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Campionati mondiali di Calcio in Brasile. Investimento insostenibile per una nazione in via di sviluppo.

Pubblicato il 12 novembre 2013 da redazione

Brasile-2014Si dice che gli inglesi abbiano inventato il calcio e che i brasiliani l’abbiano perfezionato e raffinato, portandolo ai più alti livelli di spettacolo fino a renderlo una gioia per gli occhi.

Quindi quale migliore nazione per ospitare la più importante manifestazione calcistica del pianeta, i mondiali di calcio? Risposta scontata: il Brasile. E invece no!

Un’ampia parte della popolazione brasiliana si è scagliata contro la FIFA e contro il proprio governo in maniera violenta con numerose proteste che hanno portato a diversi scontri con le forze dell’ordine. Ma facciamo un passo indietro…

Nel giugno del 2003 il Brasile ha presentato la sua candidatura per ospitare la competizione insieme ad Argentina, Cile, Australia, Colombia e Stati Uniti. Il Brasile era la candidata più forte e piano piano tutte le altre nazioni si sono ritirate, lasciandola come unica candidata. La FIFA ha sperato fino all’ultimo che qualche altra nazione si candidasse, ma poiché questo non avvenne il 30 giugno 2007 lo stato carioca è stato scelto all’unanimità per ospitare la ventesima edizione dei mondiali di calcio.

Fino a qui tutto bello ed entusiasmante per la popolazione brasiliana che però ha iniziato a storcere il naso quando sono uscite fuori le cifre di denaro pubblico spese dal governo per mettere a norma tutti gli stadi e per gli altri preparativi della manifestazione:  14 miliardi di dollari, otto in più di quanti spesi nella ricca Germania e 10 in più di quanto speso nell’ultima edizione sudafricana.

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Il biologo brasiliano Rodrigo de Cerqueira tiene nella mano un armadillo (Tolypeutes tricinctus) allo zoo di Rio de Janeiro. L'animale è stato scelto come mascotte per i mondiali per la sua straordinaria capacità di chiudersi a riccio, o meglio a palla.

Il biologo brasiliano Rodrigo de Cerqueira tiene nella sua mano un armadillo, l’animale scelto dal Brasile come mascotte per i mondiali 2014, per la sua incredibile capacità di chiudersi a palla.

La popolazione brasiliana avverte queste spese come la fine della crescita costante che ha portato la loro nazione alla ribalta mondiale negli ultimi anni. Infatti si pensa che dopo gli aumenti del PIL, cresciuti fino all’8%, quest’anno l’incremento dovrebbe attestarsi sull’1,9%, una cifra molto bassa per un paese considerato emergente. La crescita economica aveva infatti permesso il finanziamento di programmi sociali mirati ad aiutare i meno abbienti. Ora con questa battuta d’arresto anche gli aiuti per queste fasce della popolazione saranno tagliati lasciando il 15,3% degli abitanti sotto la soglia di povertà.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso per i manifestanti brasiliani è stato l’aumento dei prezzi dei mezzi pubblici durante la Confederations Cup (la manifestazione che tradizionalmente si tiene un anno prima dei mondiali nel paese ospitante). I Brasiliani che già domandavano una riforma agricola per permettere ai piccoli agricoltori di creare un business anche esportabile e una riforma dell’istruzione si sono rivoltati al grido di più scuole e meno stadi. La contestazione,  partita dai giovani e dai meno abbienti,  si sta ora diffondendo pian piano attraverso la classe media preoccupata che il proprio governo si interessi di più alla sua immagine nel mondo piuttosto che al benessere dei propri cittadini. Questo è testimoniato anche dal calo di consensi della nuova presidente del consiglio che ha recentemente perso il 20% delle preferenze sulle intenzioni di voto.

Joseph Blatter.

Joseph Blatter.

Ad inasprire i toni ci ha pensato anche il presidente della FIFA, Joseph Blatter, che durante le prime manifestazioni ha affermato che “il calcio è più importante dell’insoddisfazione delle persone”. Insieme a lui si è schierato Marco Polo del Nero, vice presidente della Federcalcio brasiliana e rappresentante del suo Paese nella Fifa, secondo il quale “199 milioni di persone pensano a lavorare e ci sono pochi altri che danno fastidio”. “La polizia è comunque ben preparata”, ha aggiunto instaurando così un quasi regime di terrore. Il risultato? Scontri tra poliziotti e manifestanti con 100 feriti tra i civili, 12 tra le forze dell’ordine e 230 arresti.

Insomma di certo non un bel trampolino di lancio per il Mondiale, nel paese della samba e del carnevale. I manifestanti temono che della cifra astronomica investita non ci sarà alcun ritorno. Nella speranza che ciò non accada si attendono cenni tangibili dal governo in modo tale che la coppa possa ridare al Brasile e ai brasiliani quel sorriso che tutti abbiamo impresso sui loro volti quando accarezzano il pallone con tanta grazia.

di Camillo Molino

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