Nell’ultimo decennio, i social media e i forum di discussione digitale hanno cambiato il modo in cui individui e gruppi interagiscono. Ma come possono i ricercatori indagare una società in così rapido cambiamento? La teoria dei giochi utilizza modelli matematici per studiare il conflitto e la cooperazione tra entità e viene utilizzata in economia, politica, psicologia e informatica per simulare tutto, dalla previsione dei risultati elettorali alla mappatura della diffusione delle informazioni. Ora gli scienziati sociali guardano alla teoria dei giochi e all’analisi del testo come un modo per comprendere nuove dinamiche sociali e per individuare precocemente i conflitti nascenti.
Chiunque usi regolarmente i social media può vedere come i dibattiti sulle notizie – dai diritti delle donne, al terrorismo, a Trump e la Russia possono rapidamente degenerare in minacce e anche violenza.
La parola dell’Anno del Dizionario Oxford 2016 è stata “Post-verità”; nel Dizionario Collins del 2017 è invece stata “Notizie false”.
Ma quali sono i fattori determinanti che influenzano le dinamiche del solito scambio di opinioni? E in che modo le differenze culturali e cognitive istigano o amplificano i conflitti?
Il progetto FET (Future and Emerging Technologies) finanziato dalla UE sta sviluppando una piattaforma denominata PENELOPE, che analizza l’enorme quantità di informazioni che circolano sulle piattaforme digitali e sui social media, per capire meglio come significato e rappresentazione danno forma alle dinamiche del conflitto.
In questo contesto, facciamo tutti parte di un gioco multiscala: a livello micro ci sono individui; a livello meso si trovano gruppi e comunità; e a livello macro vi sono le regioni e le nazioni, tutti scambiano input, idee e interagiscono (o meno) l’uno con l’altro. Al di là di questa struttura complessa, l’alta connettività tra agenti (individui, gruppi o macro-comunità) e le dinamiche accelerate delle interazioni sociali rendono difficile catturare un’immagine chiara del processo. Quindi, è necessario un approccio rigoroso per analizzare la massa di dati. Tra gli strumenti disponibili, oltre la teoria dei giochi, si usano dinamiche di opinione, analisi del linguaggio e text mining.
Questo background teorico sarà reso disponibile attraverso due nuove app di partecipazione: l’Osservatorio di Opinione e il Facilitatore di Opinione. Queste app possono configurare diversi strumenti per creare flussi di lavoro dai dati elaborati, provenienti da fonti selezionate, che possono essere collegate tramite API (Interfaccie di Programmazione dell’Applicazione) per estrarre modelli e tendenze, a partire dai dati, e trovare i fattori chiave del sistema. Sono presi in considerazione quattro tipi di utenti: sociologi, ricercatori dei media, pubblico generico e sviluppatori che vogliono contribuire a nuovi strumenti.
Inoltre, l’Osservatorio di Opinione sarà in grado di assumere una visione globale dei dibattiti in corso, mentre il Facilitatore di Opinione renderà visibili le mappe concettuali utilizzate dai partecipanti, per condurre il dibattito verso termini più precisi, evitando così problemi di comunicazione. In effetti, un assunto fondamentale di questo progetto è che il conflitto non è solo l’effetto di interessi divergenti, ossia una conseguenza naturale della negoziazione o della discussione. Il conflitto emerge anche da una disparità di background culturale e produce diversi modelli mentali, che portano gli individui a interpretazioni divergenti della stessa situazione.
In un flusso di dati, le app non memorizzano alcun dato. Vengono memorizzati solo i flussi di lavoro personalizzati e le mappe concettuali. C’è anche un team dedicato alle politiche sulla privacy, che assicura il rispetto della normativa UE.
ODYCCEUS
ODYCCEUS (Opinion Dynamics and Cultural Conflict in European Space) è stato selezionato come “strumento ottimale” per l’integrazione delle Scienze Sociali e Umanistiche (SSH) all’interno di H2020 dalla rete Net4Society.
L’obiettivo di Odycceus, progetto europeo nato ai primi di dicembre del 2015, è quello di tracciare gli scontri verbali che si verificano in Rete e isolare quelli che potrebbero estendersi su scala più ampia. Al progetto partecipano otto istituti di ricerca e università (fra cui Ca’ Foscari, Max Planck di Lipsia, Chalmers University di Göteborg).
I social media, le notizie digitali e i forum di discussione stanno avendo effetti di vasta portata sul modo in cui gli individui e le comunità comunicano, organizzano ed esprimono se stessi. Le informazioni che circolano su queste piattaforme possono essere sfruttate per comprendere e analizzare meglio gli enormi problemi che affliggono la nostra società contemporanea, monitorando meglio il crescente numero di crisi sociali dovute alle differenze culturali e visioni divergenti del mondo. Questo faciliterebbe l’individuazione precoce e forse persino i modi per risolvere i conflitti prima che portino alla violenza. Il progetto Odycceus sta sviluppando le basi, le metodologie e gli strumenti concettuali per tradurre questa visione e dimostrare i molti casi in cui può essere utilizzato.
Nello specifico, il progetto cerca di scoprire le basi concettuali del Global Systems Science, inclusa una rappresentazione micro dei conflitti culturali, basandosi su spazi concettuali e sofisticate analisi del testo ed estensioni della teoria dei giochi, per gestire giochi e mentalità divergenti e nuovi modelli di allineamento e dinamiche di polarizzazione. Il progetto ha inoltre sviluppato una piattaforma modulare aperta, chiamata Penelope, che integra gli strumenti per la pipeline completa (per incrementare la quantità di istruzioni eseguite, parallelizza i flussi di elaborazione di più istruzioni) e, a partire dai dati ricavati dai social media e dalle fonti digitali, visualizza le analisi e i modelli sviluppati dal progetto.
La piattaforma presenta un’infrastruttura che consente agli sviluppatori di fornire nuovi plug-in per ulteriori passaggi nella pipeline, condividerli con altri e sviluppare la piattaforma come Community Open Source.
Infine, il progetto creerà due strumenti partecipativi innovativi, l’Osservatorio di Opinione e il Facilitatore di Opinione, che consentiranno ai cittadini di monitorare, visualizzare e influenzare le dinamiche delle situazioni di conflitto, che dipendono da pregiudizi culturali e implicazioni non trasparenti degli interessi multilaterali in gioco.
la Redazione
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