Categoria | Arte-Appuntamenti, Cultura

La Civiltà del Grano

Pubblicato il 02 luglio 2015 da redazione

“Il Pane e l’arte”, mostra dei pani tradizionali dell’area mediterranea alla Casa del Pane di Milano.

 

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La mostra del Pane, con pani sacri, timbri per pani, disegni, quadri e gioielli, raccolti in anni di ricerca e studio da Amelia di Meo, scomparsa nel 2000, e dalla sorella Elsa, che ne continua il lavoro e il percorso di ricerca, raccolto nella bella pubblicazione “La Civiltà del Grano”, realizzata con il patrocinio e il contributo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha dato vita quest’anno a una mostra, organizzata alla Casa del Pane di Milano, ex Casello Daziario Ovest, Corso Venezia, 58.

La mostra, inaugurata l’11 Giugno, proseguirà fino al 19 Luglio.  L’ingresso è libero,  da Martedì a Venerdì , dalle 14.30 alle 18.30. Il Sabato, negli stessi orari, è anche possibile eseguire le lavorazioni del pane rituale, prevalentemente di origine sarda, mentre vengono illustrati i significati simbolici di alcune forme e le diverse influenze culturali esercitate dalle popolazioni del Mediterraneo, che con la preparazione del pane celebravano anche i momenti più sacri e importanti delle loro tradizioni.

L’evento è proposto da A.R.T.e S.I.A., Associazione Ricerca Tradizioni e Scambi Internazionali Artigianali.

Girando per i centri commerciali, al supermercato, nei ristoranti, nei fast food, e ovunque ci si ristori, il cibo, come il pane è solo un momento di pausa, in cui si assume un certa quantità di calorie, di “carburante” e poi via, come macchine ai box, pronte a riprendere la corsa, ciascuno in direzioni diverse. Ma non è sempre stato così.

Solo pochi secoli fa, infatti, il tempo era più lento, scandito da diversi momenti, ognuno di valore e significato differenti.

Il pasto, in particolare, era un momento importante, preceduto da un umile ringraziamento, con cui si esprimeva implicitamente la consapevolezza della provvisorietà dell’esistenza.

In questa accezione, in alcune tradizioni rituali ancora oggi celebrate, il pane sintetizza in sé questo profondo messaggio e al tempo stesso ne declina i passaggi.

Donare o ricevere un pane rituale è un gesto d’amore, di pace e speranza di valore cosmico, che esprime come massimo significato quello del dono stesso della vita e che riporta a quello più antico della pianta del grano, prima della venuta del Cristo, dono celeste fatto all’umanità.

Il significato del grano riporta a quello della sopravvivenza del corpo e all’ingresso nell’eternità, il ciclo e il mistero dell’esistenza: dal chicco alla spiga, alla farina, al pane. Così la nostra vita: dalla nascita alla maturità, alla morte, alla rinascita a vita eterna, spesso sintetizzata nella formula:

Terra + Acqua + Fuoco = Aria

Concetto ripreso anche da San Giovanni:  “Se il chicco di grano, caduto a terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto, o come seme entrando nella Terra o come farina diventando cibo”.

 

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In Sardegna, per esempio, ogni cerimonia, sacra o profana, si celebra con un suo pane particolare, la sua preparazione costituisce di per sé un rito che coinvolge l’intera comunità e in cui a ognuno viene assegnato un compito particolare. Il pane così preparato, di solito, non viene consumato, ma conservato come oggetto sacro e simbolico che deve ricordare il momento che si è celebrato.

Le lavorazioni stesse del grano simboleggiano il lavoro che l’uomo deve compiere per elevarsi e realizzare il mistero sacro della  vita che lo condurrà all’eternità: il grano viene raccolto, pulito da ogni impurità, lavato, asciugato e poi macinato. Questo  compito viene affidato alla donna, così come a lei è affidata la cura dei figli, il proseguimento e la speranza di vita e continuità di una comunità. Sempre la donna deve preparare il pane, mescolando acqua, sale e lievito, impastandoli in giuste dosi e a lungo, affinché si sviluppi il giusto calore, necessario a raggiungere un’amalgama perfetta, per procedere quindi a modellarne la forma.

Nei pani sacri, la forma è lo scopo principe dell’intero processo, e per questo viene progettata e curata in ogni suo più piccolo dettaglio. Sarà poi il fuoco l’elemento che ne cesellerà in modo definitivo l’aspetto.

 

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Per valorizzare e impreziosire questi pani, considerati più come gioielli da donare, che non alimenti da consumare, le forme perfezionate con la cottura, vengono poi immerse velocemente nell’acqua e quindi passate alla fiamma del fuoco che le lucida e dona loro un bellissimo colore giallo oro.

La comprensione di un rito si realizza, però, solo interiorizzandolo, portandolo dentro di sé e lì nel crogiuolo aspettando che l’alchimia si compia, che il pane torni farina e la materia si ratifichi nello spirito.

I simboli sacri usati per operare questi  processi interiori sono molti e traspaiono dalle tante forme di pane che nel tempo si sono tramandate e che testimoniano il lungo processo di evoluzione interiore compiuto dall’umanità ai quattro angoli del mondo.

 

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Particolare attenzione va posta su una forma di pane che viene donato per la Pasqua, un bellissimo Albero della Vita, inscritto in un cerchio, che richiama il Paradiso perduto e il serpente tentatore che porta in offerta la mela dannatrice, che con la Pasqua, nel sacrificio della croce, redime il peccato originale.

Sempre il serpente viene proposto anche come doppia spirale a rappresentare l’evoluzione e l’involuzione, del bene e del male, della nascita e della morte.

C’è anche la croce raffigurata come scala, come quella filosofale o anche quella di Giacobbe “La scala poggiava sulla Terra, la sua cima raggiungeva il Cielo e gli Angeli di Dio salivano e scendevano si di essa”.

Molti sono i pani a forma di scala, che si preparano in Sardegna per la Pasqua.

 

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antico pane greco

 

Ci sono poi quelli a forma di cuore, il centro dell’uomo per eccellenza, rappresentato da Leonardo da Vinci nell’Uomo Vitruviano, che chiudendosi da pentacolo a croce, permette all’uomo, attraverso il dono di sé l’ascesi, la trasmutazione del metallo pesante in oro luminoso, della materia in spirito.

Non mancano, le rose, i pesci, l’uva, i gigli e gli uccelli, i cavalli, piccole bambine, pavoni, e uova incastonate nelle pance di gallinelle o di giovani donne a ricordare ancora una volta il dono della vita.

di Adriana Paolini

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