Qualche spunto di riflessione sul legame tra petrolio ed energie rinnovabili. Troppo spesso infatti questi argomenti vengono affrontati a compartimenti stagni, o con una dose di superficialità che crea disinformazione e false credenze.
I dati utilizzati sono riferiti all’anno 2014 in quanto di maggiore affidabilità e reperibilità di quelli disponibili per l’anno 2015.
Negli ultimi anni, l’apporto energetico delle fonti rinnovabili ha avuto sicuramente una crescita considerevole, dovuta a uno sviluppo tecnologico mirato all’abbattimento dei costi di produzione dell’energia, insieme a politiche di incentivazione su larga scala. A fine 2013, circa il 23% dell’energia elettrica prodotta a livello mondiale proveniva da fonti rinnovabili. L’attuale fonte principale è l’idroelettrico con circa il 17%, seguito da biomasse, eolico e solare fotovoltaico. I trend di crescita riportano il solare ed eolico nelle prime posizioni, in quanto le potenzialità di queste fonti sono estremamente superiori rispetto alle altre. Nel 2014 infatti, a livello mondiale, sono stati investiti circa 310 mld € nelle fonti rinnovabili e quelle in cui si è investito maggiormente sono stati il fotovoltaico (con circa il 46% degli investimenti) e l’eolico (con il 28,7%).
In Italia, la produzione da rinnovabili nel 2014 ha inciso per il 38,1% dell’energia generata, in crescita rispetto al 2013 dell’11,25%, con il solare e l’idroelettrico che hanno fatto registrare una crescita in doppia cifra, rispettivamente del 14,4% e 11,9%. Nel 2014, le rinnovabili sono state in grado di soddisfare quasi il 33% della domanda elettrica nazionale annua. Dal 2010 al 2014 la potenza rinnovabile ha visto un incremento di quasi il 70%. Idroelettrico e fotovoltaico rappresentano assieme 73,7% della potenza rinnovabile nel nostro Paese.
Questi dati possono tuttavia portare a conclusioni affrettate riguardo la reale convenienza di queste fonti innovative di produzione energia. Si può infatti affermare in modo solido, che il boom avvenuto dopo il 2010 per quanto riguarda il solare, sia stato dovuto non a una reale convenienza intrinseca della tecnologia (a favore di tecnologie convenzionali basate sul fossile), ma sia stato un mercato drogato da politiche di incentivo che hanno gravato sulle casse statali. Il costo dell’energia prodotta da fonti fossili risultava infatti inferiore al costo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, e quest’ultime hanno trovato sempre maggiore spazio grazie a incentivi pubblici. Ora che il prezzo delle fonti fossili è calato drasticamente rispetto al 2014, allargando ulteriormente il gap del costo di produzione tra le due tipologie di fonti, ci si può chiedere se tale calo del costo delle fonti convenzionali può portare a un rallentamento della green Energy. Tale quesito sta alla base delle principali strategie di investimento nella green Energy.
In prima analisi, si può notare come il prezzo dell’energia elettrica sia debolmente legato al il prezzo del petrolio. E’ più stretto il legame tra prezzo del gas e prezzo dell’energia elettrica nei mercati (come quello italiano) in cui una quota significativa del gas utilizzato nel termoelettrico è indicizzato al prezzo del barile. Perciò una riduzione del costo del barile, impatta in modo relativo con il costo dell’energia elettrica. In seconda analisi, la traiettoria di sviluppo delle rinnovabili è tracciata.
Come si nota dalla figura, lo sviluppo tecnologico del fotovoltaico ha portato a una riduzione di costi più che esponenziale. Dal 2008 il prezzo del fotovoltaico ha visto una riduzione pressoché verticale superiore al 90%, portandolo da oltre 200$ agli attuali 25$.
Per il futuro, le previsioni sono ancora migliori. La riduzione attesa del costo dell’energia fotovoltaica è di oltre il 30% per il 2025 e di circa il 66% per il 2050, raggiungendo valori inferiori ai 2 c€/kWh.
Trend simili possono essere visibili anche sulle altre fonti rinnovabili. Citando l’eolico onshore, il costo dell’energia prodotta è diminuito del 7-12% in 5 anni (fonte Fraunhofer Institut).
Il costo dell’energia rinnovabile aumenterà sempre più la sua competitività nei confronti delle fonti fossili, diminuendo (ed eliminando) la propria dipendenza dagli incentivi statali.
In conclusione, l’influenza del prezzo del petrolio sullo sviluppo delle rinnovabili ha un peso importante solo in alcuni settori. Ci si può infine chiedere se possa essere valido il contrario. Ovvero chiedersi se lo sviluppo delle energie rinnovabili possa influenzare il prezzo del petrolio. Il diminuire del costo dell’energia verde potrebbe infatti essere un fattore molto importante nello stabilizzare i prezzi del petrolio, fino a quando in futuro, i dubbi strategici non saranno più di convenienza delle fonti rinnovabili, ma interesseranno la convenienza nell’estrarre ulteriore petrolio che potrebbe non reggere più la competitività con la Green Energy.
di Alessandro Bondi