Un cult degli anni ’80 assolutamente da riscoprire
Essi vivono è un film che può piacere o non piacere, ma che deve essere visto.
Questo piccolo capolavoro del 1988 venne diretto e sceneggiato da John Carpenter, celeberrimo regista di cult del calibro di Halloween – La notte delle streghe e La cosa, sulla base di un racconto in sole cinque pagine di Ray Nelson: Alle otto del mattino.
La trama è semplice, persino scontata, per un pubblico del 2000, ormai avvezzo a giudizi più critici nei confronti della società moderna. Eppure, forse è il caso di “svecchiare” il messaggio di questa stringatissima pellicola, e riproporre un’opera da molti sottovalutata come un piccolo classico del cinema.
Essi vivono, noi dormiamo
Il protagonista della vicenda è il classico working class hero, anti-eroe rispetto ai classici eroi fustoni americani e inizialmente più interessato a mangiare e a guadagnare qualche soldo, più che al bene dell’umanità. John Nada (interpretato dal wrestler “Rowdy” Roddy Piper), infatti, è un disoccupato, trasferitosi da Denver a Los Angeles in cerca di un lavoro, assunto in un cantiere edile e adattatosi a vivere in una baraccopoli alla periferia della città. Proprio dalla baraccopoli, Nada si accorge di strani movimenti nella casa del predicatore religioso della comunità. Introdottosi nell’edificio, scopre che in realtà la chiesa altro non è che il quartier generale di un gruppetto guidato da un uomo che la sera prima aveva disturbato il segnale televisivo della città e trova, nella sacrestia, alcune apparecchiature scientifiche insieme a una scritta dipinta sul muro: “Essi vivono, noi dormiamo”.
La notte stessa, la polizia fa irruzione nell’abitazione, malmena brutalmente il curato, così come chiunque altro gli capiti a tiro, e armatasi di ruspe, sgombera la baraccopoli.
L’indomani, il nostro eroe troverà la sacrestia completamente ripulita e nascosta dietro un muro… una scatola di occhiali!
Proprio indossando quello che in un primo momento aveva reputato essere un ben infimo bottino, Nada si accorgerà che gli occhiali mostrano, invece, la Realtà. Mediante un semplice filtro in bianco e nero, l’uomo scoprirà che la popolazione viene costantemente bombardata da messaggi subliminali, nascosti dietro a cartelloni pubblicitari, riviste o banconote, e controllata da alieni, nell’aspetto simili a zombie, mascherati da yuppie dell’alta borghesia o poliziotti.
Da qui partirà il disperato tentativo del protagonista e del suo compagno di avventura, lo scettico carpentiere (poi illuminato) Frank, di svegliare la popolazione, distruggendo l’antenna dell’emittente da cui viene diffuso il segnale di controllo alieno.
Un messaggio di qualche secolo fa
Sebbene la trama non sembri essere delle più originali, ciò che rende questa pellicola davvero interessante è tutto il bagaglio di critiche ai valori e agli ideali che oggi, come ieri, la società moderna porta con sé.
Non a caso il nome del protagonista è Nada, cioè “niente” in spagnolo. La rivoluzione parte proprio da chi non possiede nulla.
La metafora dei messaggi subliminali celati dietro ai manifesti pubblicitari, a suon di “obbedite”, “sposatevi e riproducetevi”, “io sono il tuo Dio” (riferito, ovviamente, al vile denaro) turba lo spettatore, lo fa quasi sorridere imbarazzato: sappiamo già quali slogan ci bombardano quotidianamente, eppure ogni giorno vi ci assoggettiamo un po’ di più, un passo dietro l’altro.
In un certo senso, Essi vivono, può essere concepito come una rilettura in chiave moderna del mito della caverna di Platone, ossia del processo di scoperta della realtà delle cose che ci circondano. I rimandi tra l’uno e l’altro non sono pochi: i prigionieri assomigliano molto alla popolazione addormentata, il prigioniero liberato altri non è che Nada, lo stesso prigioniero che una volta sveglio vorrà svegliare gli altri (nel nostro caso distruggendo i responsabili del controllo assoluto, ossia l’antenna di Canale 54), gli occhiali sostituiscono il filtro dell’acqua attraverso cui l’uomo, nel mito platonico, si abitua lentamente ad osservare la luce: infatti, sia Nada che il prigioniero nel momento in cui vengono a contatto con la realtà, con la luce, provano dolore agli occhi, proprio perché non abituati a ciò che vedono.
La stessa lotta fra Frank e Nada (otto interminabili minuti di scazzottata, in cui l’eroe cerca in tutti i modi di infilare gli occhiali allo scettico amico) ricorda molto il rifiuto dei prigionieri di vedere ciò che l’uomo libero ha visto, di realizzare che le rassicuranti ombre della caverna altro non sono che finzione.
Non solo.
La pellicola non si limita a criticare la sola classe dirigente degli alieni, ma anche tutti coloro che ad essi si sono volontariamente venduti, accettando di essere controllati e di mentire ai loro simili. Sentimenti come la pietà, la compassione o l’onestà vengono letteralmente estirpati dalla sete di denaro e potere (e qui viene deliberatamente omesso qualsiasi riferimento ad episodi specifici del film, onde evitare spoiler!).
Eppure, sorprendentemente, non sbigottisce l’immagine dell’eroe qualunque e la rapidità con cui questi transita da uno stato di mediocrità imposta, scandita dal mero soddisfacimento dei propri bisogni, al ruolo di vendicatore che senza esitazione si immola per il bene della collettività.
Possibile che questa fulminea “metamorfosi” non ci meravigli più di tanto, proprio perché ciascuno di noi, in ogni momento, potrebbe diventare il prigioniero liberato che andrà a svegliare i suoi compagni?
Giulia Pavesi
Fonti:
Il racconto di Ray Nelson del 1963: Eight o’clock in the morning.
Il film del 1988: Essi vivono.
http://www.rollingstone.com/movies/features/how-they-live-took-on-the-republicans-and-won-20141027