Secondo una nuova ricerca pubblicata sulla rivista «Scientific Reports», alcuni cani imparano il nome di un nuovo oggetto dopo averlo ascoltato quattro volte. Fino a oggi, si riteneva che tale capacità appartenesse solo agli esseri umani.
Alcuni ricercatori dell’Università Eötvös Loránd di Budapest, studiosi del comportamento animale, hanno condotto alcuni esperimenti con un border collie norvegese chiamato Whisky, che conosceva 59 oggetti per nome, e una yorkshire terrier brasiliana chiamata Vicky Nina, che conosceva 42 giocattoli. Scopo della ricerca era capire quali condizioni favoriscono l’apprendimento di nuove parole da parte di cani. Claudia Fugazza, prima autrice e ricercatrice presso il dipartimento di etologia dell’Università, per sperimentare questa teoria, ha esposto Whisky e Vicky Nina a sperimentare nuove parole in due diverse situazioni.
Nella prima, i cani hanno dimostrato che riuscivano a scegliere il nuovo giocattolo quando il proprio padrone pronunciava un nuovo nome. Ciò ha rivelato che i cani riescono a effettuare una selezione escludendo tutti gli altri giocattoli poiché ne conoscono già il nome e, quindi, scelgono l’unico che non conoscono. Tuttavia, così facendo non imparerebbero il nome del giocattolo.
Nella seconda situazione, i proprietari hanno giocato con i propri cani mentre pronunciavano il nome del giocattolo. Si trattava di una tecnica efficace per apprendere il nome del giocattolo, persino dopo averlo sentito solo quattro volte. Whisky e Vicky Nina hanno scelto i giocattoli basandosi sui nomi che avevano imparato grazie a tale metodo.
In particolare, in entrambe le situazioni i cani hanno sentito il nome del nuovo giocattolo solo quattro volte. Un apprendimento così rapido sembra essere analogo al modo in cui i bambini acquisiscono il proprio vocabolario tra i due e i tre anni circa.
I risultati dimostrano che tale capacità è limitata a cani dotati o addestrati. Inoltre, i ricercatori hanno eseguito esperimenti su altri 20 cani che non sono riusciti ad apprendere nuovi nomi dopo pochi ascolti.
Questi risultati rimettono in discussione l’ipotesi secondo cui la capacità di apprendere i suoni di parole relative a determinati oggetti sia di esclusivo appannaggio degli esseri umani.
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