Categoria | Europa

Come ridurre la povertà nella UE

Pubblicato il 28 febbraio 2016 da redazione

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Il progetto IMPROVE, finanziato dall’UE, ha stilato le raccomandazioni politiche su come gli stati europei possono contrastare la povertà e migliorare la coesione sociale.

Il lavoro del progetto IMPROVE si è concentrato sulle politiche adottate dagli stati europei prima, durante e dopo la Grande recessione del 2008/09 che sono state attuate specificamente per ridurre la povertà e migliorare la coesione sociale.

I suoi risultati principali sono stati presentati durante la conferenza finale del progetto, tenutasi ad Anversa, in Belgio, dal 3 al 5 febbraio 2016.

I cambiamenti demografici e l’impatto dell’occupazione sulla povertà

Il messaggio generale del progetto è che la povertà non è un fenomeno statico e che le cause di entrata e uscita dalla povertà variano tra un paese all’altro.

Una delle principali cause identificate è che i cambiamenti demografici sono relativamente più importanti rispetto ad altri fattori per contrastare la povertà, in particolare nei paesi dell’Europa del nord. Il tasso d’ingresso in uno stato di povertà era più prolifico nelle economie dell’Europa del sud, che si trovano ad affrontare una prolungata crisi demografica legata a un rapido invecchiamento della popolazione.

Un altro risultato era che gli aumenti dell’occupazione non riducevano in modo forte la povertà prima della crisi economica, ma che i tassi di occupazione e povertà spesso si rispecchiavano l’uno con l’altro.

“In generale, un aumento dell’occupazione del 10 % sarà associato a una riduzione del tasso di povertà del 2,5 %, ma le differenze tra i paesi e le tendenze che cambiano nel tempo riducono gli effetti a un 1,9-2,5 %,” ha spiegato il professor John Hills della London School of Economics (LSE). “In breve, l’occupazione non risolve tutto.”

Comunque dopo l’inizio della crisi, c’è stata una correlazione molto più chiara tra la riduzione del tasso di occupazione e il rapido aumento della povertà, specialmente nei paesi dell’Europa centrale, dell’est e del sud.

Politiche efficaci per ridurre la povertà
In alcuni dei paesi più colpiti durante la crisi, alcune misure di austerity sono state costruiti in modo giusto, conclude il progetto. I tagli agli stipendi nel settore pubblico hanno avuto effetti progressivi, in particolare in Grecia, Portogallo e negli stati del Baltico.

Anche i cambiamenti della tassazione diretta e le politiche di previdenza sociale sono stati in generale positivi. Le riforme per la riduzione delle pensioni e altri cambiamenti dei benefici sociali hanno avuto in paesi diversi risultati diversi fortemente dipendenti dalla loro struttura.

Il progetto ha scoperto anche che l’aumento del salario minimo non ha ridotto di molto i livelli di povertà, poiché la maggior parte dei soggetti che percepivano un salario minimo era già al di sopra della soglia ufficiale di povertà.

L’innalzamento della soglia per dell’imposta sul reddito è stato ancora meno efficace, come nell’esempio di Regno Unito e Belgio.

Dall’altra parte, si è riscontrato che l’aumento dell’indennità per i bambini è stato molto più efficace per ridurre la povertà, nei casi esaminati dal progetto in Grecia, Estonia, Italia e Ungheria. Il progetto ha comunque osservato che questa è anche un’opzione molto costosa, che potrebbe essere molto più difficile da implementare nei paesi più poveri dell’UE.

Verso il 2020 e oltre

Il team del progetto ha sottolineato con forza che ogni paese ha avuto la sua esperienza unica per quanto riguarda la riduzione della povertà, che dipende dalla sua forza economica, dal sistema di previdenza sociale e dal suo successo nell’implementare in modo efficace la politica pubblica.

Il 2000 è stato un “decennio perso” per la riduzione della povertà in Europa, poiché i governi spesso hanno fatto cambiamenti ai sistemi sociali che hanno avuto l’effetto opposto a quello auspicato.

In generale i risultati del progetto sostengono che la regolazione monetaria annuale dei benefici sociali e delle soglie fiscali può avere un impatto maggiore sulla riduzione della povertà rispetto a riforme strutturali più profonde.

Se queste soglie non vengono aggiornate regolarmente in modo che tengano conto dei fattori economici, come il tasso di inflazione, allora è molto più difficile che gli altri strumenti politici abbiano un impatto visibile sulla riduzione della povertà.

Nel suo intervento alla fine della conferenza, Stefaan Hermans, capo di gabinetto di Marianne Thyssen, Commissario europeo per l’occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, ha affermato l’importanza di collegare l’agenda politica dell’UE all’agenda della ricerca di cui il progetto IMPROVE è uno dei principali rappresentanti.

“È chiaro che se vogliamo fare progressi nel campo della riduzione della povertà in Europa, dobbiamo avere metodologie, dati affidabili, un dialogo comune e un’intesa reciproca,” ha concluso.

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