La vita
Tamara de Lempicka nasce a Varsavia nel 1898 da Mahina Decler e dall’avvocato Boris Gorski. Ha un fratello e una sorella, Stanczyk e Adrianna. Trascorre l’infanzia tra San Pietroburgo, Karlsbad, Marienbad e Montecarlo. A soli 8 anni, per orgoglio decide di confezionare fiori di carta e venderli in strada per pagarsi vitto e alloggio; a dodici anni, insoddisfatta del ritratto fatto eseguire dalla madre, fa il suo primo ritratto, quello della sorella Adrianna.
Dopo un viaggio con la nonna in Italia, Tamara, nel 1914, va a San Pietroburgo dalla zia Sansen, moglie di un banchiere. Qui conoscerà e sposerà il suo primo marito Tadeusz Lempicki, giovane laureato in legge di buona famiglia. Nel 1917 Tadeusz, militante nelle file controrivoluzionarie e legato alla polizia segreta dello zar, viene arrestato. Nel febbraio dello stesso anno scoppia la guerra civile, gli operai di Pietrogrado e Mosca scendono in piazza e a Pietrogrado viene dichiarato lo sciopero generale. Tamara con la famiglia raggiunge Copenaghen, ma il fratello Stanczyk muore in guerra. Tamara per salvare il marito si rivolgerà al console svedese.
Nel 1918 (sei settimane dopo l’arresto di Tadeusz) trasferitasi a Parigi, Tamara diventa come artista e come donna un’icona, des annés folles, non volendo condividere il tormentato destino dei declassati russi. Nel1920 comincia a frequentare l’Accadémie de la Grande Chaumiére, compie anche viaggi di studio in Italia e si forma presso Maurice Denis e André Lhote. Nel 1922 (anno della marcia su Roma) Tamara ha la sua prima esposizione e presenta un ritratto al Salon d’Automne. Comincerà a frequentare un circolo vicino ad Action Française e la mondanità parigina, dove conoscerà Chagall, Marie Laurencin, Braque e Gide, di cui realizzerà un ritratto. Nel ’24 la sua produzione tratterà prevalentemente nudi e ritratti di amici e della figlia Kirette (avuta da Tadeusz).
Nel 1926 conosce Gabriele D’Annunzio e soggiorna, come sua ospite al Vittoriale dove tenterà, fallendo, di realizzare un ritratto dell’artista italiano. L’anno dopo comincerà il ritratto del marito che, a seguito della loro separazione, resterà incompiuto (la mano sinistra, dove doveva essere ancora disegnata la fede nunziale, non verrà completata). Nel 1928 diviene l’amante del barone Kuffner (che nel 1933 diventerà suo secondo marito).
Ormai indifferente alla situazione russa, dove si era instaurato il totalitarismo di Stalin, e a quella europe, dove nel ’30 si ha l’affermazione nazista alle elezioni, parte alla volta di New York.
Nel 1934 Hitler epura il partito nazista, dopo essere stato eletto l’anno prima cancelleliere della Germania, e nel 1935 Enrico Fermi realizza la fissione. Nel ’39 si trasferirà con la famiglia in America, a Beverly Hills e anche in questo caso Tamara resterà indifferente agli eventi storici mondiali (la vittoria della Falange in Spagna, l’invasione dell’Europa Settentrionale ad opera dei nazisti nel ’40 e il crollo della Francia; la dichiarazione dell’Asse dagli Stati Uniti e alla Gran Bretagna; e alla capitolazione tedesca a Stalingrado, lo sbarco alleato in Sicilia e la caduta del fascismo nel 1943). Nel ’58 a Parigi incontra Victor Manuel Contreras, scultore messicano che le sarà accanto negli ultimi anni della sua vita (nello stesso anno si avrà la rivoltà di Fidel Castro a Cuba). Nel 1978 dopo essersi trasfirita da Parigi a Houston, dalla figlia Kirette, e di nuovo a Parigi, ormai vedova, si stabilisce a Cuernaraca, in Messico, in una casa detta Tres Bambus. Muore il 18 Marzo 1980 e le sue ceneri vengono sparse nel cratere del vulcano che era solita vedere dalla sua finestra.
Lo Stile
lo stile della Lempicka è già ben delineabile dalle prime opere esposte dalla pittitrice al Salon d’Automne del 1922 (La donna in abito nero, Il ritratto di Tadeusz Lempicki e Le due amiche). Si tratta di un percorso affatto occasionale, ma molto studiato. Ma è necessario premettere che la sua stessa vita fu un’artificiosa realizzazione estetica, ispirata all’estetica simbolista e decadente sia di matrice russa che futurista e al cubismo di Picasso. Criterio fondamentale nella sua produzione è la prepotenza visiva con cui l’immagine si deve presentare allo spettatore: la figura umana è deformata nella sua anatonomia cosicché le linee delle curve diventano archi e cerchi. Anche le proporzioni sono stravolte in modo da creare una visione scultorea imponente del soggetto; anche il seno, l’addome e le mani diventano corpi solidi.
Nell’uso dei colori l’artista impiega una gamma cromatica ridotta, il grigio è sempre presente a smorzare tutte le sfumature tra i contrasti dei colori, che non superano i tre per ogni tela.
Nell’uso della luce Tamara de Lempicka crea ombre molto decise che tendono quasi a creare “maschere” dei volti dove il punto di massima attenzione è dato dagliocchi.
Spesso quest’artista è stata accusata di usare una luce troppo fredda che dava ai suoi soggetti un aspetto vitreo. Si tratta in ogni caso di una pittura molto minuziosa.
Questa pittrice sarà molto influenzata da Maurice Denis, André Lothe, André Gide e San Auguste Dominique Ingres e Iacopo Pontorno. Proprio con André Lothe, Tamara de Lempicka sarà profondamente coinvolta nel gusto Decò (sebbene questa si distacchi dal Decò dell’atelier di Doucet, in quanto privilegia l’aspetto più sottile e intellettuale e si avvale più spesso di un’immagine maggiormente agressiva).
Maurice Denis e André Gide
Era il più affermato fra i due, un pittore simbolista che nel ’21 lascia l’insegnamento all‘Accademie Ranson per potere seguire meglio la scuola che aveva fondato nel ’19 (l’Atelier d’art sacré). Tamara da entrambi gli autori, ma da Denis in particolare, eredita la necessità dello stile, ovvero la necessità di perfezione e grandiosità dell’immagine. Proprio lo stile fa di quest’artista una donna in grado di controllare perfettamente l’immagine. La perfezione è infatti data dalle linee geometriche e dalla misura talvolta sproporzionata. Questa definizione di stile sarà data proprio da Denis nel 1890 nell’articolo Définition du néo-traditionnisme dove definirà il quadro in sé come “superficie piana coperta di colori assemblati in un certo modo”. Secondo Denis , compito dell’artista è elaborare un preciso pensiero estetico per cui un dipinto deve essere innanzitutto decorativo ed edificante: esprimere bene ciò che deve dire ed essere ornamentale. Tuttavia nel caso di Tamara di Lepicka esso fu soltanto ornamentale, senza voler intenzionalmente essere edificante. Questa tesi fu eleborata da Denis insieme a Gide. Se il primo era considerato “l’esploratore della forma”, ricercando un’equivalente visivo delle emozioni, il secondo sarà considerato “l’eploratore dell’anima”. Fu proprio grazie all’intervento di Denis che Tamara poté conoscere Gide, di cui realizzò il ritratto, proprio mentre l’autore pubblicava Corydon, in cui dichiarava la propria omosessualità.
André Lothe
Autore di formazione cubista, aprirà una sua scuola nel 1922 (in Rue d’Odessa a Montparnasse). Rispetto a Denis, Lothe concepirà l’esigenza di stile in una dimensione più razionale, ma si avvicinerà a questo autore per quanto riguarda il concetto di “decorazione”: il fine dell’arte è il diletto (come già affermava Poussin). La rappresentazione non deve essere dominata dalla passione, ma piuttosto, compito dell’artista è controllare i gesti, così da presentare agli spettatori statue immobili, dove l’emozione è tradita solo dagli occhi. Il pittore deve, secondo Lothe, possedere “l’intelligenza plastica” con cui è in grado di “condensare l’immagine”, occorre “saturare” l’immagine, eliminare ciò che è volgare. Per Lothe, tutto ha una regola, e lo stesso varrà per Tamara. Il modellato, il disegno, il colore, così da creare un dipinto che si distingue per stile, assenza di volgarità e perfezione (lo stesso per la pittrice varrà nella vita, nell’abbigliamento e nell’arredamento). Anche nella scelta della gamma cromatica Lothe influenzerà Tamara: due o al massimo tre colori sono suffiecenti a creare l’armonia nel dipinto (l’uso del grigio sarà invece ereditato da Ingres). Dal momento che la Natura offre già una vastissima gamma di colori, il compito del pittore è andare a ricercare quei rapporti “rari” tra di essi (il grigio, serve appunto a mitigare). Sempre Lothe influenza Tamara nella visione dell’immagine come soggetto scultoreo e nella deformazione anatomica, data dall’uso di una prospettiva dal basso. Proprio a partire da quest’ultimo concetto, Lothe, si distacca dalla sua visione deformata che prova per un oggetto o per una persona. E questo lo si può ritrovare anche nella produzione della Lempicka che dirà sempre di aver ritratto uomini e donne che ha amato. Altra tesi di Lothe è “la necessità di disincarnare i raccordi del volto”, da cui le sfere degli occhi senza ciglia, le linee delle labra e delle sopraciglia della Lempicka.
Sean-Auguste-Dominique-Ingres
Tamara si ispirò molto a Ingres, soprattutto per la posa e l’anatomia. Auguste Dominique era all’epoca considerato il più importante ritrattista francese e dunque per questa pittrice, che si impone come ritrattista della nobiltà e alta borghesia dell’epoca, il paragone con Ingres è dettato anche dal fatto che questi fosse stato il ritrattista dell’imperatore, dei nobili e dell’alta borghesia del suo tempo. Ad Ingres si ispirerà in La bella Raphaéla (dove sarà influenzata da La dormiente di Napoli) e l’Adamo ed Eva (dove Eva , con le unghie laccate, sembra riprendere la posa della Venere Anadiomene). Da Ingres riprende proprio quei tratti che al suo tempi erano stati criticati, la freddezza che trasforma le persone in modelli, la deformazione quasi geometrica di elementi anatomici e l’ideale di calma che pervade l’opera (elemento che sarà lo stesso Baudelaire a criticare): Ingres ritiene che la natura debba essere corretta, emendata. Ma all’epoca di Tamara, erano stati proprio questi gli elementi ripresi da Cézanne (nella resa non esattamente naturalistica) o dal cubismo di Picasso. Sarà quindi ispirandosi ad Ingres che Tamara svilupperà una pittura caratterizzata dall’esenzialità delle linee e il lavoro sui volumi così da rendere la scultoreità delle forme, l’uso della scarsa gamma cromatica (seppure i colori siano usati in tutte le loro sfumature) e la predilezione per il grigio.
Il tema della seduzione, erotismo ed emancipazione
Nei nudi della Lempicka in particolare, ma anche in altre coppie di personaggi, sono ben individuabili queste due prime tematiche: nell’Adamo ed Eva, Idillio, Le due amiche, Myrto, nel corpo di Raphaéla e nelle Ragazze. In tutte queste opere un ruolo fondamentale hanno proprio gli sguardi e gli abbracci di queste giovani fanciulle: da qui nasce l’ambiguità che contraddistingue la sua opera.
In questi anni infatti la problematica del lesbismo era certamente di grande attualità. Per esempio già a partire dalla produzione d’nnunziana viene messa in evidenza la questione. Sempre in questi anni (negli anni Venti) compare la Recherche di Proust con diversi episodi di amore femminile ed è proprio in questi anni che molte donne sul piano intellettuale rivendicano pubblicamente le proprie scelte: intrapprendendo questo percorso la donna moderna ricercherà la propria emancipazione. Altro simbolo dell’emancipazione femminile sarà l’automobile, che rappresenterà la liberazione della donna, come scrive Madame Bruno Ruby. Ruby, infatti scriverà “dal giorno in cui Eva ha afferrato un volante è diventata uguale ad Adamo. Quando una donna avrà tra le mani una forza di diciotto cavalli che guiderà col mignolo, si farà beffe dell’uomo che, da secoli, le dice: Io sono il tuo padrone perché ho i muscoli più forti dei tuoi e perché posso asservirti con la maternità.”. Viene a crearsi l’immagine di donna come “amazzone moderna” a bordo della propria macchina con indosso sciarpe, calottine e guanti di daino.
Il ritmo
Quadro realizzato nel 1925, è esposto per la prima volta a Milano, nella galleria Bottega di poesia del Conte di Castelbarco, e successivamente al Salon des Indipendaints. Si tratta di un’opera molto complessa in cui Tamara esegue un attento studio di ogni figura. La pittrice gioca soprattutto sull’intersezione di archi e cerchi che disegnano i corpi nudi e le ombre. Il simbolo dell’opera è proprio il violoncello, che simboleggia anche il legame fra la musica e la pittura. Lo stesso titolo dell’opera fa riferimento non solo al ritmo musicale, ma anche al ritmo pittorico. Quest’ultimo è un concetto che la Lempicka riprende da Lothe: “la composizione plastica che perviene alla creazione di un ritmo pittorico preciso, domina la pittura così come domina la musica. Questo ritmo pittorico si ottiene quando gli elementi plastici sono disposti secondo rapporti numerici o su un sistema di parallele o insiemi di cerchi. […] Tutta la ripartizione si produce su tracciati curvilinei, che determinano gli assi dei corpi in movimento o le ombre”.
Risulta quindi evidente come la pittrice segua alla lettera questa tesi. Si ha un sistema di linee e curve, cerchi, archi e ovali nei profili dei corpi e delle ombre. In questo il ritmo si ispira fortemente al Bagno Turco di Ingres e propri da lui derivano l’anatomia della figura di destra, ispirata al nudo di schiena del Musée Bonnat di Bayonne, e quella della donna assopita in primo piano, che con la schiena crea un arco perfetto (ispirandosi alla giovane Teti di Ingres del quadro di Aix-en-Provence. In quest’opera ogni dettaglio è consacrato al corpo; le linee devono esprimere sensualità e anche il colore è al servizio della forma. I cambiamenti cromatici vengono realizzati all’interno di una stessa tonalità di colore, con oggetti monocromatici che emergono dal grigio. Il tema trattato dalla pittrice è quello delle “orge femminili”, una tematica presente anche nell’opera grafica di un suo contemporaneo, Georges Barbier.
Il ritratto di André Gide
Questo ritratto è collocabile intorno al 1925, anno in cui l’autore dichiarò la propria omossessualità in Corydon. Per tutta la vita, ma da questo momento in poi, l’autore fu sempre un’anima profondamente tormentata fra il desiderio di seguire il proprio istinto al piacere e il rigore della morale cristiana.
André Gide (1869-1951), figlio di padre protestante e madre cattolica, divenuto orfano di padre, ricevette una rigida educazione dalla madre. Gli obiettivi dell’autore in tutta la sua opera saranno essenzialmente tre: la liberazione dell’individuo dalle costrizioni della morale, la conquista della vita in tutte le sue forme e la disponibilità dell’essere di fronte a tutti gli eventi. All’epoca in cui la Lempicka conobbe Gide, questi aveva già pubblicato nella Novelle Revue française, La sinfonia pastorale, una drammatica satira della morale protestante che narra la vicenda della giovane Geltrude, ragazza cieca che viene accudita da un pastore evangelico che ipocritamente confonde amore e carità, e che condurrà la fanciulla al suicidio. Nell’opera la cecità di Geltrude rappresenta l’ignoranza del male. A questa figura evangelica di Geltrude, Gide contrappone Amelie, la moglie del pastore che già sembra indovinare la tragedia finale e una volta acquisita la vista, la giovane si renderà conto che il tenero legame con il pastore è in realtà macchiato dalla colpa. Grazie a questa premessa è possibile valutare l’opera. All’epoca ritenuto un “ritratto agghiacciante”, questo dipinto è molto particolare poiché, a differenza di molte altre opere della pittrice polacca, in essa si ha un certo simbolismo (addirittura, alcuni particolari del dipinto si pensa siano stati realizzati su indicazione dello stesso autore): il volto dello scultore, ossuto quasi privo di espressione, nasconde tutta l’emozione negli occhi, rappresentati come due fessure buie. La stessa “cecità” sarà resa anche nel ritratto fotografico di Gisèle Freund. La tematica della cecità qui riprende proprio l’opera di Gide: essa rappresenta “una luminosa ignoranza” che preserva dai tormenti.
Per quanto riguarda le proporzioni ancora una volta si ha il tentativo di proiettare spazialmente l’immagine, marcandone i contorni e usando ombre per dare scultoreità al viso, invece per quanto riguarda la scelta cromatica, Tamara de Lempicka usa sempre tre colori, trattati in tutte le loro sfumature.
di Giulia Pavesi
Linkografia
http://it.wikipedia.org/wiki/Tamara_de_Lempicka
luglio 13th, 2014 at 20:45
inspiegabilmente, una delle mie preferite…