La tecnologia che permette di produrre l’elettricità con le maree sta compiendo un grande passo avanti. Lunedì 16 settembre, il governo scozzese ha rilasciato il suo permesso per il più grande parco di energia marina d’Europa. Quest’ultimo sarà costruito all’estremo Nord della Scozia, generando da qui a sette anni 86 mega watts (MW), con i quali fornire elettricità a 40.000 case. A lungo termine, l’obiettivo è in seguito quello di quadruplicare questa potenza.
Il progetto è condotto da MeyGen, un consorzio di cui GDF Suez è azionario del 45%, alla pari della banca americana Morgan Stanley. Il resto è tenuto da Atlantis Resources Corporation, un’azienda specializzata in energia marina. La tecnica utilizzata consiste nell’installazione di enormi turbine sul fondo del mare, le quali pesano 1500 tonnellate, ma sono nettamente più piccole delle aeroturbine, misurando non più di 25 metri di altezza. Sono attivate dalla corrente della marea, producendo un MW ciascuna. Questi mostri d’acciaio sono in seguito collegati da cavi elettrici sotto-marini che raggiungono la costa.
Per mettere tutta la fortuna dalla loro parte, Mey Gen ha scelto un luogo tra il Nord della Scozia e l’Isola di Stroma, situata soltanto a 4 kilometri dalle coste. In questo posto, il Mare del Nord raggiunge l’Atlantico e le maree provocano delle forti correnti sotto-marine , amplificate dalla strettezza del passaggio. Contrariamente alle aeroturbine, ormai stabili, la tecnica dell’energia marina è ancora traballante. Da molto tempo esistono delle dighe che utilizzano le maree , come quella della Rance in Bretagna, aperta nel 1967 e che produce 254 MW. Le turbine sotto-marine, situate nei mari in condizioni molto complesse, stanno appena uscendo dallo stadio sperimentale.
Un’energia regolare e prevedibile
Prudente, il progetto MeyGen sta procedendo per tappe. In un primo momento saranno installate solo sei turbine, attraverso dei lavori che devono cominciare all’inizio del 2014. Questo permetterà di raccogliere dei dati più precisi sull’efficacia del sistema, anche rispetto all’impatto ambientale sotto-marino. Soltanto dopo sarà realizzatoil resto del progetto. Tutto dovrebbe terminare “nel 2020, speriamo”, spiega un porta-voce.
Inoltre, come tutte le tecniche incerte, costa cara. MeyGen rifiuta di svelare l’investimento previsto, accontentandosi di sperare che la sua tecnologia divenga da qui alla fine del progetto “concorrenziale rapportata all’aeroturbina in mare”. Adesso, questa stessa tecnica non si sviluppa se non grazie alle convenzioni dello stato. Comunque questi ostacoli sono compensati dall’enorme potenziale che rappresentano le energie fondate sulle maree o sulle onde. Secondo Carbon Trust, un’organizzazione del governo britannico, il 20% dei bisogni elettrici britannici potrebbero essere forniti da queste tecniche.
L’energia marina ha anche il vantaggio di essere molto più regolare e prevedibile dell’eolico o del solare. Se il sole potrebbe non brillare o il vento non soffiare, le maree hanno sistematicamente luogo 4 volte per giorno. Inoltre, le turbine sottomarine non contaminano, contrariamente alle eoliche, il paesaggio. Altri motivi che permettono a questo progetto di partire. Ma l’obiettivo di MeyGen di installare all’incirca 400 turbine, ciò che permetterebbe di produrre tanto quanto una grossa centrale termica, resta ancora lontano.
di Alessandra Genta
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