Conservare la Natura così com’è o modificarla e sfruttarla per migliorare l’esistenza del solo genere umano?
Domanda retorica, ma ancora fortemente dibattuta. Le due risposte più accreditate e fra loro contrapposte sono le solite:
– difendere il complesso organismo “Natura” così com’è, costi quello che costi. L’essere umano è solo uno dei tanti anelli della Catena Alimentare e deve rispettare il suo posto e le interrelazioni esistenti fra sé e il resto di questo complesso organismo;
– compresa la rete di relazioni che intercorrono tra tutti i fattori che concorrono nella Catena Alimentare e le regole e le leggi che la governano, possiamo intervenire e migliorare tutto il migliorabile a favore nostro e di ciò che ci sta più a cuore: la nostra sopravvivenza.
Quanti secoli ha la scienza, quella moderna, diciamo a partire dal 1600?. E quella contemporanea, dal 1900. Bene quando è stato completato il genoma umano, 2007.
Quanto valutiamo attendibili le scelte che potremo fare in un futuro molto prossimo. Possiamo affermare, dimostrare e assicurare che le nostre scelte non sovvertiranno l’ordine delle cose, al punto da mettere a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza o quella delle generazioni future?
Quante volte abbiamo sbagliato “bottone” e buttato via un po’ di questo mondo, o di quello che sarebbe potuto diventare?
Insomma non c’è nulla di strano se in molti, che le leve del comando non le manovrano, e che non posseggono le conoscienze per un’analisa corretta, chiedano prudenza, un tempo maggiore di osservazione e la disponibilità di strumenti di apprendimento per arrivare a una maggior comprensione delle più recenti scoperte tecnologiche e scientifiche. Mai come in questo momento il dominio sulla conoscenza è stato tra i fattori di potere e dominio, forse più discriminanti del Pianeta e dell’intero genere umano.
Certo di disastri ormai ne sono stati fatti molti e di rimedi ne van pensati altettanti. Ma non servono solo pezze, serve anche un nuovo modo di pensare, che sappia coniugare le contingenze, progettare una qualità di vita migliore e imparare a impiegare al meglio ciò che in Natura esiste già. Senza perdere, ma anzi sapere ricostruire, quel tessuto di connessioni e interrelazioni che l’epoca industriale, e le sue esigenze di efficienza, produzione massiccia e profitto ad ogni costo, hanno rischiato di spazzare via. Molte le proposte su cui si sta lavorando e sulle quali le comunità scientifiche stanno dibattendo e si stanno dividendo.
Un esempio, già da tempo all’attenzione della comunità scientifica, sicuramente tra i più affascinanti, è l’idea di sfruttare la manipolazione genetica di piante e animali, per favorire soluzioni biotecnologiche, un po’ in tutti i campi.
Lucciole e piante per illuminare le strade
Tra i vari progetti pensati per le città intelligenti (di cui abbiamo spesso parlato nel nostro portale), ce n’è uno che immagina l’intera rete di illuminazione urbana realizzata in collaborazione con piante luminescenti “costruite ad hoc”. In questo modo si potrebbe eliminare la necessità di energia elettrica per l’illuminazione notturna: alberi e alberelli fluorescenti, alimentati solo dal sole, brillerebbero di notte grazie alla loro propria naturale bioluminescenza, illuminando strade e piazze di piccole e grandi città (e forse anche gli spazi domestici di qualche nottambulo che di notte invece di dormire preferisce leggere, scrivere o contemplare affascinanti lucciole vegetali).
Non è un segreto infatti che tra le maggiori emergenze che investono i grandi centri urbani, sparsi un po’ su tutto il globo, via siano la necessità di risparmiare energia e ridurre il più possibile i fattori inquinanti, due questioni spesso correlate fra loro.
Il Genetic Barcelona Project, dell’architetto spagnolo Alberto T. Estevez, è un progetto concettuale che, per l’illuminazione urbana e domestica, ipotizza di modificare il DNA delle piante, inserendovi una proteina verde, derivata dalla medusa Aequorea Victoria.
Sempre in questa direzione sono stati fatti alcuni esperimenti in laboratorio, tra una pianta di tabacco e il gene che rende luminosa la lucciola, durante la notte, la cosiddetta luciferasi, un enzima coinvolto in processi di bioluminescenza, e di cui la lucciola è il più importante essere vivente a detenerlo. La pianta di tabacco diventa luminescente sprigionando una luce fluorescente altamente visibile.
Piante millenarie per ridurre l’inquinamento
Archangel Ancient Tree Archive è una associazione americana no profit, nata per risolvere il problema del riscaldamento globale, che da oltre 15 anni sta raccogliendo tutti i semi degli alberi più antichi del mondo, prima che scompaiano per sempre.
L’associazione, nata negli anni Novanta da David e Jared Milarch, ha come obiettivo quello di creare foreste gemelle di quelle più antiche e vetuste e, rimboschendo la Terra, attrezzare così miriadi di ecosistemi con alberi capaci di favorire la vita e di farla prosperare rilasciando ossigeno, sequestrando anidride carbonica, e fornendo “aerosol” benefici, capaci di curare e combattere il riscaldamento globale. Il Salice Nero, per esempio è un ottimo ed efficace fitorimedio per bonificare le aeree di terreno contaminato da prodotti chimici, attraverso il filtraggio delle acque. Un altro modo di operare della Tree Archive e quello di spostare piante in sofferenza, per le cambiate condizioni ambientali in aree del pianeta più favorevoli. Così le Sequoie delle coste Ovest americane, in forte sofferenza per la scarsità di piogge e neve, causata dal riscaldamento globale vengono propagate, attraverso i loro cloni, in Irlanda, Germania, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda.
L’associazione americana, una vera Arca di Noè degli alberi, sta così di fatto creando una sorta di libreria vivente composta da alberi secolari geneticamente vetusti, che vengono riprodotti per clonazione, degli esemplari di questi alberi ancora viventi, mediante riproduzioni orticole tradizionali e avanzate e riforestazione funzionale, contribuendo a ricostituire e salvaguardare ciò che rimane dell’oltre 98% delle foreste antiche che l’uomo ha già distrutto.
Gli alberi vengono piantati anche in zone diverse da quelle originarie, ma là dove le loro specifiche caratteristiche servono a risolvere particolari problemi ambientali, come per esempio riuscire a filtrare l’acqua dolce e l’aria, meglio di come farebbero le piante locali e ristabilire così la salute di quella parte del pianeta. La raccolta di giovani piante a volte può essere ardua e richiede spiccate doti di alpinismo (comuni solo a certi maestri orientali che si occupano invece di piantare i loro fratelli più piccoli, i bonsai) per riuscire a inerpicarsi fino ai siti in cui crescono. Tra gli alberi più antichi molti sono anche mitologici, come la Quercia irlandese di Brian Boru, che la leggenda vuole, sia stata piantata, a Tuarngray, da re Brian Borumha nell’anno 1000, o anche la grande sequoia Alonzo Stagg, nella sierra Nevada, in California (età stimata 3000 anni!).
Virus dell’Aids per curare malattie rare.
Una ricerca italiana, pubblicata di recente sulla rivista internazionale Science, annuncia come utilizzando particelle modificate del virus dell’Hiv siano state curate malattie genetiche molto gravi tra le quali, in particolare, la leucodistrofia metacromatica, malattia genetica ereditaria neurovegetativa. I ricercatori italiani lavorano sotto la guida di Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon. I pazienti beneficiari del trattamento durato tre anni, sono sei bambini dai 3 ai 9 anni dei quali, tre affetti da una forma assolutamente incurabile di leucodistrofia e tre dalla sindrome di Wiskott-Aldrich. Per la cura sono state utilizzate cellule staminali prelevate dal midollo osseo dei bambini e poi reintrodotte utilizzando particelle di Hiv modificate. Secondo quanto dichiarato dai ricercatori, i tre bambini affetti dalla sindrome di Wiskott-Aldrich, ora conducono una vita normale. Altri 10 bambini sono attualmente in cura. Alessandra Biffi coordinatrice dello studio sulla leucodistrofia metacromatica racconta che «A differenza della sindrome di Wiskott-Aldrich, che colpisce direttamente il sangue, la leucodistrofia metacromatica è una patologia del sistema nervoso. L’idea innovativa è stata quella di creare cellule superproduttrici, inserendo, in laboratorio, più copie del gene Arsa sano nelle cellule ematopoietiche dei pazienti, che così ora producono, in sicurezza, grandi quantità di proteina. È una delle prime terapie che riescono a sfruttare pienamente le potenzialità dei vettori derivati dall’Hiv. Per la prima volta si è riusciti a fare prevenzione, trattando bambini che non avevano ancora presentato i sintomi, o che erano agli esordi della leucodistrofia. Il Tiget ha avviato contatti per trovare un partner industriale e rendere la cura accessibile a molti pazienti. Nel giro di un anno partiranno altre due sperimentazioni cliniche, sulla mucopolisaccaridosi di Tipo I (un’altra malattia neurodegenerativa) e sulla talassemia».
di Adriana Paolini
Linkografia:
http://www.ancienttreearchive.org/
http://www.albertoestevez.com/
Un forum per la diffusione e la partecipaione al pensiero moonshot. “
Le maggiori discussioni Moonshot, pur restando su un piano di discussione pratico, richiedono una mentalità innovativa, tra cui un sano disprezzo per l’impossibile.
http://www.youtube.com/watch?v=IXNrrSWesQE
Omri Amirav-Drory discute il suo lavoro in AutoCad, per la biologia sintetica (17 agosto 2011).
http://www.youtube.com/watch?v=F8qcDQaY8Mw&feature=player_embedded
Se si ipotizza che la vita sia come un software capace di costruire il proprio hardware, dove è il compilatore? Se abbiamo intenzione di iniziare a programmare la vita stessa, abbiamo bisogno di un kit di strumenti radicalmente diversa da quella attualmente a disposizione dei genetisti.
http://lifeboat.com/ex/boards#biotech
Lifeboat è una think tank a cui partecipano filosofi, economisti, biologi, esperti in nanotecnologie, i ricercatori IA, educatori, esperti di politica, ingegneri, avvocati, esperti di etica, futuristi, neuroscienziati, fisici, esperti di spazio, e molti altri pensatori, per incoraggiare i progressi scientifici, aiutare l’umanità a sopravvive ai rischi esistenziali e ipotizzare i futuri possibili usi impropri di tecnologie sempre più potenti, come l’ingegneria genetica, la nanotecnologia e la robotica. Tra i progetti più ambiziosi “Salvaguardare l’umanità fino alla fine della sua vita”.