Categoria | Cultura

Sono venuto per servire

Pubblicato il 17 luglio 2013 da redazione

DonGallo_bnMissionari nel mondo o missionari nel proprio quartiere?

Essere missionari nell’immaginario collettivo significa operare ai confini di quella che normalmente si considera la ”civiltà”, naturalmente la nostra, e inoltrarsi nel Terzo Mondo. Ma Don Gallo i confini del mondo li ha trovati nei bassifondi di Genova, una città del Primo Mondo.

Per lui operare nei quartieri di un avanposto occidentale significa ammettere che esiste un problema di crisi, crisi economica e di valori, e operare per cercare prima di capire e poi di provare a curare. Gli strumenti sono chiaramente quelli della religione, ma anche una profonda e vivace umanità.

«Drogati di merda». Questo era il modo affettuoso di salutare i suoi ragazzi, che spesso si davano appuntamento con il loro Don all’osteria marinara la “Lanterna” in via Milano, a Genova. «Solo io li posso chiamare così», diceva Don Gallo con affetto dei tanti ragazzi passati dalla comunità di San Benedetto al Porto, e che lui aveva aiutato a uscire dal tunnel della droga e del malaffare.

Cinquant’anni passati come cappellano della nave Garaventa, il riformatorio più temuto da tutti i ragazzi di Genova.

Le ore che portano all’alba sono sempre quelle più drammatiche, col favore dell’oscurità vengono commessi furti, omicidi, affari di droga e prostituzione. Don Gallo non può permettersi di dormire. “La mia gente di notte non ha un posto dove andare, così io dormo di giorno e sto sveglio fino all’alba nel mio archivio”.

A chi gli dice di essere un grande rivoluzionario della Chiesa Don Gallo risponde «Io ho seguito solo le impronte lasciate da altri», le impronte di Gesù e San Francesco, cogliendo nel loro messaggio spirituale il lato umano, rendendolo più accessibile e meno complicato al suo prossimo.

«Chi vuol farsi obbedire deve prima riuscire a farsi amare», così diceva anche Don Bosco.

In contrasto con la Chiesa

Ciò che Don Gallo critica alle alte sfere della Chiesa sono l’opulenza, le gerarchie che la strutturano, certa diplomazia che non sempre si è schierata apertamente contro la guerra, la mancanza di laicità, punto essenziale, invece, del suo pensiero.

E la Chiesa non gli risparmia un contraltare contestando la sua condotta già dal primo incarico presso il riformatorio per minori, dal quale dopo tre anni viene rimosso senza nessuna spiegazione. Ma che cosa gli si contesta veramente?

Il suo metodo educativo si basa su fiducia e libertà di autogestione, che forma nei ragazzi la consapevolezza di responsabilità, piuttosto che sulla repressione e sul senso di colpa.

Ecco forse era il senso di colpa il problema.

E poi sul matrimonio dei sacerdoti «Se i preti avessero la possibilità di sposarsi, si ridurrebbe il problema del prete che non rispetta il voto di castità, che va con prostitute e della pedofilia» E ancora «Seguire l’astinenza in attesa del matrimonio», ma al tempo stesso ammette «Se i giovani fanno all’amore l’uso del profilattico è fondamentale».

Poi sull’omosessualità: «Un dono di Dio».

Sul sacerdozio femminile: «Favorevole».

Sul divorzio: «Favorevole».

Sull’eutanasia: «Favorevole, se regolamentata».

Infine sulla legalizzazione delle droghe leggere: «C’è la necessità di una rigida regolamentazione, il proibizionismo non serve».

«E’ vero, esiste un profondo dissenso fra me e la curia, ma un dissenso di amore e di profonda, convinta ricerca della verità. La cosa più importante è che si continui ad agire perché i poveri contino. Ci incontreremo ancora. Ci incontreremo sempre. In tutto il mondo, in tutte le chiese, le case, le osterie. Ovunque ci siano uomini che vogliono verità e giustizia».

Il testamento di Don Gallo

«Una società felice è una società dove c’è meno bontà, ma più diritto. Il nostro governo e la nostra Chiesa ci offrono come carità ciò che dovrebbe essere un diritto. La nostra curia e ogni cristiano devono andare incontro a chi è diverso. Basta con questi principi non negoziabili, basta con i tabù: oggi abbiamo bisogno di una Chiesa che ascolti e che si nutra di creatività piuttosto che di paure».

di Adriana Paolini

 

Biografia di Don Gallo

Don Andrea Gallo nasce a Genova, il 18 luglio 1928 e vi muore il 22 maggio 2013. Fù un presbitero italiano e fondò la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.

Durante la seconda guerra mondiale, ancora sedicenne e studente dell’Istituto tecnico nautico, segue il fratello Dino in una formazione partigiana, dove viene sopranominato “Nan”, “nanerottolo”, “piccolino”.

Attratto dall’opera di Giovanni Bosco, nel 1948 diventa novizio nella comunità salesiana di Varazze, conclude gli studi superiori in un liceo romano e intrapprende lo studio accademico della Filosofia in un’università pontificia. Nel 1953 chiede di divenire missionario, e viene mandato in Brasile, a San Paolo, dove compie gli studi teologici. Il governo di Getúlio Vargas in Brasile lo costrinse però, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia. Nel 1954, torna in Italia dove completa gli studi a Ivrea e nel 1959 viene ordinato presbitero.

L’anno successivo viene nominato cappellano alla nave-scuola Garaventa, riformatorio per minori. Qui introduce e sperimenta un diverso sistema educativo sostituendo i metodi repressivi con un sistema pedagogico basato sulla fiducia e la libertà. I ragazzi possono infatti uscire, andare al cinema e autogestirsi momenti di comunità anteponendo all’espiazione della pena la presa di responsabilità.

Dopo tre anni, senza molte spiegazioni, viene spostato ad altro incarico. Nel 1964 decide di lasciare la congregazione salesiana e chiede di potersi radicare nella diocesi genovese perché «La congregazione salesiana si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale». Ottenuta l’incardinazione, il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, lo invia a Capraia, con l’incarico di cappellano del carcere.

Due mesi dopo viene nominato vice parroco alla parrocchia del Carmine, in cui rimane fino al 1970, quando sempre Siri lo trasferisce di nuovo a Capraia. Negli anni come vice parroco don Gallo crea una rete di solidarietà e aggregazione di giovani e adulti di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà con i più poveri e con gli emarginati.

Secondo gli abitanti della parrocchia del Carmine don Andrea viene allontanato quando a seguito della scoperta di una fumeria di hashish don Gallo, durante l’omelia domenicale, in risposta all’indigazione dei ceti borghesi per l’accaduto, ricorda che rimanevano diffuse anche altre droghe, come quelle del linguaggio, grazie alle quali un ragazzo rischia di essere «inadatto agli studi» se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare «azione a difesa della libertà». Don Andrea viene così accusato di essere comunista e questo potrebbe essere stato il motivo per cui la curia decide di allontanarlo. E sebbene nella città si attivi un forte movimento di protesta, la curia rimane ferma sulle sue posizioni e Don Gallo viene invitato a tornare alla Capraia. Il Don rifiuta e si rifugia dal parrocco di San Benedetto al Porto, don Federico Rebora, ed è qui che nasce la sua Comunità di San Benedetto al Porto. Da quel momento fino alla sua morte non smetterà mai di lavorare per la pace e il recupero degli emarginati, chiedendo anche la legalizzazione delle droghe leggere, fino a fumare personalmente, per protesta, nel 2006 uno spinello a Palazzo Tursi.

Sempre nel 2006 si oppone alla costruzione di una nuova base militare Usa a Vicenza.

Nel 2009 acquista assieme ad oltre 540 persone il terreno del Presidio Permanente No Dal Molin per difendere il territorio e i beni comuni.

Nel 2009 partecipa al Genova Pride, per gli omosessuali.

Sempre nel 2009 gli viene assegnato il Premio Fabrizio De André, di cui era stato grande amico.

Nel 2012 partecipa al film di Nicola Di Francescantonio “Una canzone per il paradiso” con Gino Paoli.

Nel 2012 alla fine della messa per il 42º anniversario della Comunità di San Benedetto al Porto, sceglie di intonare insieme ai fedeli il popolare canto partigiano “Bella ciao”, sventolando un drappo rosso che si scioglie dal collo. In un mese il filmato girato da Sergio Gibellini, e pubblicato su YouTube viene visto da oltre 200.000 persone.

Nel 2013 durante una messa in memoria del presidente venezuelano Hugo Chavez lo ricorda come “un grande statista sudamericano nella fede cattolica” e “una grande forza per trovare la via della liberazione“.

Il 22 maggio 2013 muore a Genova nella sede della comunità di San Benedetto al Porto. È sepolto nel cimitero di Campoligure, paese d’origine dei suoi genitori.

 

Opere di Don Gallo

–          La chiesa di San Giuliano. Guida storico artistica, Venezia, Edizioni studium cattolico veneziano, 1995.

–          Poi siamo tutti belli. La Comunità di San Benedetto attraverso le agende di don Andrea Gallo, Roma, Sensibili alle Foglie, 1995.

–          L’inganno droga, Tivoli, Sensibili alle Foglie, 1998.

–          Il fiore pungente. Conversazione con Don Andrea Gallo, di Fabia Binci e Paolo Masi, Arenzano, O Caroggio, 2000; Milano, Dalai, 2011.

–          Trafficanti di sogni, con altri, Lerici, Ippogrifo Liguria, 2004.

–          Angelicamente anarchico. Autobiografia, Milano, Mondadori, 2005.

–          Il cantico dei drogati. L’inganno droga nella società delle dipendenze, Dogliani, Sensibili alle Foglie, 2005.

–          Io cammino con gli ultimi, con Federico Traversa, Genova, Chinaski, 2007.

–          In viaggio con Don Gallo, con Federico Traversa, Genova, Chinaski, 2008.

–          Così in terra, come in cielo, con Simona Orlando, Milano, Mondadori, 2010.

–          Sono venuto per servire, con Loris Mazzetti, Roma, Aliberti, 2010.

–          E io continuo a camminare con gli ultimi, con Federico Traversa, Genova, Chinaski, 2011.

–          Ancora in strada. Un prete da marciapiede, con Bruno Viani, Genova, De Ferrari, 2011.

–          Di sana e robusta Costituzione, Roma, Aliberti, 2011.

–          Il vangelo di un utopista, Reggio Emilia-Roma, Aliberti, 2011.

–          Se non ora, adesso. [Le donne, i giovani, la liberazione sessuale], Milano, Chiarelettere, 2011.

–          Non uccidete il futuro dei giovani, Milano, Dalai, 2011.

–          La buona novella. Perché non dobbiamo avere paura, Roma, Aliberti, 2012.

–          Come un cane in Chiesa. Il Vangelo respira solo nelle strade, Milano, Piemme, 2012.

–          In cammino con Francesco, Milano, Chiarelettere, 2013.

1 Comments For This Post

  1. Davide Says:

    Bel ricordo di un uomo coerente sempre, meravigliosamente sincero…e anche umanamente simpatico!
    Quando vanno via persone come lui, ti senti un pò più solo, un pò più demoralizzato, anche se è l’esempio che lasciano quel che conta….

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