubi d’acqua, lo stesso volume del vicino lago Turkana. Come per lo stato del Rhode Island, negli Stati Uniti, la falda acquifera si riempie a una velocità di 1,2 miliardi di metri cubi all’anno. Questo lago paleolitico potrebbe far parte della “Terra delle Meraviglie”, le antiche sorgenti del Nilo, esplorate dalla regina Hatshepsut circa 3.500 anni fa.
Il bacino acquifero Lodwar, è situato a breve distanza dall’omonima città e ai giacimenti petroliferi del Turkana; viene alimentato perennemente dal fiume Turkwel e si stima contenga una riserva di 10 miliardi di metri cubi d’acqua. Il sistema RTI ha individuato altre tre strutture di grandi dimensioni – Gatome, Kachoda e Nakalale – che potrebbero rappresentare altri 30 miliardi di metri cubi di risorse idriche. Attualmente sono in corso delle trivellazioni che dovrebbero darne conferma.
Oltre alle riserve profonde, RTI ha mappato altri 2 miliardi di metri cubi di acqua che passano a soli pochi metri sotto la terra e sono facilmente raggiungibili. Questo aumenta in modo significativo la prospettiva di poter sviluppare attività agricole locali.
La scoperta, fatta dalla Radar Technologies International (RTI) è stata resa possibile da un sistema basato su una tecnologia esplorativa spaziale, chiamata sistema WATEX. A capo del progetto è il francese Alain Gachet, che dice che la cosa peggiore che abbia mai visto nella sua vita è la gente che muore di sete. “Questa scoperta trasformerà Turkana. Tra 10 anni non vedremo più nessuno che soffre o muore di fame o di sete, la gente avrà scuole, strade e fattorie. La vita sarà migliore e la carestia sarà solo un lontano ricordo del passato”.
Per Turkana, dove i tassi di malnutrizione possono arrivare al 37%, questa scoperta è una concreta opportunità per lo sviluppo locale.
La sterile regione semi-desertica del Turkana è la patria di circa 700.000 persone. La maggior parte di loro vive pascolando mandrie di cammelli, capre e pecore. Le temperature raramente scendono al di sotto di 30 °C e l’acqua scarseggia. Brian McSorley, esperto di risorse idriche a Nairobi, ha precisato che “Molte persone per vivere dispongono di soli 10 litri d’acqua al giorno, la metà del fabbisogno minimo quotidiano”.
Ikal Angelei, direttore di Friends of Lake Turkana, una organizzazione che si batte per i diritti delle comunità del lago e garantisce la loro partecipazione al processo decisionale su questioni relative al lago e il suo ambiente, ha dichiarato: “Questa è una scoperta estremamente emozionante per la mia comunità. Mentre festeggiamo però, dobbiamo essere cauti. La prima cosa che dobbiamo fare è verificare la velocità con cui si ricarica la falda in modo da evitare di prosciugarla. Dobbiamo anche proteggerla dagli speculatori, persone senza scrupoli che minacciano di deviare l’acqua, allontanandola dalle comunità locali. La leadership kenyota deve garantire lo sviluppo di questa risorsa e proteggerla, nel rispetto dei diritti e delle necessità delle comunità locali che ne dovranno beneficiare”.
Molti auspicano che la comunità, che da sempre soffre per la forte siccittà della zona, ne benefici subito. I Keniani sono ancora oggi ossessionati dalle immagini dei bambini affamati del 2009, quando nel Corno d’Africa vi fù la peggior siccità degli ultimi 60 anni e che colpì più di 10 milioni di persone.
Richard Leakey, presidente del Turkana Basin Institute, non sembra molto sorpreso della scoperta: “Questa scoperta conferma ciò che abbiamo sempre pensato. Se questa zona era l’antico letto di un lago, l’acqua doveva pur essere andata da qualche parte. Questa è anche la culla del genere umano e spero che finalmente l’importanza di Turkana, verrà finalmente riconosciuta sia in Kenia sia nel mondo”.
Ma ottenere l’acqua, per le persone sparse nel Turkana, non sarà una cosa facile. Questa è una tra le regioni più remote e senza leggi del Kenya.
Molte, ancora oggi, sono le incursioni del vicino Uganda, del Sudan e dell’Etiopia, sia per la siccità sia per le dispute sugli animali e che da generazioni affliggono queste zone. Il popolo Turkana, ma anche quello Samburu e Pokot si sono sempre dovuti difendere dai furti di bestiame, ma negli ultimi anni la frequenza è aumentata e molti sono stati i morti.
McSorley ritiene che la vera prova sarà quella di costruire le infrastrutture necessarie per permettere alle popolazioni l’accesso all’acqua. “Le risorse sotterranee qui non sono un problema, ma molte delle comunità circostanti non hanno ancora né un pozzo né le pompe per accedervi. Sono, infatti, ancora pochi quelli possono permettersi il carburante per far funzionare il generatore che serve ad alimentare la pompa o che posseggono il denaro necessario per riparare e mantenere efficienti le attrezzature.”
Turkana si trova appena a sud del triangolo Ilemi, una regione di confine molto contesa, i cui confini non sono mai stati convenuti con esattezza da nessuno degli Stati vicini e le dispute, iniziate nel periodo coloniale continuano ancora oggi.
Già nel 1920, i funzionari britannici del Kenya e del Sudan tentarono di scaricarsi l’un l’altro la responsabilità del mantenimento della regione per sfuggire ai costi che l’operazione comportava. Il risultato è che ora la linea di confine, che corre tra i paesi, appare tutta punteggiata e lascia ampi spazi a frequenti controversie.
Angela Docherty, capo di un ente di beneficenza che opera nel triangolo Ilemi, dice che sono schermaglie tra razze molto povere. ” Tutti i conflitti sono riconducibili alla scarsità di risorse. Tutti cercano di sopravvivere.”
Negli ultimi anni, poi, la tensione è aumentata, in coincidenza del ritrovamento di giacimenti petroliferi, proprio sul confine conteso. La compagnia petrolifera inglese Tullow ha trivellato la zona e ha trovato tracce di petrolio nel bacino Lokichar, a sud di Lodwar. Le riserve non sono ancora accertate, ma se nella regione ci sono sia il petrolio sia l’acqua, l’attenzione di tutti i possibili contendenti internazionali si accentuerà e l’accesso alle nuove risorse idriche verrà senz’altro ritardato.
di Adriana Paolini
Linkografia:
http://www.theguardian.com/environment/africa-wild/2013/sep/11/1
http://www.theguardian.com/global-development/2013/sep/11/kenya-water-discovery-drought-relief