Gli ultimi dati dell’OMS confermano che il virus Ebola ha già ucciso 1013 persone e ne ha contagiate almeno altre 1.848.
Il virus di per sé, pur essendo pericolosissimo, non ha mai preoccupato più di tanto il mondo, perché la sua azione si è sempre limitata ad alcuni villaggi delle foreste tropicali, in particolare in Sudan, Costa d’Avorio, Congo e Guinea. Ora però ha aggredito la città di Conakry, capitale della Guinea, abitata da più di un milione di persone.
Da quel momento, oltre a chiudere tutte le frontiere del Paese, per ridurre al massimo le possibilità di contagio e di diffusione del virus, è un bollettino di allerta quotidiano che interessa il mondo intero.
Ebola, infatti, è un virus molto aggressivo, che subito dopo il contagio sviluppa una rapidissima progressione di sintomi con febbri emorragiche, dolori articolari e muscolari e complicanze al sistema nervoso centrale.
Scoperto nel 1976, in Congo e Sud Sudan, è stato assegnato alla famiglia dei Filoviridae. Estremamente infettivo e virulento, può letteralmente consumare un intero villaggio in brevissimo tempo. L’incubazione, infatti, dura 2 soli giorni fino a un massimo di 21, ma mediamente è di 5 o 10 giorni e in tutti i casi provoca morte fulminante fino al 90% dei casi. L’isolamento naturale dei villaggi, completamente sprovvisti di strade e collegamenti, aveva finora, costituito una barriera naturale alla sua diffusione e una sorta di quarantena facilmente realizzabile e risolvibile. Ma ora, attecchendo in una grande e popolosa città rischia di esprimere tutta la sua pericolosità.
Lo studio della mappa genetica del virus ha stabilito che si tratta di una struttura organizzata in sette soli geni, sostanzialmente di materiale Acido Ribonucleico (RNA), non particolarmente soggetta a rapide mutazioni. I ceppi del virus finora isolati sono cinque, quattro dei quali valutati letali per il genere umano.
Si ritiene che i vettori sani del virus siano i pipistrelli tropicali, chirotteri di grandi dimensioni, noti anche come volpi volanti, che si cibano di frutta e vivono appesi ai grandi alberi tropicali dai quali planano grazie alle loro grandi ali. Spesso nello stomaco di questi topetti alati sono stati trovati anche alcuni resti di insetti. Non è chiaro quindi, se siano solo fruttariani o se occasionalmente ingeriscano anche insetti.
In ogni caso l’uomo li mangia e così facendo attraverso muco, sangue, saliva e in generale i fluidi corporei si contagia. Il contagio passa, quindi, da uomo a uomo, attraverso la saliva, il sangue infetto e i rapporti sessuali.
Anche tra le scimmie si è rilevato un fenomeno di contagio attraverso la trasmissione di piccole goccioline infette trasportate nell’aria.
Un’altra fonte di contagio passa attraverso l’alimentazione delle popolazioni africane, da sempre cacciatrici di animali selvatici. Tra le specie più comunemente cacciate troviamo roditori, uccelli, ungolati, scimmie, gorilla, scimpanzé e bonobo, che nell’insieme costituiscono la bushmeat. Questo tipo di alimentazione facilita il contagio proprio perché molto spesso gli animali in questione hanno contratto il virus Ebola.
Ma se fino a qualche anno fa cacciare questi animali non era impresa facile ora, con il disboscamento di grandi aeree di foresta tropicale, ad opera di compagnie minerarie e del legname e la costruzione di linee ferroviarie e strade, l’accesso ai bracconieri internazionali è quasi scontato e la richiesta di bushmeat dai mercati internazionali non aiuta. Molte sono le associazioni locali e internazionali che si stanno impegnando nella sensibilizzazione delle popolazioni sui rischi e le conseguenze della caccia ad animali selvatici e di come sia immorale e non etico uccidere e cibarsi di animali che, come le scimmie, siano capaci di provare sentimenti simili a quelli umani.
CRONOLOGIA DELLE PRECEDENTI EPIDEMIE DI EBOLA
Anno |
Paese |
Ceppo-virus |
Casi | Decessi |
Mortalità
|
|
2012 | Rep. Dem. del Congo | Bundibugyo | 57 | 29 | 51% | |
2012 | Uganda | Sudan | 7 | 4 | 57% | |
2012 | Uganda | Sudan | 24 | 17 | 71% | |
2011 | Uganda | Sudan | 1 | 1 | 100% | |
2008 | Rep. Dem. del Congo | Zaire | 32 | 14 | 44% | |
2007 | Uganda | Bundibugyo | 149 | 37 | 25% | |
2007 | Rep. Dem. del Congo | Zaire | 264 | 187 | 71% | |
2005 | Congo | Zaire | 12 | 10 | 83% | |
2004 | Sudan | Sudan | 17 | 7 | 41% | |
2003 (Nov-Dic) |
Congo | Zaire | 35 | 29 | 83% | |
2003 (Gen-Apr) |
Congo | Zaire | 143 | 128 | 90% | |
2001-2002 | Congo | Zaire | 59 | 44 | 75% | |
2001-2002 | Gabon | Zaire | 65 | 53 | 82% | |
2000 | Uganda | Sudan | 425 | 224 | 53% | |
1996 | Sud Africa (ex-Gabon) | Zaire | 1 | 1 | 100% | |
1996 (Lug-Dic) |
Gabon | Zaire | 60 | 45 | 75% | |
1996 (Gen-Apr) |
Gabon | Zaire | 31 | 21 | 68% | |
1995 | Rep. Dem. del Congo | Zaire | 315 | 254 | 81% | |
1994 | Costa d’Avorio | Taï Forest | 1 | 0 | 0% | |
1994 | Gabon | Zaire | 52 | 31 | 60% | |
1979 | Sudan | Sudan | 34 | 22 | 65% | |
1977 | Rep. Dem. del Congo | Zaire | 1 | 1 | 100% | |
1976 | Sudan | Sudan | 284 | 151 | 53% | |
1976 | Rep. Dem. del Congo | Zaire | 318 | 280 | 88% |
Ma cos’è Ebola?
La malattia da virus Ebola (EVD), precedentemente nota come febbre emorragica da virus Ebola, è una malattia grave, spesso fatale, con un tasso di mortalità fino al 90 %. La malattia colpisce uomini e primati (scimmie, gorilla, scimpanzé).
Ebola appare nel 1976 contemporaneamente in due siti: un villaggio vicino al fiume Ebola, in Congo, e in una zona remota del Sudan.
L’origine del virus è sconosciuta, ma sulla base dei dati disponibili sembra che gli ospiti sani del virus siano i pipistrelli della frutta (Pteropodidae).
Come avviene il contagio?
L’Ebola si trasmette all’uomo attraverso il contatto con sangue o secrezioni di persone infette (feci, urine, saliva, sperma) e tessuti, organi o fluidi corporei di animali infetti. In Africa, l’infezione avviene con la manipolazione di scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta, scimmie, antilopi di foresta e istrici infetti trovati malati o morti o catturati nella foresta pluviale.
Nelle zone della foresta pluviale dell’Africa Sub-sahariana occorre bloccare il contatto con gli animali ad alto rischio, quali pipistrelli della frutta, scimmie e primati, non raccogliere le carcasse di animali morti o manipolare la loro carne cruda, soprattutto da parte dei cacciatori.
Tutte le carni vanno sempre mangiate cotte.
Il contagio può avvenire anche attraverso ferite della pelle o delle mucose di un individuo sano che entrano in contatto con oggetti, come indumenti o biancheria da letto o anche aghi, sporchi dei fluidi infetti di un altro individuo ammalato di Ebola.
Gli operatori sanitari sono, dunque, i più esposti al virus, soprattutto all’inizio di un’epidemia quando ancora non indossano le necessarie protezioni, come guanti, camici, maschere, occhiali o visiere, che vanno cambiati ad ogni visita o manipolazione di pazienti e di strumenti per visite e cure.
Anche le persone deputate alla preparazione di un defunto possono essere contagiate, semplicemente perché non sanno che la persona morta è stata contagiata dal virus o perché non sono state opportunamente informate sui rischi e le modalità di prevenzione.
Un individuo deceduto a causa del virus Ebola deve, infatti essere sepolto immediatamente, perché il sangue e le secrezioni corporee contengono il virus ancora attivo.
Anche chi guarisce dalla malattia continua a essere portatore sano della malattia e per almeno 7 settimane dopo la guarigione non deve scambiare fluidi corporei con altre persone, attraverso ad esempio rapporti sessuali non protetti.
Un contatto casuale, in luoghi pubblici, con persone che potrebbero essere malate di Ebola non è detto che sia pericoloso: non si contrae la malattia maneggiando denaro o prodotti alimentari o nuotando in piscina. Le zanzare non trasmettono il virus Ebola.
In ogni caso il virus Ebola viene ucciso da sapone, candeggina, luce solare o asciugatura. Il lavaggio in lavatrice di indumenti contaminati da liquidi è sufficiente a distruggere il virus Ebola. Il virus Ebola sopravvive solo per breve tempo su superfici esposte alla luce solare o secche.
I sintomi dell’infezione
Febbre improvvisa, forte debolezza, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola, seguiti da vomito, diarrea, esantema, insufficienza renale ed epatica e, a volte, emorragia interna ed esterna.
Gli esami ematici rilevano bassi valori di globuli bianchi e piastrine ed elevati valori di enzimi epatici.
Durante il periodo di incubazione il paziente non è contagioso.
Ai primi sintomi bisogna comunque chiedere immediatamente soccorso perché ricevendo immediate cure si ha una maggior possibilità di superare la malattia. Un paziente di Ebola necessita, infatti, di terapie intensive, soprattutto di una forte reidratazione, orale o più spesso per via endovenosa. Non c’è al momento molto di più da fare, salvo lavorare in modo efficace sull’informazione, per aumentare il più possibile la consapevolezza sui fattori di rischi e sulla prevenzione. Anche i vaccini sono ancora in fase di sperimentazione.
L’OMS raccomanda le persone di attenersi scrupolosamente solo ai consigli preventivi rilasciati dalle autorità di sanità pubblica. Poiché non è ancora disponibile in commercio un farmaco specifico contro Ebola, il miglior trattamento è il supporto intensivo fornito in ospedale da operatori sanitari che attuino severe procedure di controllo delle infezioni.
È sicuro viaggiare in aereo durante un’epidemia?
Nel corso di un focolaio, l’OMS esamina la situazione sanitaria pubblica e, se necessario, raccomanda restrizioni di viaggio o rotte commerciali. Al momento, tali misure non sono raccomandate.
Il rischio di infezione per i viaggiatori è molto basso in quanto la trasmissione da persona a persona avviene per contatto diretto con i fluidi corporei o secrezioni di un paziente infetto.
Negli aerei, tra l’altro l’aria che potrebbe contenere e veicolare piccolissime goccioline di saliva infetta, viene fatta circolare dal basso verso l’alto e messa in circolo solo dopo essere stata filtrata, proprio per eliminare virus e batteri.
Nel caso, per esempio dell’influenza suina che interessò 9 studenti neozelandesi imbarcati su un aereo per Auckland, di rientro dal Messico, sul quale viaggiavano 100 persone, solo due ragazzi seduti dietro altri due, risultati poi infetti, vennero contagiati. Secondo lo studio BMJ che esaminò questo caso «ci sono più rischi di contrarre il virus Ebola non nell’aereo, ma nel taxi che ci porta all’aeroporto» e comunque basterebbe del semplice gel antisettico per eliminarlo in un secondo.
Inoltre l’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione civile ha stabilito nuovi controlli, soprattutto per i voli in partenza dalle zone a rischio.
Consigli ai viaggiatori che provengono da Guinea o Liberia
Il rischio che siate stati esposti al virus Ebola è estremamente basso. Tuttavia, se nel giro di alcune settimane dopo il soggiorno in una zona tropicale compaiono febbre, spossatezza immotivata, diarrea o altri sintomi gravi:
– chiedete subito assistenza medica e indicate i luoghi visitati, in quanto il vostro stato può dipendere da un’infezione, quale la malaria, che impone accertamenti e cure urgenti.
Se siete stati esposti direttamente a liquidi corporei provenienti da una persona o un animale contagiato, vivo o morto, compresi i contatti sessuali non protetti con pazienti guariti:
– chiedete subito assistenza medica e indicate i luoghi visitati;
– contattate la struttura medica per telefono prima di recarvici, per consentire al personale medico di utilizzare gli opportuni dispositivi di protezione al vostro arrivo.
In Italia, comunque, fino al 31 luglio 2014, nessun caso sospetto di malattia da virus da Ebola è stato segnalato al Ministero della Salute.
Quali sono i Paesi dell’Africa Occidentale affetti dal virus Ebola (EVD)?
Secondo i dati forniti dall’OMS, al 27 luglio 2014, i Paesi dell’Africa occidentale affetti dall’epidemia di Malattia da virus Ebola (EVD) sono, Guinea (Conakry), Liberia e Sierra Leone.
Inoltre, la Nigeria ha segnalato un caso importato, poi deceduto, in un cittadino della Liberia che aveva avuto contatti molto ravvicinati con un familiare deceduto per Ebola in Liberia a metà luglio.
Come intervenire
Medici Senza Frontiere, la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa hanno già chiesto fondi e personale alle organizzazioni non governative impegnate nella lotta all’epidemia, ma al momento senza esito. Medici Senza Frontiere, in particolare, ha dichiarato che la situazione in Africa è “senza precedenti” e rischia di estendersi ad altri paesi. Il direttore delle operazioni, Bart Janssens, afferma, infatti, che “Questa epidemia e’ senza precedenti, assolutamente fuori controllo e la situazione non fa che peggiorare, per cui si sta nuovamente estendendo, soprattutto in Liberia e Sierra Leone, con focolai molto importanti.
Se la situazione non migliora abbastanza rapidamente, c’e’ il rischio reale di vedere nuovi paesi colpiti – ha ammonito – non si può escludere, ma e’ difficile da prevedere, perché non abbiamo mai visto una tale epidemia”. L’ultimo bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di 932 morti per il virus mentre sono 1.711 i casi accertati in quattro paesi africani, Guinea, Liberia, Sierra Leone e Nigeria, dove sono stati chiusi teatri, cinema, bar, tutti i luoghi di aggregazione, e rinviati a fine agosto gli esami pubblici di terza media previsti per il mese di luglio.
Nei supermercati i clienti vengono invitati a lavarsi le mani con acqua e cloro, messa a disposizione agli ingressi. Nelle chiese, durante la messa, lo scambio di pace attraverso la stretta di mano, è stato sostituito da un inchino con la mano destra sul cuore, e il sacerdote somministra l’eucarestia direttamente nelle mani dei fedeli e non in bocca. I casi di Ebola accertati in Sierra Leone sono stati 489, di cui 159 mortali.
Un’eventuale espansione dell’epidemia alla Nigeria dovrebbe preoccupare anche l’Italia, visto che secondo i dati del registro degli Italiani all’Estero sono oltre mille i nostri connazionali che vivono in quel Paese, mentre negli altri territori colpiti sono solo una ventina.
Il primo paziente europeo resta comunque il missionario spagnolo Miguel Pajares, 75 anni, che ha contratto il virus in Liberia e riportato in patria da un aereo militare è poi deceduto.
Kent Brantly e Nancy Writebol sono sostanzialmente “guariti”
Lui medico, lei missionaria americana, si sono entrambi infettati da Ebola, mentre prestavano servizio sanitario in Liberia per l’associazione umanitaria Samaritan’s Purse, impegnata nell’assistenza ai malati di questo virus. Svegliatisi con la febbre alta il 22 luglio scorso, si sono messi subito in auto isolamento e nel giro di pochissimi giorni sono stati presi in cura dalle autorità sanitarie statunitensi che hanno fatto arrivare in Liberia un farmaco sperimentale, lo ZMapp, sviluppato dalla Mapp Biopharmaceutical. Questo nuovo preparato, mai testato prima sull’uomo, impedirebbe a Ebola di superare la membrana cellulare e di raggiungere il nucleo della cellula, dove avverrebbe la sua proliferazione. Invece grazie allo ZMApp gli apparati genetici del nucleo interagendo con il virus producono gli anticorpi monoclonali che bloccano il contagio. Questi anticorpi sono stati prodotti dentro piante di tabacco appositamente modificate, che dopo essere state raccolte, macerate in un liquido verde e purificate vengono trasformate in piccole dosi di vaccino. Questo farmaco ancora sperimentale è il frutto di un lavoro di ricerca di oltre vent’anni, condotto dal team del professor Arntzen, il sostegno dell’U.S. Army e quello dei ricercatori della Mapp Biopharmaceutical di San Diego.
Dopo un’ora di terapia per endovena, a 7-10 giorni di distanza dalla manifestazione dei sintomi del contagio, le condizioni di Kent Brantly sono molto migliorate e l’uomo ha ripreso a respirare normalmente, si è alzato e si è fatto persino una doccia, prima di venire rimpatriato negli USA.
La donna, pur avendo ricevuto il trattamento successivamente, ha superato la crisi e ormai in condizioni stabili è stata rimpatriata a sua volta nell’ospedale di Atalanta.
Intanto il grande ospedale della capitale, Monrovia, è invece stato chiuso e il governo ha chiesto ai residenti di restare in casa, digiunare e pregare per tre giorni.
Anche l’ospedale di San Giuseppe, dove era ricoverato il prete spagnolo Miguel Pajaras rimpatriato in Spagna e poi deceduto, anche se in cura con il ZMapp, è stato chiuso, dopo che è morto di Ebola lo stesso direttore.
Comunque la britannica GlaxoSmithKline è pronta a sperimentare sull’uomo “entro fine anno” (forse già in autunno) un vaccino preventivo basato su un adenovirus di scimpanzé: un comune germe del raffreddore geneticamente modificato con sistemi di ingegneria genetica che hanno permesso di aggiungere due geni del virus Ebola. Una volta che il vaccino penetra all’interno della cellula, i due geni Ebola produrrebbero una proteina in grado di attivare la risposta immunitaria contro l’infezione.
Ora gli esperti ingaggiati dall’Organizzazione mondiale della sanità hanno dato il via libera all’impiego di farmaci sperimentali per tentare di contenere la pandemia. Il comitato dell’OMS riunitosi a Ginevra ha infatti raggiunto il consenso sul fatto che è etico offrire interventi non provati, di cui non sono ancora noti l’efficacia e gli effetti avversi, come potenziale trattamento o prevenzione, a patto che vi sia trasparenza, consenso informato e libertà di scelta”.
di Adriana Paolini
Linkografia:
http://www.repubblica.it/salute/2014/08/07/news/ebola-93295164/
http://www.who.int/mediacentre/news/statements/2014/ethical-review-ebola/en/
agosto 24th, 2014 at 22:05
http://www.ansa.it/sito/videogallery/mondo/2014/08/23/ebola-msf-a-giorni-esplodera-come-una-bomba_d948a348-875c-428f-a464-21290b89a55c.html