Categoria | Scienza e Tecnologia

Le cellule staminali ripareranno i cuori difettosi!

Pubblicato il 30 aprile 2014 da redazione

macachi usati per la sperimentazione

Uno dei macachi nemestrini usati per la sperimentazione.

Alcuni scienziati sono riusciti a riparare con successo alcuni cuori danneggiati  di esemplari di scimmie, iniettando delle cellule cardiache ‘nuove di zecca’ ottenute mediante l’impiego di cellule staminali.

Dopo questo sorprendente successo i ricercatori sperano di poter, così, allungare la vita a quei pazienti che sono ormai a rischio di insufficienza cardiaca o che riportano citricità considerevoli a seguito di attacchi cardiaci.

L’intera operazione è avvenuta presso l’Università di Washington a Seattle e a capo del team di ricercatori troviamo Charles Murry che ha parlato del suo risultato in questi termini: ‘Fin dalla scoperta delle cellule staminali ricavate da embrioni umani, si è sempre cercato di sviluppare una terapia che le adoperasse per la cura di questo genere di patologie.  Dopo questo successo ci sentiamo più ottimisti, ma non dimentichiamo la prudenza’.

Il cuore è uno degli organi che più difficilmente è in grado di ripararsi a seguito di un danno. Dopo un infarto il tessuto cardiaco muore e viene sostituito con un tessuto cicatriziale, circa un mese dopo  l’attacco! Questo ‘sostituto’ non è in grado di contrarsi come il tessuto cardiaco originale, provocando così un indebolimento e un affaticamento nel pompaggio del sangue.

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Cuore danneggiato.

Ogni  anno, solo in Gran Bretagna, più di 100mila soggetti  sono vittime di un attacco cardiaco; purtroppo uno su tre muore prima di raggiungere l’ospedale.  Al momento 750mila persone nel Regno Unito  soffrono di insufficienza cardiaca a causa di gravi infarti. Questa nuova scoperta preannuncia un nuovo approccio a queste problematiche. Infatti Murray sostiene: ‘Nell’arco di circa quattro anni saremmo in grado attuare la prima parte del processo guaritivo su un paziente umano’. Il suo studio è stato pubblicato dalla rivista ‘Nature’.

Già in passato studi effettuati su ratti e topi hanno dimostrato che l’iniezione di cellule staminali è in grado di riparare il tessuto cardiaco danneggiato, ma la fisiologia e la frequenza cardiaca di questi animali è nettamente differente rispetto a quella umana.

Anche Sian Harding, direttore del centro di medicina per la rigenerazione cardiovascolare, British Heart Foundation, presso l’Imperial College di Londra, si riferisce al progetto come un grande passo in avanti per la ricerca in questo ambito: “Non siamo mai stati così vicini come in questo caso all’inserire queste cellule in un essere umano. Questa scoperta è fondamentale, perché è estendibile a un gran numero di muscoli, così come non è mai stato fatto prima. L’uomo ha bisogno di questa scoperta!” “Ci mostra che si possa ricostruire un muscolo, mantenerlo funzionante e vascolarizzato, anche a frequenze cardiache elevate.”

Cellule staminali in crescita.

Iniezione di cellule staminali nel tessuto cardiaco

Iniezione di cellule staminali nel tessuto cardiaco.

La squadra di Murray ha testato la procedura su quattro macachi nemestrini e ha rilevato che le cellule staminali sono state in grado di riparare il tessuto cardiaco danneggiato. I ricercatori hanno volutamente provocato lievi attacchi bloccando i vasi sanguigni per 90 minuti. Nelle successive due settimane, prima della formazione del tessuto cicatriziale, hanno iniettato un miliardo di giovani cellule cardiache, ricavate dalle cellule staminali di embrioni umani, dentro e nell’intorno del tessuto danneggiato. Per bloccare il sistema immunitario degli animali dal respingere le cellule, questi sono stati drogati.

Circa il 90% delle cellule staminali sono morte, ma le rimanenti si sono moltiplicate e hanno formato un nuovo tessuto cardiaco che ha iniziato lavorare con il precedente tessuto cardiaco. Le cellule hanno formato delle connessioni con quelle vicine in modo da consentire il passaggio di segnali elettrici e nel nuovo tessuto si sono creati nuovi vasi sanguigni per sopperire al suo bisogno di ossigeno e nutrimento.

Tuttavia la procedura non è andata a buon fine del tutto. Infatti tutte le scimmie che hanno ricevuto le cellule cardiache umane hanno sviluppato un battito cardiaco irregolare, o aritmie, che sono perdurate per due o tre settimane. Sebbene nessuno degli esemplari è morto a causa delle aritmie, questo inconveniente ha reso inattuabile un possibile trapianto delle cellule in un corpo umano. Murry ha spiegato che la causa di queste aritmie è da attribuirsi all’immaturità delle cellule nel momento dell’iniezione.

Ha sostenuto che: “ nel caso in cui si dovessero iniettare in un paziente umano, ci sarebbe un periodo di vulnerabilità  della durata di poche settimane, dopodiché la situazione si stabilizzerebbe. Tuttavia preferiremmo risolvere il problema prima di effettuare il trattamento sull’uomo”.

Inoltre ha spiegato che circa un quarto dei muscoli cardiaci delle scimmie è stato danneggiato a seguito dei trattamenti effettuati dal suo team; un ulteriore danneggiamento avrebbe causato la morte degli animali prima che gli scienziati avessero avuto il tempo di fare l’iniezione.

Harding ha aggiunto che esiste un metodo alternativo per inserire le cellule cardiache, che consiste nell’innestare le cellule cardiache in laboratorio e trapiantarle sottoforma di ‘foglio’di tessuto. In questo modo, queste potrebbero posizionarsi sul tessuto cardiaco cicatrizzato e aiutare il cuore a pompare più forte.

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Attacco cardiaco.

John Martin, professore di medicina cardiovascolare all’University College di Londra, è stato cauto riguardo questo studio, perché non è stato in grado di dimostrare che le cellule trapiantate abbiano effettivamente migliorato il funzionamento cardiaco delle scimmie e ha aggiunto che la presenza di aritmie è preoccupante.

Anthony Mathur, direttore di cardiologia presso la fondazione Barts Health NHS, sta lavorando con Martin su un trattamento che prevede di curare 3mila attacchi di cuore tramite l’iniezione di cellule staminali prelevate dal midollo osseo del paziente stesso. Le cellule non si concentrano nel cuore e non creano un nuovo tessuto muscolare, rilasciano invece sostanze chimiche che riducono i danni e potenzialmente aiutano la guarigione del cuore. Uno dei vantaggi di questo trattamento è che il paziente non deve assume droghe anti-rigetto visto che le cellule provengono dal suo corpo.

Infine ecco la testimonianza di Peter Weissberg, direttore medico della British Heart Foundation: ”Questa ricerca ci permette di avvicinarci sempre più a una soluzione per riparare un cuore umano danneggiato, ma la strada da fare per traguardare l’obiettivo è ancora molta !”

di Sara Pavesi

Libera traduzione dell’articolo pubblicato dal ‘The Gardian’ il 30 Aprile 2014: ‘Stem cell treatment repairs damaged hearts in monkeys’ .

http://www.theguardian.com/science/2014/apr/30/stem-cell-treatment-damaged-hearts-monkeys

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