Categoria | Europa

L’Unione Europea e la gestione delle crisi internazionali

Pubblicato il 17 aprile 2013 da redazione

La Politica Estera e di Sicurezza dell’UE: organi preposti e opportunità per i giovani

L’Unione Europea (UE) riveste un ruolo centrale nello scacchiere geostrategico mondiale grazie a una serie di interventi nel settore diplomatico, del commercio e in quello degli aiuti allo sviluppo in sinergia e accordo con altre Organizzazioni Internazionali (OI). Nel campo specifico della politica estera gli obiettivi sono quelli di promuovere e preservare la pace, i suoi valori, di prevenire i conflitti e di rafforzare la sicurezza internazionale.

La Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) dell’UE trova i suoi fondamenti nel Trattato di Lisbona (entrato in vigore nel 2009) che ha profondamente modificato il settore con la creazione di alcune figure e strutture innovative, volte al rilancio, a una maggiore efficienza e autorevolezza della Politica estera dell’UE, che superi i particolarismi nazionali cercando di riequilibrare l’asimmetria di potere che oggi è presente quando si parla di rapporti tra le superpotenze e l’Europa. In particolare ci si riferisce alla creazione della posizione di Alto Rappresentante (AR) dell’Unione per la Politica Estera di Sicurezza (è anche Vice Presidente della Commissione Europea nel settore dell’azione esterna) e del suo braccio operativo costituito dal Servizio Europeo di Azione Esterna (SEAE).

L’AR ha avocato su una unica figura le funzioni che precedentemente erano svolte dalla Presidenza del Consiglio (a rotazione semestrale tra i 27 Paesi membri), dal Segretario generale del Consiglio (l’ultimo è stato Javier SOLANA) e dal Commissario Europeo per le Relazioni Esterne.

L’AR (attualmente è la Baronessa Lady Catherine Ashton), supportata dal SEAE, è quindi responsabile dello sviluppo della PESC, inclusa la Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC) , presiede il Consiglio Affari Esteri (costituito dai Ministri degli Esteri dei 27 Paesi membri), conduce i colloqui con Paesi e Organizzazioni terze per conto dell’UE ed esercita il controllo sul SEAE e sulle Delegazioni dell’UE nei vari Paesi del mondo e presso le OI.

Il SEAE, oltre a supportare l’AR, assiste altresì la Commissione e i servizi diplomatici degli Stati membri, al fine di garantire la coerenza dell’azione esterna europea e infine sostiene la Commissione nello sviluppo e nell’attuazione dei programmi e degli strumenti finanziari dell’azione esterna dell’UE.

Attività del Servizio Europeo di Azione Esterna (SEAE).

Costruzione della pace.

L’UE ha svolto un ruolo cruciale nei Balcani Occidentali dopo le guerre nella Ex-Yugoslavia, attraverso azioni politiche, pratiche e di supporto economico; attualmente è fortemente impegnata nel favorire il dialogo tra la Serbia e il Kosovo.

Politica di vicinato.

L’UE è costantemente impegnata a mantenere relazioni solide e amichevoli con le nazioni vicine, promuovendone la democrazia e i diritti umani. Un recente esempio è costituito dalle azioni a supporto dei Paesi del Medio Oriente che hanno visto il sorgere della cosiddetta “Primavera Araba.”

Aiuti allo sviluppo e rispetto dei diritti umani

L’UE è il maggiore donatore al mondo nel settore degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo ed è costantemente impegnata affinché i diritti umani vengano rispettati in tutto il mondo.

Costruzione della sicurezza.

Nell’ambito della PESC, l’UE ha sviluppato quella che viene denominata “Politica di Sicurezza e di Difesa Comune”(parte integrante della PESC) attraverso operazioni militari e missioni civili in tutto il mondo. Un esempio di successo è costituito dall’operazione militare denominata “EUNAVFOR ATALANTA” nel Corno d’Africa, finalizzata a proteggere dagli attacchi dei pirati i convogli umanitari del “World Food Programme” diretti in Somalia.

Aiuti umanitari.

Quasi la metà degli aiuti umanitari internazioni provengono dall’UE e dai suoi Paesi membri. Ciò ha consentito di fare fronte, ad esempio, alle carestie e ai problemi di approvvigionamento nel Corno d’Africa. Inoltre, l’UE è intervenuta in presenza di emergenze internazionali quali ad esempio il terremoto ad Haiti, lo Tsunami in Giappone o le inondazioni in Pakistan.

figura 1

L’amministrazione centrale del SEAE ha sede a Bruxelles ed è articolata in direzioni generali dedicate a:

­- i settori di azioni tematiche e geografiche, che comprendono tutti i Paesi e tutte le regioni del mondo;

­- la gestione delle crisi e la pianificazione di operazioni militari e missioni civili;

­- la gestione amministrativa, la sicurezza dei sistemi di comunicazione e informazione, la gestione del bilancio e del personale.

Il SEAE è composto inoltre da Delegazioni dell’UE nei Paesi terzi e nelle varie OI.

Nel settore della gestione delle crisi, l’UE ha effettuato missioni civili e operazioni militari nella Ex Repubblica iugoslava della Macedonia, in Kosovo, in Bosnia Erzegovina, nei Territori occupati della Palestina, in Guinea Bissau, nella Repubblica Democratica del Congo, nel Sudan/Darfur, nel Ciad, nella Repubblica del Centro Africa, in Somalia, in Afghanistan, in Moldova, in Ucraina, in Iraq, in Georgia e ad Aceh, una provincia dell’Indonesia.

Queste missioni sono spesso volte a supportare la polizia, il sistema giudiziario, delle dogane, del controllo dei confini, del contrasto delle pirateria e a ricostruire in generale le capacità statuali di uno stato in crisi. Tali missioni, inoltre possono facilitare le trattative per la fine delle ostilità in alcune aeree, assicurandosi che gli accordi fra le parti siano rispettati, occupandosi inoltre della sicurezza della popolazione civile e dei rifugiati.

figura 2

Come si sviluppa praticamente, nel quotidiano, l’azione del SEAE?

Ci si concentrerà in questo articolo sulle attività di gestione delle crisi e di prevenzione dei conflitti. In sostanza, attraverso i propri organi preposti, il SEAE è coinvolto in tutte le fasi del ciclo di una crisi in una determinata regione; dalle strategie preventive, alla riabilitazione successiva, a una ricostruzione post bellica o delle istituzioni di uno stato dopo la crisi.

Vediamo allora sinteticamente quali sono le figure di riferimento del SEAE, e non, che agiscono in questo settore.

Comitato Politico e di Sicurezza (COPS).

È un organo intergovernativo che si riunisce almeno due volte alla settimana a livello di Ambasciatori dei 27 Paesi membri, al fine di preparare il terreno per le decisioni che poi saranno prese a livello di Consiglio dell’UE (Massimo organo decisionale  dei Paesi membri). Le sue funzioni principali sono quelle di discutere la situazione internazionale e aiutare a definire le politiche estere, inclusa quella di sicurezza e difesa. Inoltre è l’organo che prepara una risposta alle crisi e esercita il controllo politico e la direzione strategica in caso di azione da parte della UE.

Comitato Militare dell’UE (EUMC).

È il più alto organo militare, sempre a livello intergovernativo. È composto dai Capi di Stato Maggiore della Difesa dei Paesi membri (rappresentati dai loro rappresentanti permanenti). L’EUMC fornisce al COPS (cioè ai rappresentanti politici) pareri e raccomandazioni su tutti gli aspetti militari riguardanti l’azione dell’UE.

In parallelo, il COPS riceve pareri e raccomandazioni anche da un altro Comitato per gli Aspetti Civili della gestione delle crisi (CIVCOM). È formato da funzionari diplomatici di rango meno elevato.

Fino ad ora sono state presentate delle strutture che in effetti non sono parte del SEAE, ma costituiscono il braccio operativo ed esecutivo dei 27 Paesi membri, le quali devono approvare le proposte “tecnico-politiche” predisposte dalle strutture del SEAE. E’ importante, inoltre sottolineare come nel campo della PESC e della PCSD le decisioni debbano essere prese all’unanimità da parte dei 27 e ciò, benché possa apparire un ostacolo per una presa di decisione rapida, garantisce una uniformità di veduta e una totale coesione dei 27 nell’azione decisa.

Le varie direzioni tematiche del SEAE predispongono i propri dossier sulle aree di competenza con particolare attenzione verso aree che possono presentare in un futuro più o meno immediato, dei focolai di crisi. Verso tali aree vengono redatte delle “strategie complessive” che indicano la strada da seguire nei successivi mesi. Ad esempio, l’UE qualche anno fa ha preparato una strategia globale per il Corno d’Africa e, più recentemente una per la regione africana del Sahel, in crisi a seguito delle infiltrazioni del terrorismo islamico nella regione.

Su iniziativa del SEAE o dei Paesi membri, il COPS discute le linee d’azione che vengono proposte e che, dopo un lungo lavoro di preparazione e di consultazione del EUMC (per la parte militare) o del CIVCOM (per la parte civile), si possono tradurre in una possibile approvazione da parte degli Ambasciatori (quindi del livello politico) di una operazione civile o militare in un determinato Paese.

In tal caso entrano in gioco altre strutture tecniche del SEAE, la cui funzione è proprio quella di disegnare a livello strategico e successivamente operativo la missione che dovrà essere approvata definitivamente dal COPS e dal Consiglio.

Si tratta di un lavoro complesso che vede, in tempi anche piuttosto ristretti, la preparazione di documenti piuttosto corposi che, a livello strategico, devono spiegare agli Ambasciatori che cosa si vuole ottenere e come. Nello specifico, tali documenti (denominati Concetti per la Gestione della Crisi), partendo dalla situazione politica nella regione, dai recenti fatti occorsi, dalla situazione della sicurezza e dai rischi potenziali, identificano le linee d’azione da percorrere, il tipo di intervento proposto, i risultati attesi, i tempi necessari e le forze necessarie per raggiungerli.

Strutture “tecniche” del SEAE che predispongono i Concetti per la Gestione della Crisi

Direttorato per la Gestione delle Crisi e la Pianificazione (CMPD).

Effettua la pianificazione politico-strategica delle missioni civili e delle operazioni militari.

Staff Militare dell’UE (EUMS) che sotto la direzione del EUMC (ricordiamoci che l’EUMC è costituito dai Capi di Stato Maggiore della Difesa dei 27) e sotto l’autorità dell’AR fornisce l’esperienza militare nell’ambito dell’EEAS. Nel frangente specifico della predisposizione della documentazione strategica per il possibile lancio di una operazione, supporta il CMPD per la redazione dei documenti di pianificazione strategica.

Direttorato per la Capacità di Pianificazione e Condotta Civile (CPCC).

E’ una struttura responsabile per la condotta operativa delle missioni civili. Sotto il controllo politico e la direzione strategica del COPS (ancora una volta sono i Paesi membri che decidono) e l’autorità dell’AR, il CPCC assicura la pianificazione operativa e la condotta della missione civile di gestione della crisi così come l’appropriata implementazione.

Si è quindi transitati dal livello politico-strategico a quello operativo, cioè a quello per mezzo del quale si traducono in azioni pratiche le direttive strategiche che erano state predisposte dalla CMPD.

I funzionari della CPCC quindi, coadiuvati, se necessario, dai militari dell’EUMS, predispongono una serie di documenti, tra cui il più importante è il “Concetto operativo dell’Operazione” che fornirà al Capo Missione, le istruzioni più dettagliate per implementare le sue azioni sul campo.

Il Concetto Operativo, prende luce non solo grazie alle istruzioni ricevute a livello strategico, ma anche grazie a numerosi contatti e visite nell’area di crisi che i funzionari del CPCC (dotati di differenti back-ground) effettuano nella regione oggetto della crisi per prendere contatti con le autorità locali, capire meglio la situazione e i bisogni.

Nello specifico, recentemente l’UE, nell’ambito della propria strategia nel Sahel, ha lanciato una operazione militare di addestramento delle forze armate della Repubblica del Mali e sta per lanciare una missione civile in Libia volta a supportare le autorità di quel Paese a dotarsi di una autonoma capacità di gestione dei propri confini terrestri e marittimi che sono oggetto di traffici di armi, droga ed esseri umani. A tal proposito una “task force” di funzionari ha ripetutamente concordato le diverse azioni con il Primo Ministro libico e con i Ministri più interessati al problema.

Competenze professionali di alto livello

Come appare evidente, lo spettro delle attività svolte dalla UE in questo settore è ampio e diversificato e necessita di competenze professionali di alto livello. L’impegno lavorativo, oltre che in termini di capacità professionali necessarie, deve esse visto anche in termini di sacrificio, impegno costante e frequenti viaggi all’estero anche e soprattutto in zone del mondo tutt’altro che tranquille e comode.

Tuttavia si tratta di una attività estremamente stimolante e attraente per dei giovani alla ricerca di una professione, forse un po’ fuori dal comune, che consente di confrontarsi con colleghi di 27 Paesi differenti, con un accrescimento culturale e professionale che ben pochi mestieri possono offrire.

Si potrebbe obiettare che si tratta di incarichi molto difficili da ottenere e solo per pochi eletti. Certamente non è facile, inutile nasconderlo. Tuttavia il cospicuo numero dei funzionari presenti a Bruxelles denota che niente è impossibile se ci si appassiona, si programma il futuro con ampio anticipo, e ci si documenta per tempo per verificare le numerose possibilità che un incarico nelle organizzazioni internazionali comporta.

Per quanto riguarda le relazioni internazionali, dopo la laurea specialistica ed eventualmente un buon Master, le strade possono essere molteplici. Dal concorso per la carriera diplomatica, a quello presso le Istituzioni europee. L’UE (“European Personnel Selection Office”) offre posti a livello di base in diversi settori, che costituiscono il gradino iniziale di una carriera appassionante e realmente europea. L’UE assume regolarmente anche laureati già in possesso di esperienza lavorativa, personale amministrativo e professionisti esperti in un’ampia gamma di settori, nonché traduttori e interpreti. Occorre tuttavia aggiungere che si tratta molto spesso di incarichi e contratti a tempo determinato, ma una volta entrati é naturalmente possibile continuare a partecipare ai concorsi che chiaramente privilegiano lavoratori che hanno esperienze pregresse nella medesima struttura.

Lavorare per le ONG

Un’altra strada è quella di lavorare per Organizzazioni Non Governative (ONG) che svolgono attività nel settore degli aiuti allo sviluppo nel Terzo mondo. Vi sono ONG dotate di una buona struttura Organizzativa, di notevoli mezzi e reputazione e che possono, quindi, costituire un buon trampolino di lancio per incarichi di maggiore prestigio.

Per quanto concerne il SEAE e la Commissione Europea, nel 2012 e nel 2013 è stato creato un programma di addestramento per giovani laureati presso le diverse Delegazioni della UE nel mondo (“Junior Experts in Delegation”). Il programma prevedeva una pre-selezione dei candidati da presentare al SEAE da parte dei Paesi membri. Lo scopo del programma é quello di consentire a giovani post universitari di talento di effettuare un tirocinio sul campo presso le Delegazioni UE al fine di comprenderne il ruolo nell’implementazione delle relative politiche. Occorre tuttavia ancora una volta sottolineare che si tratta, in questo caso, di numeri estremamente ridotti e quindi il merito è una discriminante assolutamente fondamentale.

Partecipare alle selezioni

Un ultima possibilità è quella di partecipare alle selezioni per determinati posti all’interno del SEAE che non sono assegnati a personale diplomatico. Si tratta tuttavia di posizioni che oltre che essere “appoggiate” dai Paesi membri, necessitano di alcune esperienze pregresse. La stessa situazione si verifica nel reclutamento dei funzionari che costituiranno il team delle missioni civili dell’UE; il team non è costituito nella maggioranza dei casi da dipendenti dell’UE, ma viene reclutato al momento per le esigenze delle operazioni. Anche in questo caso, occorre essere inseriti in un “data base” del Ministero degli Affari Esteri e avere qualche esperienza pregressa. Nei Paesi anglosassoni e del Nord Europa vi sono professionisti che, pur senza un lavoro cosiddetto stabile, cambiano incarico nel settore delle operazioni dell’UE con estrema facilità. Occorre infine aggiungere che per le missioni dell’UE sono richieste le professionalità più disparate, comprese, ad esempio, quelle di contabile o di esperto in contratti.

In conclusione, ripercorrendo quanto citato sulla Politica Estera e di Sicurezza dell’UE, si nota come l’UE, quale attore di sicurezza globale, sia relativamente giovane, ma come nel corso degli anni sia riuscita già a ottenere notevoli risultati. Tutti i Paesi membri cercano, legittimamente, di perseguire i propri interessi nazionali, secondo quelle che sono le proprie priorità strategiche e ciò vale anche all’interno della UE. Tuttavia, credere nel valore aggiunto della UE significa superare il muro dell’interesse nazionale, rinunciando se necessario a parte della propria sovranità nazionale, per proiettarsi in un futuro in cui il tutto, cioè l’integrazione, sarà certamente di più della somma dei singoli componenti.

Per quanto riguarda i giovani, occorre guardare con ottimismo a carriere in questo settore; insomma è necessario avere fiducia e crederci (“Who dares wins”). Inoltre si aiuta il proprio Paese più di quanto si possa immaginare e quindi non si può che chiudere con una in bocca al lupo ai giovani italiani che vogliono cimentarsi nell’impresa.

dal nostro inviato a Bruxelles, Ettore Minolo

Linkografia

http://www.eeas.europa.eu/index_it.htm

http://eeas.europa.eu/cfsp/crisis_management/index_en.htm

http://www.esteri.it/MAE/IT/Ministero/Servizi/Sportello_Info/DomandeFrequenti/CooperSviluppo_ONG/

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