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Open Source e Software Libero – Quarta parte

Pubblicato il 08 luglio 2013 da redazione

Storia del Software Libero

Premessa

Tratteremo ora della storia del Software Libero e del software in generale e, per quanto necessario, anche dei computer in quanto hardware.

Dobbiamo anche tener ben presente che l’informatica progredisce con tempi velocissimi, per cui dieci anni sono un lasso di tempo enorme, mentre gli avvenimenti di 60 anni fa fanno ormai parte della preistoria.

Queste è spesso tipico nei primi tempi di sviluppo di una nuova tecnologia, ma certo è che l’informatica, ha avuto uno sviluppo così tumultuoso e, direi, affascinante, nel giro di pochi anni.

Viene anche riportata una tavola sinottica con la storia del software libero, comparata con quella della Microsoft e della Apple, nonché con avvenimenti di cronaca.

La storia inizia con i primordi (1623) e si conclude significativamente con il 2011, anno di morte di Dennis Ritchie e Steve Jobs.

Non ha la pretesa di essere ne esaustiva ne completa.

Gli antefatti

I primi programmatori in binario, poi in assembly non si preoccupavano di una qualche protezione del codice, che era praticamente in uno stato di pubblico dominio, il software veniva condiviso senza nessuna forma di proprietà intellettuale, per altro, data la scarsa diffusioni dei computer, essenzialmente nelle università e nei centri di ricerca, non se ne sentiva alcuna necessità.

Il business veniva visto nell’hardware, e lo stesso utente sviluppava il software che era strettamente legato alla macchina.

John Backus (1924-2007).

John Backus (1924-2007).

Nel 1957 esce all’IBM il primo compilatore Fortran di John Backus, iniziando quindi l’era dei linguaggi ad alto livello.

L’IBM, già produttrice di registratori di cassa, si avviò così ad essere la prima monopolista dell’era dei computer, attraverso i mainframe (calcolatori centrali), grandi macchine composte da più armadi situati in locali appositi cui accedevano solo gli addetti, mentre gli utenti normali scrivevano, o, meglio, perforavano i loro programmi su schede di cartone che a pacchi, batch, venivano dati agli addetti che provvedevano a farli girare.

In seguito ci fu la possibilità di collegarsi all’elaboratore centrale attraverso terminali non intelligenti, tipici quelli con tastira integrata e schermo a fosfori verdi.

Negli anni sessanta cominciano a nascere i primi sistemi operativi, sviluppati essenzialmente per fare gestire alla macchina i vari jobs (lavori) magari in time sharing (divisione di tempo), poi, piano piano, tali sistemi si arricchiscono di sempre nuove funzionalità, che quindi vengono in qualche modo connaturate alla macchina, mentre al programmatore rimane lo sviluppo dei vari software che si appoggiano sul sistema operativo stesso.

Fino a questo periodo il programmatore è in genere la stessa persona dell’utilizzatore, poi i compiti cominciano a differenziarsi e, nell’ambito della programmazione, anche a specializzarsi.

Nel 1963 al MIT(Massachusetts Institute of Technology) nasce il sistema operativo Multics predecessore di Unix, quest’ultimo viene alla luce dopo il sessantanove per merito di B. Kernighan (Toronto 1942), K.Thompson (New Orleans 1943) e D. Ritchie (Bronxville, NY, 1941 – Berkeley Heights, NJ, 2011).

Unix era, non solo un sistema completo e molto all’avanguardia, ma, in qualche modo, nato per il futuro, infatti è tuttora vivo e vegeto, passando, in forme e nomi diversi, dai mainframe ai moderni pc.

Unix fu scritto inizialmente in assembly, ma poi venne riscritto in C, linguaggio evoluto ideato in quel periodo da D. Ritchie e K. Thompson.

Dennis  Ritchie  (1941 – 2011).

Dennis Ritchie (1941 – 2011).

Unix e C furono un passaggio cruciale, del quale molto la comunità deve al compianto Dennis Ritchie, già citato nel primo articolo, ma che qui ci piace ricordare in foto.

Inizia a quei tempi anche un modo di pensare l’informatica, definito da Steven Levy come Etica Hacker (da qualcuno bollata come sottocultura) che predicavala apertura dei codici, la loro condivisione e il libero accesso alle tecnologie informatiche al fine del miglioramento del mondo, idee forse un po’ giovanilmente ingenue e nello spirito dei tempi, ma certamente anticipatrici delle problematiche insite nell’uso non trasparente dell’informatica con tutte le sue potenzialità, ma anche pericoli insiti nella sua stessa natura immateriale, basti pensare all’ultimo scandalo del datagate e altri che lo hanno preceduto.

Contemporaneamente inizia in quel periodo la chiusura dei codici, essenzialmente per ragioni commerciali, poiché si comincia ad intravedere nel software chiuso la possibilità di profitti, profitti che poi si riveleranno enormi, tant’è che imprenditori, e non certo hacker, come Bill Gates, Paul Allen e Steve Jobs, ma anche L. Allison della Oracle, stazionano da anni nelle zone alte della classifica di Forbes.

Le strategie commerciali delle aziende di software proprietario, talvolta spericolate e, forse, al limite del legale, si rivelarono efficacissime, e continua ancora adesso.

Per fare un esempio Windows 8 usa schede madri nel quale BIOS di nuova generazione (UEFI), viene implementata una tecnologia secure boot (avvio sicuro), che blocca la possibilità di installare un altro sistema operativo, questo giustificato come sicurezza, in quanto impedirebbe l’installazione di sistemi malevoli.

Naturalmente la comunità è già riuscita a trovare come bypassare il problema, ma non ancora in modo completamente soddisfacente.

Ma si arriva anche ad azioni eclatanti, comunque conformi alla legge (il famigerato DCMA), quali l’arresto dell’hacker russo D. Sklyarov su denuncia della Adobe.

Paul Freiberger e Michael Swaine hanno raccontato in Fire in the Valley (fuoco nella valle) come si sono svolte questi primi momenti di conquista del mercato da parte dei giovanissimi imprenditori Bill Gates e Steve Jobs.

Dal libro, Martyn Burke trasse, nel 99′, un film dal titolo veramente appropriato: Pirates of Silicon Valley nel quale l’hacker Steve Wozniak, cofondatore della Apple e Steve Ballmer, primo dirigente della Microsoft e attuale amministratore delegato, dopo l’abbandono di Bill Gates, raccontano quel concitato periodo attraverso una serie di episodi significativi.

Il film inizia con il celebre spot di Jobs al superbowl per continuare in altri episodi che ben illustrano passaggi chiave dell’affermazione dei due sistemi operativi proprietari, attualmente più usati.

Il film è stato doppiato in Italiano con l’ovvio titolo de I Pirati di Silicon Valley, quest’ultima è la famosa valle alle spalle di San Francisco dove sono concentrate la grande parte delle aziende informatiche mondiali, il luogo fu originariamente scelto per la purezza dell’aria, necessaria per la lavorazione dei microprocessori di silicio, e da questo elemento prese il nome, come dalle mele MacIntosh che vi venivano coltivate, derivò l’omonimo pc della Apple.

Il film fu proiettato nelle sale anche in Italia senza riscuotere particolare successo, certo è che necessita un minimo di formazione e conoscenza della storia dell’informatica per poter essere capito e apprezzato.

E’ ancora acquistabile on-line e visibile anche in streaming, e, almeno fino a poco tempo fa, ne esisteva anche il torrent, che, viste le leggi sui diritti d’autore, non deve essere sfruttato.

Fare profitto non è peccato, anzi, ma certamente il modo con cui ciò è avvenuto lascia pensare, e, anche ove non si condividano certe posizioni ideali, non è difficile, per lo meno, comprendere i motivi per cui Stallman e molti cultori del FOSS non siano propriamente teneri verso certe aziende.

In conclusione potremmo riassumere questo paragrafo così: il software è nato libero ed è diventato proprietario solo per motivi di profitto.

Nascita ufficiale del Software Libero

Non tutti però accettarono questa situazione, che, fra l’altro, avveniva nel più completo silenzio dei mass media, forse per l’ancora limitata diffusione dei computer, ma pure per una sorta di alone di mistero che avvolgeva certe tecnologie.

Questo silenzio continua ancora adesso, almeno nella stampa generalista, ovviamente favorito dalle solite aziende, che si proteggono in ogni modo.

Personalmente, per fare un esempio, ritengo che l’introduzione di una tecnologia come il secure boot, dovrebbe ricevere una qualche, seppure minima, attenzione, anche nei media generalisti.

Per riprendere il filo del discorso, nel 1974, la AT&T, un gigante della telefonia americana, usava Unix System V (una delle tante versioni del sistema) per la gestione delle sue centraline, ma, per motivi di leggi anti trust, non avrebbe potuto sfruttarne commercialmente i diritti se non per i suoi prodotti.

Un primo momento importante per il software libero fu quindi la cessione da parte della AT&T di Unix alla università di Berkely, California. I motivi della cessione sono tutt’ora non chiari.

Nacque così BSD (Berkeley Software Distribution) che è in qualche modo il primo sistema libero.

In seguito però una causa, intentata agli inizi degli anni ’90 dalla AT&T a BSD accampando violazioni di diritti, rallentò e di molto lo sviluppo del sistema, che si riprese solo dopo che le accuse furono giudicate infondate (1994).

RMS   in una immagine recente.

RMS in una immagine recente.

R.-M.

R.-M. in una immagine giovanile.

Un secondo momento si doveva rilevare ancora più importante: la classica goccia cadde nel vaso della pazienza, non certo capiente, di un ricercatore del laboratorio di intelligenza artificiale del MIT, Richard Matthew Stallman (New York il 16 marzo 1953, laureato in fisica ad Harvard nel 1974 summa cum laude), gli venne infatti rifiutato dalla Xerox il sorgente del software di Stallman necessitava del sorgente per adattare, alla nuova stampante, un programma che già aveva sviluppato per la vecchia, programma che mandava un avviso di stampa all’utente, evitando le lunghe attese presso la macchina, che era unica per tutti gli utenti distribuiti su più piani.

Stallman, familiarmente dalle iniziali RMS (root mean square: radice quadratica media), oltre ad essere un programmatore provetto, era intriso dell’etica hacker del tempo, dimostrò non solo di capire perfettamente la situazione, ma di intuirne chiaramente le implicazioni che ciò avrebbe avuto, se solo il mercato fosse stato in grado di svilupparsi come aveva iniziato a fare.

Non stette con le mani in mano ma, assieme ad altri hacker, concluse che solo realizzando un sistema operativo completamente libero, si poteva non rimanere stritolati nell’abbraccio, considerato mortale per la Libertà, delle aggressive software house, nate già un lustro prima nella costa ovest degli USA.

Fu così fondato nel 1983 il progetto GNU (GNU is not Unix: un acronimo ricorsivo in tipico stile hacker) con lo scopo di creare appunto un sistema operativo libero, comunque Unix-like (come Unix).

GNU:  il logo.

GNU: il logo.

Tale progetto, di cui qui troviamo l’annuncio ufficiale, ebbe subito come ovvio simbolo lo gnu (bovide africano del genere Connochaetes).

Successivamente, il 4 Ottobre 1985, sempre Stallman fonda a Boston la Free Software Foundation (FSF), un’associazione senza scopo di lucro (esattamente una taxt-exempt charity) con lo scopo di promuovere lo sviluppo e l’uso del software Libero (con la iniziale maiuscola) in tutte le aree dell’informatica, ma principalmente contribuendo alla realizzazione del sistema operativo GNU.

Nell’ambito della FSF furono poste le basi teoriche del Software Libero, attraverso i requisiti delle 4 Libertà, e fu sviluppata una licenza, la GPL (GNU General Public License), cui un software doveva sottostare  per definirsi Libero.

Su tale licenza e altre torneremo più dettagliatamente in seguito.

Vale la pena spendere due parole sul carattere di Stallman (meglio del dottor Stallman) che, come minimo, non è definibile completamente accomodante e gentile, valgono per tutte le parole pubblicate sul suo sito alla dipartita di Steve Jobs:

Steve Jobs

Si, in effetti sono parole crude, ma pure è una ipocrisia parlare bene di una persona dopo la sua dipartita, quando prima se n’è sempre detto in modo non certo positivo.

RMS è tutt’ora attivissimo nella difese e promozione del Software Libero, non mancando mai di rimarcare le sue posizioni, in modo schietto e diretto.

Indipendentemente dall’opinione che si possa avere del fondatore di GNU e della FSF, non gli si puo’ negare lungimiranza e coerenza, forse eccessiva, ma che ha permesso di tenere vivo lo spirito del Software Libero, anche in tempi bui, durante i quali avrebbe potuto essere stritolato e dimenticato.

Senza retorica riteniamo che l’umanità debba essere grata a Richard Matthew Stallman per GNU la FSF e il suo impegno ancora intatto.

In ogni caso il contributo tecnico dello sviluppatore Stallman al Software Libero è testimoniato da tre notevoli programmi ancora vivi e vegeti:

GCCGCC (Gnu C Compiler) un potente compilatore C tuttora usato e che nel tempo si è arricchito con altri linguaggi tra cui: Java, C++, Objective C, Fortran ed Ada, diventando, quindi, GNU Compiler Collection (raccolta di compilatori di GNU) e mantenendo lo stesso nome.

 

GBDGBD (Gnu debugger: correttore di GNU), un software importante per lo sviluppatore, quando si pensi che, in fase di realizzazione di un nuovo programma, il tempo di correzione (debugging) si aggira attorno al 45 % del totale.

 

EMACSEMACS un editor di testo che, nel tempo, è diventato sempre più completo e potente. Ricordiamo che un programma, in qualsiasi linguaggio sia scritto, al nocciolo è un semplice file di testo, poiché solo quello è in grado di tradurre il compilatore, e, pertanto, un ottimo editor è uno strumento basilare per il programmatore.

L’essersi dedicato a tali tipologie di software indica ancora una volta la visione strategica di Stallman: i tre programmi sono praticamente gli strumenti per lo sviluppo di qualsiasi altra tipologia di software, sono definibili come i mezzi di produzione del programmatore, ma, a differenza di quelli di marxiana memoria, una volta realizzati Liberi sono disponibili all’infinito per tutti. Il classico tornio parallelo, invece, una volta costruito vale per se stesso: volendone un altro è necessario costruirlo!

Alcuni obbiettano che tali software sono superati da altre applicazioni più moderne e user friendly (amichevoli per l’utente), quali IDE (integrated development environment : ambiente di sviluppo integrato) etc., ma qui stiamo argomentando di strumenti per lo sviluppatore puro, diciamo hacker, il valore dei quali rimane tuttora intatto.

Notiamo anche come le radici di quello che poi sarà Linux, ovvero il sistema Libero più diffuso, sono tutt’altro che recenti, per intenderci GNU è nato prima di Windows e anche di MacIntosh, che fu, nel 1984, il primo personal della Apple con interfaccia grafica e mouse.

Per altro GNU è antecedente anche alla nascita del primo X Windows System, gestore grafico su cui si basano i moderni sistemi Unix-like.

Inoltre il 1985, anno dell’istituzione della FSF, vede la nascita di Windows 1, la cacciata di Steve Jobs dalla Apple e l’abbandono della stessa da parte di Wozniak.

Se poi vogliamo andare più indietro Unix (1976) è precedente al DOS (1979), ma quest’ultimo non era lontanamente paragonabile con il primo, tant’è che, dopo molte modifiche e correzioni, la Microsoft si è vista costretta ad abbandonarlo nel 2000.

Lo sviluppo di un sistema operativo non è una attività facile e immediata, e per ritornare al paragone adottato nel precedente articolo potremo dire che, come un affresco non è una cosa da donnicciuole o infingardi (le neofem perdonino il sommo Michelangelo, che così si espresse in un dialogo romano con don Giulio Clovio).

All’inizio degli anni 90′ GNU era quasi finito, mentre gli sviluppatori di GNU si dedicavano all’ultima parte mancante cioè il kernel, chiamato hurd, kernel su cui stanno ancora affannandosi.

Linus Torvalds, da giovane.

Linus Torvalds, da giovane.

Così stavano le cose quando uno studente al secondo anno di informatica all’università di Helsinki, Linus Benedict Torvalds (Helsinki 28 dicembre 1969) cominciò a sviluppare, prendendo spunto dall’os Minix (creato libero per motivi didattici dal prof. Tannenbaum), un kernel Unix-Like.

Appena sviluppato (versione 0.01) pensò bene di chiedere aiuto al newsgroup: comp.os.minix, tramite una mail che vale la pena di riportare integralmente con relativa traduzione:

Benedict

Questa prima versione stabile aveva 176.250 linee di codice, che, già nella 1.02 erano salite a 310.950.

Si formò una vera e propria comunità che si dedicava al kernel fino ad arrivare alla nascita nel 2002, a San Francisco, della Linux Kernel Organization, una Public Benefit Corporation, che cura principalmente lo sviluppo del kernel ed il relativo archivio.

La versione 3.0, rilasciata nel luglio 2011 per festeggiare il ventennale, aveva 14.646.952 righe.

Il kernel è scritto quasi tutto in C, l’attuale ultima versione è la 3.9.8 del 27.06.2013.

La licenza del kernel è la GPL, ovvero quella del Software Libero secondo la Free Software Foundation, l’adozione della GPL è dovuta alla riconoscenza di Torvalds verso GNU, di cui aveva ampiamente usato i software di sviluppo per ottenere il kernel.

Il kernel prese il nome di Linux (Linus UniX), dove la x è la tipica lettera del marchio Unix.

GNU e Linux si integravano perfettamente a vicenda, generando quindi un sistema operativo completo e funzionante, in effetti, anche sotto la pressione polemica di Stallman, il sistema dovrebbe (anzi deve) essere chiamato GNU/Linux, ma, nella pratica corrente, si usa solo il termine Linux, che, ribadiamo, è relativo al solo kernel.

Un giovane Linus  Torvalds  crea  Tux.

Un giovane Linus Torvalds crea Tux.

Pur essendo un deciso assertore del Software Libero, Torvalds ha una personalità più accomodante e non certo spigolosa come quella di Stallman, è amatissimo dalla comunità e tuttora spetta a lui l’ultima parola sullo sviluppo del kernel, che continua a coordinare e supervisionare.

Torvalds si è naturalizzato americano e vive attualmente in California.

Non potendo mancare un marchio simbolo anche per Linux, nel 1996 Larry Ewing crea la mascotte Tux, un simpatico pinguino, animale per cui Torvalds ha simpatia, derivandone il nome da Torvalds UniX.

Tux è diventata un’immagine familiare e senza dubbio la sua simpatia rispecchia pienamente quella che circonda Linus Torvalds.

Nascita ufficiale dell’open source

Nel primo articolo abbiamo dato una definizione esclusivamente tecnica del termine open source, ora, come già annunciato, ne vedremo un diverso significato.

Verso la fine degli anni 90′ l’importanza dello sviluppo del software era cresciuto in modo esponenziale, contemporaneamente la Microsoft era arrivata ad una posizione praticamente monopolistica.

Crebbe pertanto l’attenzione delle aziende verso il Software Libero e la comunità hacker che gli gravitava intorno.

Ma il costante richiamo sulla parola Libertà nonché la personalità di Stallman, considerata quasi eversiva e comunque non aperta a realizzazioni commerciali, e forse anche il suo aspetto anarcoide, teneva in qualche modo lontane le software house.

Va comunque evidenziato ancora una volta come le quattro Libertà non escludano nel modo più assoluto l’uso commerciale del software, ne, tantomeno, eventuali profitti che da esso possano derivare.

Inoltre il modo con cui si era sviluppato il kernel era totalmente diverso dal modo classico e piramidale usato fino allora da progetto GNU: la rete aveva reso possibile una collaborazione praticamente paritetica di sviluppatori sparsi per il mondo, e, malgrado l’impressione di disordine che ciò poteva provocare, la realtà aveva dimostrato che la metodologia funzionava benissimo.

Eric  Raymond.

Eric Raymond.

Più tardi il molto discusso Eric S. Raymond (Boston 1957) lo definì in un celebre saggio del 1997 (qui la traduzione integrale) come un bazar, contrapposto all’approccio classico tipo cattedrale, nello stesso saggio veniva usato anche il termine open source.

Di fatto poi lo stesso Raymond con Bruce Perens diedero vita alla Open Source Initiative (OSI) che formalizzò nella Open Source Definition un tipo di licenza Open Source, meno caratterizzata eticamente e più pragmatica, che in qualche modo veniva incontro alle aspettative delle aziende le quali, come già detto, cominciavano ad intuire le possibilità di profitto insite nel software open source, termine più rassicurante che non quello di free, che, fra l’altro, poteva rimanere ambiguo nella lingua inglese.

E’ qui inutile seguire le polemiche feroci che Stallman e soci innescarono con l’OSI, accusata di tradire l’originale purezza dell’etica hacker.

Ma, una volta tanto, la parola fine fu in qualche modo detta da Stallman: We disagree on the basic principles, but agree more or less on the practical recommendations. So we can and do work together on many specific projects.

Siamo in disaccordo sui principi di base, ma più o meno in accordo con le pratiche raccomandazioni. Per cui possiamo fare e facciamo lavoro insieme in molti specifici progetti.

Bruce  Perens.

Bruce Perens.

E in effetti i punti in comune sono nella pratica molti pur rimanendo differenze di fondo circa i principi costitutivi dei due movimenti.

Per quanto ci riguarda preferiamo parlare di Software Libero per quello conforme alle quattro Libertà lasciando l’open source come tale o, se volete, come software libero (iniziali minuscole).

Alla fine è stato creato un acronimo che sposa ambedue le posizioni: FOSS ovvero Free and Open Source Software talvolta anche FLOSS ovvero Free/Libre and Open Source Software, dove viene evitata l’ambiguità della parola inglese free (libero o gratis).

Conclusioni

In questo articolo si è descritta la nascita del Software Libero, anche se il software libero era nato e solo crescendo è divenuto proprietario o chiuso o non libero che dir si voglia.

di Tullio Bertinelli

 

Linkografia

Naturalmente sul web esistono moltissimi link ai vari argomenti trattati, il rischio è di avere troppe informazioni, qui sono riportati quelli richiamati dal testo

http://it.wikipedia.org/wiki/Etica_hacker

http://en.wikipedia.org/wiki/Dmitry_Sklyarov

http://punto-informatico.it/69968/PI/News/sklyarov-odissea-dell-hacker-arrestato.aspx

http://it.wikipedia.org/wiki/Steve_Wozniak

http://it.wikipedia.org/wiki/Steve_Ballmer

http://www.gnu.org/gnu/initial-announcement.it.html

http://www.fsf.org/it

http://www.beppegrillo.it/2013/03/passaparola_-_libero_software_in_libero_stato-_richard_stallman.html

http://lists.pirateweb.net/pipermail/pp.international.general/2013-March/013805.html

https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/181053_474599305929247_1110523618_n.jpg

https://www.kernel.org/

http://it.wikipedia.org/wiki/La_cattedrale_e_il_bazaar

http://it.wikisource.org/wiki/La_cattedrale_e_il_bazaar

http://it.wikipedia.org/wiki/Open_Source_Initiative

http://it.wikipedia.org/wiki/Open_Source_Definition

 

E inoltre l’articolo molto deve a questi due libri:

http://www.ippolita.net/sites/default/files/ippolita-open-non-e-free-it-eleuthera.pdf

di Ippolita

http://www.copyleft-italia.it/pub/introduzione_al_software_libero-online.pdf

di Elena of Valhalla” Grandi

 

Citiamo inoltre:

http://www.ibs.it/code/9788886926973/levy-steven/hackers-gli-eroi.html

di Steven Levy

http://www.copyleft-italia.it/pub/codice-libero.pdf

di Sam Williams

http://it.scribd.com/doc/60864888/Linus-Torvalds-Rivoluzionario-Per-Caso

di Linus Torvalds

 

tavola sinottica

Open Source_4_sinottico_storia

 

1 Comments For This Post

  1. adriana paolini Says:

    Ho iniziato a occuparmi di piattaforme multimediali nel 1987 con un piccolo 128 k doppio drive. Ho progettato la prima interfaccia multimediale per il grande pubblico “Magellano”, sistema di navigazione interattivo per le prime edizioni di “Smau”, insieme a “Marco Pavesi”. Ricordo che al debutto della fiera con tutti i pc touch-screen distribuiti nei vari padiglioni e queste zattere/bottoni galleggianti cliccabili dai monitor, in una serie di belle e diversificate cornici grafiche-marine, dovetti vedermela con Gianni Degli Antoni e l’allora direttore di Olivetti, perchè l’interfaccia non era uno standard Kioskit, non era cioè omologata alla classica interfaccia “bancomat” e “poveri noi se adesso dovremo avere un’interfaccia grafica diversa per ogni cosa” … Il dos si arrendeva all’immagine e l’informatica si poneva finalmente a servizio dell’immaginario collettivo. Nel frattempo “Gomma” si aggirava per la Fiera intervistando i grandi del momento (erano i tempi di Negroponte) e i cellulari erano così grandi che non stavano quasi in una mano e pesavano quasi 1 kg. Bei tempi ogni giorno c’era qualche cosa da inventare, progettare, sperimentare, immaginare. Ma oggi, come allora, penso non si sia fatto abbastanza per la collettività.

    Grazie Tullio, gran bel lavoro…

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