Vita sconosciuta del pioniere dell’informatica e dell’intelligenza artificiale.
E’ quasi una costante che l’opera e la vita di coloro che hanno contribuito a cambiare la storia dell’umanità vengano nascoste, minimizzate, censurate.
E’ il destino di chi scuote le certezze del proprio tempo nella scienza, nella filosofia, nella religione, di spaventare, di essere perseguitati, condannati o di restare soli e, nella migliore delle ipotesi, di essere emarginati e dimenticati.
Quasi sempre il giusto riconoscimento per l’opera, il pensiero di questi grandi uomini e donne arriva tardivo: per Galileo Galilei ci sono voluti 359 anni perché gli fosse chiesto scusa per averlo costretto a sconfessare le proprie opere, molto tempo dopo che i suoi studi sull’eliocentrismo ormai erano diventati patrimonio incontestato della scienza moderna.
Eppure, anche nel mondo moderno postilluminista è accaduto.
E’ la storia dia Alan Mathison Turing, la cui vicenda recentemente è stata resa famosa al grande pubblico da un film (The imitation game), nonostante una biografia e altre opere riferite a lui fossero già state pubblicate in passato, uscendo dalla relativamente ristretta cerchia degli appassionati di storia e scienza.
Eppure lui, il grande teorizzatore dell’intelligenza artificiale e forse l’ispiratore del primo vero computer della storia, era stato oggetto di un trattamento umiliante e non gli erano stati riconosciuti i meriti di grande scienziato e vero patriota.
La matematica nel sangue
Alan Mathison Turing nacque il 23 giugno del 1912 a Londra, secondogenito figlio di Julius Mathison Turing, funzionario coloniale dell’Indian Civil Service e di Ethel Sara Stoney, figlia di un ingegnere ferroviario.
Già in tenera età dimostrò una personalità eclettica e una passione per la matematica, comprese già dai suoi insegnanti alla scuola elementare St. Michael’s di St Leonards on sea.
In realtà il lavoro del padre in India durante la sua infanzia rese i contatti familiari distaccati e Alan Turing fu allevato col fratello da una famiglia di militari in pensione, il che aumentò la sua introversione e la sua determinazione verso la conoscenza scientifica.
Nel 1926, il primo giorno delle scuole superiori, alla Sherbourne School di Southampton, coincise col primo grande sciopero generale in Inghilterra dalla fine della prima guerra mondiale.
Per niente intimorito, Turing diede prova della sua forza di volontà raggiugendo da solo la scuola in bicicletta, dopo aver percorso 97 chilometri sulle strade delle campagne inglesi e fermandosi la sera a dormire in una locanda: Turing aveva solo 13 anni.
I suoi insegnanti però non tolleravano lo scarso interesse per le materie umanistiche, considerandolo spesso uno studente svogliato e ribelle.
Qui strinse amicizia con un altro alunno, Christopher Morcom, ma l’amicizia si trasformò in un legame più profondo, considerato il primo amore di Turing.
Che significò per lui anche la precoce presa di coscienza della propria omosessualità.
Morcom morì giovanissimo di tubercolosi bovina e questa perdita segnò Turing, che divenne ancora più materialista e “scientista”, tanto da dichiararsi apertamente ateo.
Turing maturò la sua fiducia incrollabile nella logica razionale, la sua convinzione che tutti i processi mentali umani siano frutto di meccanismi biologici e incomincia a interessarsi anche di chimica.
Nonostante tutto, riuscì a essere ammesso al prestigioso King’s College di Cambridge, dove il suo talento di matematico potè liberamente esprimersi.
Nel 1934 a soli 22 anni si laureò a pieni voti, divenendo assistente alla cattedra di matematica a Cambridge anche grazie alla sua dimostrazione del “teorema del limite centrale” alla base del calcolo delle probabilità, solo per scoprire din seguito che era già stato spiegato dal matematico svedese Lindeberg nel 1922.
Nel 1936 Turing pubblica un monumentale lavoro, intitolato “on computable numbers”, su cui si stava applicando dal 1928, cioé da quando aveva incominciato a studiare il trattato del tedesco David Hilbert sul “problema della decidibilità”.
In esso Turing espresse l’intuizione che è alla base della creazione dell moderne macchine di calcolo e della ‘rivoluzione informatica’ di oggi: Hilbert in sostanza si chiedeva se potesse esistere un enunciato matematico generale, tanto sicuro e rigoroso, da essere in grado quasi meccanicamente di analizzare e decidere se qualsiasi altro enunciato matematico fosse giusto o errato.
Per Hilbert, riuscire a definire un enunciato simile non solo renderebbe risolvibile ogni problema matematico, ma potrebbe portare a “meccanizzare” e suddividere in elementi semplici la logica del ragionamento umano stesso.
Kurt Gödel nel 1931 però aveva matematicamente già dimostrato l’impossibilità di arrivare a un enunciato complesso, un singolo algoritmo che potesse giudicare tutti gli altri con scientifica sicurezza: la coerenza interna di un sistema di per sé non è sufficiente a dimostrare se ciò che vuol dimostrare è effettivamente vero o falso.
Ma questo per Alan Mathison Turing (e per la sua incrollabile fiducia in se stesso) non bastava.
Nelle sue lunghe corse campestri sviscerò il concetto: Turing era anche un atleta di alto livello, tanto da meritare dopo il secondo conflitto mondiale la convocazione nella squadra di maratona della nazionale inglese.
Usava il ritmo della corsa per estraniarsi e concentrare il pensiero sui quesiti che voleva risolvere, in una sorta di ascesi atletica.
Non era difficile incontrarlo in calzoncini e scarpe da ginnastica, con qualsiasi condizione atmosferica, mentre correva nei parchi attorno all’ateneo di Cambridge.
Il giovane studioso nella sua opera ipotizzò la creazione di una macchina virtuale, dotata di un nastro infinito e suddiviso in caselle, in cui sono iscritti simboli di un alfabeto macchina.
La macchina ha anche una testina in grado di leggere, scrivere o cancellare i simboli nelle caselle.
Per ogni momento temporale, la macchina si troverà in uno stato ben preciso, derivato dalla lettura dei dati nella cella.
Simulando i singoli processi elementari del modello di calcolo umano, la testina della macchina potrà spostarsi di una casella a destra o a sinistra, scrivere un simbolo tra quelli che ha nell’alfabeto a sua disposizione o cancellare un simbolo che trova scritto nella casella.
Eseguendo una operazione, tra due unità di tempo, la macchina passerà da uno stato iniziale ad uno successivo: la macchina parte da uno stato interno iniziale, in cui osserva il simbolo (o lo spazio vuoto) nella casella sottoposta, eseguirà l’operazione programmata dall’algoritmo e passerà a uno stato interno diverso e successivo, oppure potrà arrestarsi.
Praticamente la calcolabilità diviene anche dimostrabilità di coerenza e in prospettiva, la capacità di implementare l’algoritmo logico di base delle istruzioni con affermazioni sempre vere, permettendo di giudicare enunciati sempre nuovi in futuro: cioè la capacità di imparare.
E’ il concetto che sta alla base della ‘macchina universale di Turing’: il giovane matematico di Cambridge ottenne l’ambito premio Smith nel 1936 con la sua ardita trattazione, ma sopratutto entrò come un meteorite nella discussione scientifica e filosofica sul pensiero e sulla creatività umana.
Molti suoi colleghi trovarono bizzarri i suoi modi di pensiero almeno quanto i suoi comportamenti, ridicolizzandoli.
Turing però di fatto aveva creato i concetti di istruzione informatica e di intelligenza artificiale, entrando di diritto tra i padri della “teoria della computazione”.
I concetti che esprimeva allora da pioniere assoluto, sono adesso verità assolutamente accettate, la normalità nell’ Era dell’Informatica’ in cui viviamo oggi.
John Von Neumann, fisico e matematico ungherese che in seguito sarebbe stato fra i padri dell’arma termonucleare, conobbe Turing durante il suo dottorato a Princeton e fu tanto impressionato dall’intuizione del giovane scienziato da chiedergli di rimanere a lavorare con lui, ma Turing preferì ritornare a Cambridge, a litigare con Ludwig Wittgestein sui fondamenti dalla matematica….
Turing contro Hitler
Nel 1939 il mondo ormai era davanti all’abisso della seconda guerra mondiale.
Se il primo ministro inglese Neville Chamberlain, come molti altri in Europa, riteneva ancora di poter arrivare a un accordo con Hitler e i regimi totalitari, ufficiali e funzionari del servizio segreto di Sua Maestà Britannica molto più realisticamente cercavano disperatamente di prepararsi a ciò che invece loro ritenevano sarebbe sicuramente accaduto, la guerra con la Germania.
Fu una lotta contro il tempo per dotarsi di informazioni e di risorse umane in ogni campo.
Per il governo britannico trovare cervelli esperti in ogni campo scientifico era fondamentale quanto arruolare e addestrare piloti di aereo, soldati, marinai o costruire carri armati e sottomarini.
Turing è tra questi talenti naturali e incomincia a lavorare con la Government Code & Cypher School, la scuola per crittografi e analisti di linguaggi cifrati del governo di Londra.
Il 4 settembre 1939 Turing viene ufficialmente inserito a tempo pieno nell’organizzazione di intelligence destinata a passare al setaccio ogni comunicazione, ogni documento, ogni trasmissione interna o esterna al Terzo Reich tedesco.
Che vi sia stata anche la volontà di dare il suo contrinbuto allo sforzo bellico in questa sua adesione questo è certo, ma la realtà è che Turing era stato affascinato da una nuova frontiera, una nuova sfida.
Sin dagli albori del tempo l’uomo ha cercato di nascondere le informazioni sensibili o di comunicare in sicurezza, al sicuro da occhi o orecchie indiscrete, attraverso la creazione di codici e alfabeti paralleli, noti solo a chi trasmetteva e riceveva il messaggio.
Nei primi anni 40 dello scorso secolo questa sfida coinvolgeva a pieno la creazione di macchine elettromeccaniche per questo scopo: Turing che stava cercando di creare la sua ‘macchina universale’, la prova che la sua teoria era realizzabile, vi vide un’occasione imperdibile.
Nel 1918 l’ingegnere tedesco Arthur Scherbius aveva brevettato una macchina per cifrare messaggi basata su rotori e contatti elettrici, la cui ispirazione era stata il disco cifrante pensato da Leon Battista Alberti nel rinascimento.
Benchè la macchina, battezzata Enigma, fosse stata progettata per evitare lo spionaggio industriale, quindi a usi civili, non potè che attirare da subito le attenzioni dei militari.
Nemmeno il crollo dell’Impero e la sconfitta del primo conflitto mondiale fermarono gli studi dei militari e degli scienziati, che proseguirono in grande segreto durante gli anni delle dure condizioni dettate dal trattato di Versailles.
Nel 1926 una di queste macchine venne ufficialmente adottata dalla Kriegsmarinme, la marina militare tedesca.
Scherbius non potè seguire gli sviluppi della sua invenzione, vittima tre anni dopo di un incidente.
Ma all’alba della seconda guerra mondiale tutte le armi tedesche e tutti gli uffici politico – diplomatici avevano la propria versione della macchina in servizio.
E l’impenetrabilità raggiunta dalle comunicazioni tedesche era l’incubo del governo inglese in quei giorni cruciali dell’autunno 1939.
A Bletchley Park, tranquilla località in campagna a Nord Ovest di Londra, l’intelligence inglese aveva concentrato la gran parte dei suoi talenti teorici.
Turing vi trovò un ambiente più vicino a un Campus universitario che a un’istallazione top secret e la sua personalità spiccata e la sua ‘allergia’ per la disciplina provocò parecchi grattacapi ai militari e ai funzionari statali. Teneva un comportamento confidenziale con i collaboratori, che lo chiamavano “Prof”.
Il crittografo Jack Good raccontò che, soffrendo di raffreddore da fieno, in primavera portasse la maschera antigas ricevuta in dotazione anche all’interno degli uffici.
O che per muoversi fra i numerosi edifici del complesso, Turing usava una bicicletta militare difettosa, la cui catena cadeva regolarmente: piuttosto che ripararla, Turing si divertiva a calcolare statisticamente il numero di volte in cui avrebbe perso la catena oppure il numero di pedalate a vuoto che sarebbe riuscito a fare, in rapporto alla velocità sostenuta, prima di dover mettere i piedi a terra per non cadere…
Continuò ad allenarsi nella maratona, senza troppi riguardi alle manie per la sicurezza della polizia militare.
A Londra, dal primo ministro Winston Churchill in giù, tutti i comandanti militari avevano in quel momento ben chiaro che i tedeschi stavano rinunciando a usare la flotta di superficie nella guerra corsara per distruggere i rifornimenti via nave all’Inghilterra.
La guerra era iniziata troppo presto per il programma di riarmo della Kriegsmarine e la perdita già nei primi giorni di guerra del modernissimo incrociatore Graf Von Spee, avevano convinto Hitler che solo l’arma sottomarina, economica, industrialmente sostenibile e insidiosa sarebbe stata veramente vincente nell’assedio alle isole inglesi.
La notte tra il 13 e il 14 ottobre 1939 il comandante Gunther Prien, al comando del sottomarino U 47, era entrato nel ‘sancta sanctorum’ della Home Fleet inglese, nella base scozzese di Scapa Flow, aveva mandato ai pesci la corazzata Royal Oak con tutti i suoi 833 uomini di equipaggio e se ne era andato indisturbato, una delle peggiori pagine nella storia della Royal Navy.
Solo i siluri difettosi di Prien e l’assenza di altri bersagli importanti nella rada avevano limitato il disastro.
Era solo un’impresa dimostrativa, ma Hitler, euforico, ancora prima della perdita della mitica corazzata Bismarck aveva ormai deciso di dare carta bianca all’ammiraglio Karl Doenitz, il grande stratega degli U-boot.
Le notizie di mercantili affondati nell’Atlantico si moltiplicavano di giorno in giorno, nessuno a Londra riusciva più a dormire.
Era assolutamente necessario penetrare il codice della Enigma in dotazione alla Kriegsmarine, altrimenti l’Inghilterra sarebbe stata ridotta alla fame e all’impotenza.
Assieme a molti altri scienziati, si mise a lavorare giorno e notte sulle registrazioni intercettate e scrisse due testi fondamentali in materia, il ‘rapporto sull’applicazione delle probabilità alla crittografia’ (Report on applications of probability to cryptography) e il ‘testo sulle statistiche delle ripetizioni’ (Paper on statistics of repetitions).
Sono stati desecretati in tutte le loro parti solo nell’aprile 2012, poco prima delle celebrazioni del centenario della nascita di Turing, ben 70 anni dopo che le aveva scritte: questo la dice lunga sull’importanza delle sue intuizioni ancora oggi.
Il professore polacco Marian Adam Rejeweski con un duro lavoro era riuscito assieme agli uomini dell’Ufficio Cifra dell’esercito polacco a comprendere il meccanismo di Enigma usato dalla Luftwaffe, approfittatando della scarsa attenzione del personale della forza arerea tedesca per le norme di sicurezza, per cui cambiavano poco di frequente l’ordine dei rotori che componevano i messaggi.
Rejeweski cinque settimane dopo l’invasione della Polonia riuscì fortunosamente a portare in Inghilterra le sue informazioni e mise Turing personalmente a conoscenza delle sue informazioni vitali, per quanto parziali.
Ora Turing e lo Hut 8 erano pienamente inseriti in “Ultra”, l’organizzazione segreta dedicata alla guerra cifrata e alla decodificazione dei segreti del nemico.
Rejeweski era riuscito a progettare e a usare ‘Bomba’, la prima macchina decrittatrice capace di entrare nel sistema usato da Enigma, permettendo così di decifrare moltissimi messaggi, prima che i tedeschi reagissero aumentando il numero dei rotori nelle macchine e cambiando la loro posizione reciproca più di frequente.
Turing, sin dal suo arrivo a Bletchley Park nel 1938 aveva sostenuto che una macchina elettromeccanica avrebbe consentito di abbattere il muro di Enigma e penetrare le comunicazioni naziste, in quel momento la ‘Bomba’ polacca gli stava dando ragione.
Partendo quasi da un controsenso, cioè che partendo da una contraddizione, si può arrivare a interpretare tutto, Turing e gli altri scienziati iniziarono a lavorare su questo concetto.
La macchina messa a punto dai polacchi cercava il corretto ordine dei rotori e dei connettori elettrici di una Enigma partendo da un “crib”, come veniva chiamato un frammento del testo da decrittare e di cui si ipotizzava il significato, giocando sulle ripetizioni del frammento nelle trasmissioni intercettate.
Ogni volta che la macchina identificava una contraddizione, la definiva e la scartava, passando all’analisi successiva.
Alla fine di ogni processo, la macchina circoscriveva l’azione attorno a relativamente pochi frammenti in cui la similitudine era possibile e li sottoponeva al controllo, cercando punti di contatto per creare stringhe logiche sempre più lunghe: era il concetto espresso da Turing nella sua teoria della macchina infinita.
Per ogni assetto possibile della macchina Enigma, la ‘Bomba’ cercava una catena di deduzioni e collegamenti logici, attraverso i collegamenti elettrici.
Contando che i possibili stati dei rotori nella macchina a quattro rotori in dotazione alla marina tedesca erano di un valore alla potenza di 1022, si comprende l’aiuto indispensabile della macchina.
La prima ‘Bomba’ inglese venne installata a Bletchley Park il 18 marzo 1940.
Nonostante i successi iniziali, che avevano abbassato le perdite navali in tonnellaggio sotto le 100mila tonnellate mensili entro l’estate, Turing e gli altri analisti alla fine del 1940 si trovavano in una situazione di stallo.
A fronte della reazione dei tedeschi, che modificarono come nel 1939 le loro macchine Enigma non appena ebbero il sospetto di una loro intercettazione, i crittografi avevano la necessità di ottenere più materiali, più fondi, più personale per costruire altre macchine ‘Bomba’ necessarie, ma tutte le loro richieste venivano ignorate o rifiutate.
Gli scienziati il 28 ottobre scrissero una lettera direttamente al Primo Ministro Churchill, sottolineando quanto grandi risultati avessero ottenuto con uno sforzo per il Paese relativamente contenuto e quanti se ne potevano ottenere ancora, in fondo a loro occorrevano risorse infinitamente minori in confronto a qualsiasi reparto delle forze armate. Il primo firmatario della lettera, com’era prevedibile, fu Alan Turing.
La lettera fu fatta pervenire direttamente al 10 di Downing Street, saltando la gerarchia ufficiale e la censura.
Quando Churchill la lesse, l’effetto immediato fu una delle sue proverbiali sfuriate e un strigliata epocale ai vertici militari, che parevano ignorare quanto vitale fosse il lavoro svolto dagli scienziati.
Con una nota a lettere cubitali “ACTION THIS DAY”, ovvero agite oggi stesso, Churchill diede il suo appoggio incondizionato alle richieste degli scienziati.
A Bletcheley Park non arrivò mai una risposta ufficiale, ma tutti notarono un immediato cambiamento nelle disponibilità logistiche e nell’atteggiamento dei militari: entro la fine della guerra le macchine decrittatrici in servizio erano oltre 200…
Assieme all’ingresso in servizio di sonar, armi antisottomarino e aerei a lungo raggio, le attività di decrittazione di Turing e dei suoi colleghi portarono dal 1942 in poi la marina tedesca a subire perdite sempre più pesanti fra i suoi sommergibilisti più esperti, fino a che dal 1943 la capacità bellica della flotta sottomarina tedesca fu praticamente azzerata.
Ogni sottomarino veniva riconosciuto dal suo codice e la sua posizione stimata secondo gli ordini ricevuti dal Comando Arma Sottomarina di Lorient, nella Francia occupata.
Tra il novembre 1942 e il marzo 1943 Turing fu inviato negi Stati Uniti per assistere i crittografi della US Navy e come consulente per la produzione della versione americana della macchina ‘Bomba’ .
Tutt’altro che impressionato dalla produzione dei tecnici statunitensi in quel campo, visitando la Bell Phone Company fu invece interessato dagli esperimenti per creare un congegno in grado di crittografare e tradurre in tempo reale le conversazioni telefoniche e radio.
Rientrato in Inghilterra, divise il suo tempo tra la consulenza a Bletchley Park e il Secret Service’s Radio Security Service.
Il risultato fu la creazione di un congegno portatile, chiamato Delilah, capace di crittare e mascherare una conversazione radio o telefonica: nonostante fosse perfettamente funzionante, non venne utilizzato in quanto il conflitto finì prima, ma il concetto fu ampiamente sfruttato in seguito.
Nel frattempo il collega Hugh Alexander si era fatto carico di condurre le attività al Hut 8 in sua assenza.
Turing, da teorico puro, non si curò mai molto degli aspetti strettamente gestionali del suo lavoro, ma i suoi colleghi non ebbero mai dubbi sul fatto che la sua ispirazione fu insostituibile per il lavoro svolto dalla squadra.
E benchè non fu mai direttamente capace di affrontare gli aspetti pratici della costruzione delle macchine, fu lui a introdurre il talento tecnico di Tommy Flower nel gruppo di lavoro, durante le ricerche per contrastare la nuova telescrivente cifrata tedesca Lorenz.
Il risultato fu la costruzione di Colossus, il primo computer digitale programmabile, che consentì una velocizzazione dei processi inimmaginabile.
In un’epoca in cui i circuiti erano ancora realizzati con grandi valvole di vetro a vuoto, simili a enormi lampadine, la realtà superava qualsiasi immaginazione. Senza l’approccio statistico e matematico di Turing, sarebbero dovuti passare ancora molti anni per vederla costruita.
Un destino ingrato
Quando il conflitto terminò nel maggio 1945, Turing come molti altri tornò alla vita civile.
Tra il 1945 e il 1947 lavorò ai National Phisycal Laboratories di Londra, dove collaborò a disegnare l’ACE, l’Automatic Computing Engine.
Il suo disegno del febbraio 1946 fu probabilmente il primo progetto di un computer digitale programmabile inteso in senso moderno.
Tuttavia l’inizio della guerra fredda e il segreto a cui erano stati obbligati tutti coloro che avevano lavorato a Bletchley Park portò al rinvio del programma: Turing deluso tornò a Cambridge, dove si prese un anno sabbatico lavorando a un suo scritto sull’intelligenza artificiale.
Tuttavia il programma venne realizzato in forma ridotta in sua assenza e il computer eseguì il suo primo programma nel 1950.
Nel 1948 venne nominato lettore al dipartimento di matematica all’University of Manchester, diventando anche direttore del Laboratorio di Calcolo nel 1949.
Qui mise a punto il primo software per il Manchester 1, il computer progettato nel suo laboratorio, da cui venne derivato il Ferranti 1, il primo computer ad essere messo in commercio nella storia.
Assieme al collega e amico David Gawen Champernowne scrisse il primo programma complesso per il gioco degli scacchi, capace anche di vincere in un confronto con l’essere umano.
In un articolo apparso sulla rivista Mind nel 1950 (“Computing Machinery and intelligence”) Turing tornò ad affrontare il problema della riproduzione artificiale dell’intelligenza umana, proponendo in esso un semplice esperimento per tentare di trovare uno standard perché una macchina si potesse definire “intelligente”.
L’esperimento, che divenne universalmente noto come ‘Test di Turing’, si basava sul concetto che un computer avrebbe potuto esser detto intelligente se in una conversazione uomo – macchina, l’interlocutore umano non fosse stato in nessun momento in grado di capire se stesse comunicando con un altro essere umano o con una macchina.
Il concetto oggi è molto usato, nella sua forma inversa, dai test che su internet impediscono alle macchine di collegarsi a siti o banche dati e in ogni caso la definizione fu il suo efficace e originale contributo al dibattito sull’intelligenza artificiale, che continua ancora oggi.
Dal 1952 fino alla sua morte nel 1954 tornò ai suoi interessi nella matematica applicata alla biologia e alla biochimica, in particolare in morfogenesi.
Lavorando sulla presenza dei numeri di Fibonacci nella struttura delle piante, Turing usò equazioni di reazione – diffusione per comprendere i modelli di formazione dei caratteri.
Le sue teorie, illustrate nel trattato “le basi chimiche della morfogenesi”, pubblicato nel 1952, vennero confermate sperimentalmente 60 anni dopo la sua morte, nell’era del DNA, divenendo una pietra miliare in materia.
Ma la sorprendente vicenda di Alan Turing stava per arrivare a una fine inaspettata e amara: nel gennaio 1952 Turing aveva allacciato una relazione con un giovane diciannovenne, Arnold Murray.
A seguito della denuncia per un furto avvenuto nella sua abitazione, la polizia durante le indagini scoprì la relazione.
Turing venne arrestato e formalmente incriminato per atti indecenti contro la morale pubblica: fino al 1967 infatti l’omosessualità costituì un reato in Inghilterra .
Il modo libero e anticonvenzionale con cui Turing aveva sempre vissuto la sua vita, anche nella sfera sessuale, non gli fu di aiuto.
Ritenuto colpevole, fu posto davanti alla scelta se andare in carcere o accettare la castrazione chimica attraverso la somministrazione di estrogeni sintetici, una situazione umiliante.
Turing scelse la cura ormonale, che durò un anno e lo rese impotente, oltre che causare la crescita del seno e altri devastanti effetti collaterali.
La cura lasciò il segno anche sulle capacità atletiche di Turing, che nel 1948 era stato convocato nella squadra nazionale di atletica, nella specialità tanto amata della maratona e aveva gareggiato nelle Olimpiadi, tenute proprio quell’anno in Gran Bretagna.
Il riflesso della condanna fu anche l’interruzione della collaborazione con il governo inglese sulle ricerche crittografiche, mentre gli Stati Uniti gli negarono il visto di ingresso.
In piena guerra fredda e sotto l’onda del conformismo, le sue scelte libere e controcorrente lo avevano messo in un angolo.
L’omosessualità, oltre che moralmente disdicevole, veniva ritenuta un pericolo alla sicurezza nazionale in quanto una persona si pensava potesse divenire facilmente ricattabile: dopo il cosiddetto scandalo dei “magnifici 5”, con cui venne scoperto che alcuni brillanti funzionari governativi ex studenti di Cambridge (e in parte ex colleghi di Turing a Bletchley Park) erano entrati nella rete spionistica sovietica, l’Inghilterra venne scossa da una reazione di isteria collettiva, che vedeva spie comuniste dietro ogni angolo.
La mattina dell’ 8 giugno 1954 Alan Mathison Turing venne trovato morto nella sua camera da letto dalla sua governante.
L’uomo che aveva rivoluzionato il pensiero sull’intelligenza e aveva sconfitto Hitler con un calcolatore, se ne era andato, da solo e in silenzio. Aveva solo 41 anni.
L’esame autoptico rivelò che causa della morte era stato un avvelenamento da cianuro di potassio.
Accanto al cadavere sul comodino venne trovata sul comodino una mela in parte addentata, che però non fu mai analizzata: Turing aveva l’abitudine di mangiare frutta prima di andare a dormire la sera.
Per le sue ricerche in chimica teneva nella sua stanza parecchie sostanze, compresi composti di cianuro.
Il magistrato ritenne i risultati dell’indagine sufficienti e archiviò la morte come suicidio, anche se ancora oggi molti dubbi aleggiano sulla vicenda.
Nonostante la memoria dei suoi meriti fosse stata in parte oscurata dalla ragion di stato o da altri motivi, sin dagli anni 60 una serie di premi a suo nome, pubblicazioni, monumenti, biografie e finanche composizioni musicali vennero dedicati al genio di Alan Turing.
Nel 1999 la rivista Times Magazine lo incluse tra i 100 personaggi che avevano fatto la storia del ventesimo secolo.
Durante un’intervista a Steve Jobs, un giornalista chiese se il famoso simbolo della Apple (che in inglese vuol dire appunto mela) fosse stato scelto per l’impresa di Cupertino, proprio come riferimento alla figura pionieristica di Turing.
Jobs con sincerità ammise che non vi era alcun legame con la storia di Turing, ma avrebbe voluto fosse stato così…
Nel 2009 il movimento perché i meriti di Alan Turing non fossero dimenticati portò a una petizione, che raccolse 30mila firme a sostegno e venne portata al governo inglese perché fosse chiesto scusa a lui e a tutte le altre persone perseguitate perché omosessuali.
Il primo ministro Gordon Brown, in una famosa dichiarazione porse le scuse del governo britannico a Turing e definì terrificante e immeritato il trattamento a cui fu sottoposto, benché previsto dall’applicazione di una legge, proprio lui che aveva fatto tanto perché le persone potessero vivere libere.
Tuttavia non era il perdono giudiziale che in molti ormai auspicavano.
Un’altra petizione nel 2011 finalmente chiese per Alan Turing la cancellazione della condanna.
Il 26 luglio 2012 una richiesta di discussione parlamentare appoggiata da membri di quasi tutti gli schieramenti politici venne presentata alla camera dei Lord perché venisse concesso il perdono alla memoria di Alan Turing.
Nello stesso anno un’altra petizione pubblica, firmata anche dal famoso fisico Stephen Hawking, chiese al primo ministro David Cameron di impegnare il governo la sostenere la discussione in parlamento.
Prima che però questa fosse portata anche davanti alla Camera dei Comuni, il Governo inglese decise di chiedere direttamente alla Regina Elisabetta II° di concedere il perdono regale, utilizzando la prerogativa riconosciuta alla sovrana dal diritto inglese.
Il 24 dicembre 2013 la regina firmò l’atto di perdono giudiziale dalla condanna per offesa alla morale e indecenza, con effetto immediato: non solo era stato solo il quarto concesso dalla fine della seconda guerra mondiale, ma era stato l’unico ad essere ammesso per una persona la cui colpevolezza era stata provata e la richiesta non era partita dal condannato o dai suoi familiari.
Nell’agosto 2014 il perdono regale è diventato effettivo e Alan Mathison Turing è stato ufficialmente riabilitato.
di Davide Migliore
Linkografia:
http://en.wikipedia.org/wiki/Alan_Turing
http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2014/12/16/news/imitation_game_alan_turing-102964653/
http://www.geni.com/people/Alan-Turing/6000000000688677702
http://en.wikipedia.org/wiki/Turing_machine
http://it.wikipedia.org/wiki/Enigma_(crittografia)
http://en.wikipedia.org/wiki/Turing_machine
http://arstechnica.com/tech-policy/2012/06/the-seven-highly-productive-habits-of-alan-turing/