Il Drago
La simbologia più antica del drago, è forse quella cinese e in particolare il drago Long che incarna la concezione dell’Universo, inteso come unione di Cielo-Terra-Uomo e legato ai ritmi delle stagioni della natura, la fertilità e la prosperità, il suo dormire d’inverno e il risvegliarsi in primavera con le piogge.
La sua triplice natura, di terra, cielo e acqua gli conferisce un ruolo di grande potere. Potere che i sovrani Shang (XIV-XII sec. a. C.) usarono per governare e omologare la popolazione a una particolare cultura e a certe credenze. In particolare attraverso i suoi attributi, corpo da rettile, zampe artigliate e ali (e nella sua forma più antica con testa cornuta), simboleggia i domini di pertinenza del potere imperiale, ossia terra, cielo e tutto ciò che vi è ricompreso nel mezzo e di cui l’imperatore garantisce l’ordine supremo cosmico.
Nel Nord-Orientale della Via della Seta il drago è associato ad altri animali come l’anatra, la tigre, il capride, l’unicorno e la fenice.
Il simbolo del drago è anche associato alla salute e in particolare alla polvere delle sue ossa che se polverizzate e assunte vincerebbero la morte o comunque fungerebbero da veicolo sciamanico permettendo la comunicazione con oltre la vita con gli antenati. In questo senso i draghi realizzati in giada che venivano associati ai defunti per salvaguardare i cadaveri dalla decomposizione. Per lo stesso motivo si trovano molte iconografie del drago sugli stendardi e i drappi funerari.
Anche nelle epoche successive (XI sec.) nella grotta-tempio di Dunhuang, crocivia carovaniero e centro monastico buddista nell’estremo Est a nord della Via della Seta, l’abito di un sovrano uighur è ritratto in ogni suo decoro con draghi acciambellati a formare dei medaglioni, così come sui grandi ventagli e parasole con cui i servitori scortano il re.
Nel secolo XIV, ritroviamo il drago insieme alla fenice anche in Italia, a Lucca e a Venezia, ritratti nei tessuti di broccato o anche all’attaccatura delle ali di pappagalli, nelle decorazione islamiche dell’Iran. Molte stoffe islamiche, in particolare quelle di seta, circolavano per le corti italiane del rinascimento, come per esempio i draghi e le fenici ritratti sulla seta posta ai piedi di San Giovanni Battista del “San Moisè e San Giovanni” di un anonimo fiorentino del XIV sec., conservato alla Galleria dell’Accademia a Firenze.
La Fenice
La Fenice è un simbolo molto antico che si ritrova in quasi tutte le popolazioni, sia in Oriente sia in Occidente. Questo volatile staccandosi dalla terra, vola verso la luce. Per questo è spesso associata al simbolo del sole, al fuoco, al rinnovamento e alla rinascita.
Nella mitologia cinese viene descritto come un volatile con il corpo di un cigno selvatico, la gola di una rondine, il becco di una gallina, il collo di un serpente, la coda composta da lunghi ciuffi di piume, la fronte di una gru, e il ciuffo sulla sommità della testa come quello di un drago mandarino e infine la schiena curva di una tartaruga. In alcune tradizioni si racconta che appariva solo quando in un Paese regnava la pace e scompariva subito al sorgere di guerre e discordia. Inoltre era usata in due ideogrammi cinesi zhu niao, un uccello scarlatto che presidiava il quadrante sud del cielo, ossia l’estate, il sole e il fuoco. Si racconta che fosse comparso ai tempi dell’Imperatore Huangdi, poi alla nascita di Confucio e sulla tomba di Hongwu, il padre fondatore della dinastia Ming. Lo stesso Confucio viene spesso indicato con il termine “fenice” o anche per sottintendere lealtà e onestà.
Nel Hou Han Shu/ Storia degli Han Posteriori, la fenice controlla i cinque toni della musica, possiede le nove virtù, accorda tutti i ruoli civili e militari e e incarna tutti gli ideali confuciani di lealtà, onestà, decoro, e giustizia. I padri della chiesa cristiana usavano spesso la fenice come simbolo del Cristo che risorge.
Durante l’impero romano la fenice compare sulle monete dell’imperatore Adriano a simboleggiare l’eternità dell’impero, il rinnovamento e l’idea del passaggio e di un nuovo inizio e simbolo di dignità regale.