Oramai la musica è diventata un prodotto che non si fa toccare, qualcosa che solo il nostro senso dell’udito può percepire, e quindi spetta alla nostra immaginazione, ai nostri stati d’animo, e alle sfumature che un brano riesce ad evocare, il compito di trasportarci all’interno di un’opera musicale. Queste modalità si sono affermate grazie al diffondersi delle nuove tecnologie, che hanno permesso una sempre maggior compressione del prodotto “musica”. Si pensi all’evoluzione dei supporti d’ascolto, dalla cassetta che conteneva avvolto il nastro su cui erano incise le tracce, al famigerato “walkman” che non solo sostituiva lo stereo, ma permetteva di portarsi la propria musica preferita ovunque, fino ad arrivare ai cd-rom, con centinaia di brani sempre disponibili.
Negli ultimi anni si è assistito a un cambiamento davvero radicale. Difatti oltre alla progressiva digitalizzazione del formato (l’MP3 è ormai il più usato e ascoltato), si sono diffusi diversi sistemi di fruizione della musica e piattaforme di distribuzione commerciali, dalle quali si acquista o semplicemente si ascolta. Oltre ai vari store presenti sulla rete, si stanno moltiplicando anche servizi che offrono intere discografie in streaming: si tratta di connessioni internet attraverso le quali si può ascoltare un brano, ma senza bisogno di possederlo “fisicamente” all’interno del proprio computer.
Tutte queste nuove modalità hanno reso più veloce il processo di avvicinamento e comprensione delle varie opere musicali, la sua metabolizzazione, una scelta musicale più varia e, grazie alla disponibilità on-demand di migliaia di brani di ogni genere, un assortimento a volte smisurato. Di contro però si stà perdendo il piacere della scoperta, dell’assaporare con trepidante attesa l’uscita di un nuovo disco; e soprattutto si sta dimenticando il supporto forse il più “genuino”: il vinile. Quest’ultimo infatti, anche se per molti aspetti giudicato da alcuni negativo e superato (per il suo ingombro, l’inevitabile fruscio di sottofondo causato dall’attrito fra il solco del disco e la puntina del giradischi) rappresenta ancora la forma di ascolto più pura e appassionata, un’esperienza ogni volta unica nel suo genere. La particolarità di ogni singola seduta di ascolto di un vinile consiste nell’evocazione di una serie di immagini che cambiano ogni volta, e che permettono di cogliere colorazioni sonore diverse, e le stesse copertine dei dischi trovano, proprio nella dimensione “ingombrante” del supporto, un’espressione più alta e coinvolgente.
Nell’ultimo periodo, dopo il memorabile crollo delle vendite degli anni 80′ e 90′, il mercato del vinile ha intrapreso una costante e inesorabile risalita, come testimoniano, le continue ristampe dei grandi classici mai tramontati, e la pubblicazione in questo formato della quasi totalità delle pubblicazioni più importanti, alle volte anche in ricercatissime edizioni limitate, molto apprezzate dai comuni fans oltre che dai più accaniti collezionisti.
É in questo frizzante clima dalle forte tinte “underground”, che nasce l’idea di celebrare il vinile e tutto il mondo che gli gravita attorno (sia immaginario sia dettato dai folcloristici negozi in cui viene venduto), dedicandogli una giornata speciale. Ormai sempre più affermato e attesissimo è infatti l’appuntamento internazionale del Record Store Day, che dal 2007, ogni terzo sabato del mese di aprile, festeggia il vinile, con una manifestazione che ne promuove l’intera produzione musicale. In questo giorno sono disponibili sia edizioni limitate di LP di ogni genere, sia novità assolute sia versioni di vecchi album completamente rivisitati o addirittura reinterpretati da artisti diversi dai compositori originali.
L’inventore della celebrazione, che inizialmente avveniva solo negli States, è Chris Brown, un commesso del Bull Moose, uno dei negozi che ha scritto la storia del vinile, a Portland, nel Maine. Le sue parole rispecchiano a pieno lo spirito di questa manifestazione e le ragioni contrapposte fra il formato digitale e quello tradizionale del vinile: «Il Record Store Day è la festa di chi non si accontenta di un clic, gente che ha il piacere di uscire di casa per un disco, che vuole scambiare opinioni con altri appassionati e chiedere consigli a un negoziante competente. La musica liquida è comoda, ma è una sottrazione di belle sensazioni, del piacere di avere tra le mani un pezzo d’arte, con una bella copertina e un suono caldo.»
Il merito, però, di aver dato un taglio internazionale alla manifestazione, va a un gruppo di negozianti (Eric Levin, Michael Kurtz, Carrie Colliton, Amy Dorfman, Don Van Cleave e Brian Poehner) che decisero di ufficializzare l’idea, istituendo un appuntamento annuale, che attraverso la sua celebrazione ne favorì la diffusione in tutto il mondo. Eric Levin e Michael Kurtz, in particolare, per promuovere l’evento, nominarono alcuni ambasciatori, scegliendoli tra i grandi nomi della musica internazionale e grazie ai quali la manifestazione ebbe subito grande visibilità. All’inizio si trattò di un semplice appoggio esterno, come nel caso dei Mettalica o di Paul McCartney, ma oggi le nomination sono una investitura molto ambita; fra le più importanti quelle del 2011 e 2012, rispettivamente consegnate a due monumenti della storia del rock: Ozzy Osbourne e Iggy Pop. L’ambasciatore ufficiale dell’edizione del 2013 appena trascorsa è stato l’ex White Stripes Jack White.
Per capire meglio l’influenza che il Record Store Day ha avuto sul mercato del vinile, leggete cosa dice Michael Kurtz in un intervista su come il Record Store Day abbia influito sulle vendite dei vinili. Kurtz risponde in modo spiazzante, facendo notare come all’inizio della manifestazione, nel 2007, le fabbriche di vinili e giradischi fossero sul punto di chiudere, mentre ora “non riescono a stare dietro agli ordini”. Secondo Kurtz il successo di questo rilancio si deve sia alla preferenza che stessi artisti danno a questa modalità d’ascolto della loro produzione musicale, sia alla fedeltà riposta nel vinile che difficilmente si attribuisce all’arido MP3 e sia al risveglio di una sempre più nutrita massa di appassionati (non necessariamente di veri e propri intenditori) che preferisce approcciare l’opera di un’artista con un supporto che ne riproduce fedelmente l’originalità. È a loro che il mercato del vinile è dedicato e in modo particolare il Record Store Day. Le performance che in esso si svolgono, mirano, a tributare un giusto omaggio a questa strenua e appassionata opera di resistenza intellettuale. Come Kurtz ricorda “il mercato del vinile non supera la soglia del 15% del fatturato dell’industria musicale”.
Tra gli obiettivi ambiziosi del Record Store Day vi è anche quello di riuscire a limitare, o per lo meno a dar battaglia, al download illegale. Come sostiene, infatti, il testimonial del 2013, Jack White, occorre ridare dignità al gesto romantico, di chi pensa ci sia bellezza e amore, nell’atto di visitare un negozio di dischi e di incuriosirsi per qualcosa di nuovo che potrebbe cambiare il modo in cui si guarda al mondo, alle altre persone, all’arte e, addirittura in definitiva, a se stessi; sia per aiutare i negozi indipendenti ad affrontare la flessione che stanno attraversando, seguendo il motto lanciato da Hanry Rollins: “Ogni volta che compri un disco, in uno di questi posti, molli un cazzotto contro l’impero”.
Queste iniziative rappresentano un’autentica occasione per ammirare grandi musicisti live e assaporare il gusto di alcune rarità. Rimandano al piacere della scoperta della buona musica, un’operazione magari dispendiosa, che però accresce il nostro animo e riempie di emozioni.
Per provare a dare un’immagine di questa giornata di festa mi sembrano perfette le parole dello scrittore Nick Hornby: “è più facile scaricare musica e probabilmente costa anche di meno. Ma cosa suona nel vostro download store quando ci entrate? Niente, ecco. E chi incontrerete? Nessuno. Dove sono le pareti sulle quali trovare bigliettini in cui si offrono appartamenti da condividere e posti liberi in band destinate alla superstardom? Chi vi dirà di smettere di ascoltare quello e iniziare ad ascoltare quest’altro? Andate avanti e risparmiate un po’ di soldi per voi stessi. Quei risparmi vi costeranno una carriera, un set di amici fichi, un gusto musicale e, alla fine, la vostra anima. I negozi di dischi non vi salveranno la vita. Ma ve la renderanno migliore”
Per intraprendere questo cammino provate anche a leggere il suo romanzo Alta Fedeltà. Senza anticipare troppo la trama, magari il protagonista, nel suo squallore, può farvi un po’ pena, ma provate a cercare un vinile fra quelli che ha nel suo negozio e a metterlo sul vostro vecchio giradischi: sarà tutta un altra MUSICA!
di Tommaso Bertinelli
Sitografia:
– http://www.rockol.it/news-490406/Record-Store-Day,-parla-il-fondatore-Michael-Kurtz
– http://www.soundsblog.it/post/128391/record-store-day-2013-tutti-gli-eventi-e-le-info
– http://it.wikipedia.org/wiki/Record_Store_Day
– http://assante.blogautore.repubblica.it/2013/04/record-store-day-2/