«Ho dato varie spiegazioni del perché amo il cinema e sono passato al cinema. Ho voluto adoperare una tecnica diversa spinto dalla mia ossessione espressiva. Ho voluto cambiare lingua abbandonando la lingua italiana, l’italiano; una forma di protesta contro le lingue e contro la società. Ma la vera spiegazione è che io, facendo il cinema, riproduco la realtà, quindi sono immensamente vicino a questo primo linguaggio umano che è l’azione dell’uomo che si rappresenta nella vita e nella realtà.»
Pier Paolo Pasolini, vissuto a cavallo tra il 1922 e il 1975 è ritenuto uno dei maggiori intellettuali e artisti del 20° secolo. Criticato spesso per la radicalità dei suoi giudizi critici verso i borghesi e la società dei consumi fu però una figura molto importante per la cultura italiana, in diversi campi, e in questo articolo ne approfondiremo uno: la cinematografia. La sua tecnica non fu propriamente quella del Neorealismo, piuttosto essa era la trasposizione in immagini dei testi che l’artista realizzò nel corso degli anni, riferendosi a figure come Masaccio, Piero della Francesca e il Pontormo. I primi piani che Pasolini realizza con la sua cinepresa cercano le rughe, i volti solcati dall’età, e la dinamicità.
Pasolini si avvicinò al cinema negli anni 60, inizialmente condividendo questa passione con un’altra, la letteratura, disse infatti lui stesso al riguardo: “Procedo parallelo per due binari speriamo verso nuove stazioni. Non ne inorridisca come fanno i letterati mediocri qui a Roma: ci senta un po’ di eroismo.”
Dopo aver realizzato sceneggiature per film di amici come Giorgio Bassani, e scrivendo anche la sua prima sceneggiatura autonoma, intitolata “La notte brava” realizzò nel 1961 quello che può essere considerato il primo film dell’artista, ovvero “L’Accattone”, presentato il settembre successivo al Festival di Venezia, dove non ottenne particolare successo, al contrario di Parigi, dove il pubblico ne fu entusiasta.
Accattone è il soprannome del protagonista, un sottoproletario che cerca di “sopravvivere” giorno dopo giorno mantenuto da una prostituta, che un giorno finisce in carcere. Dopo aver patito la fame, il protagonista conosce Stella, se ne innamora e, dopo aver cercato di convincerla a non prostituirsi, decide di cercarsi un lavoro per guadagnare onestamente. Ma la vita buona dura poco e Accattone torna a rubare, imbattendosi un giorno nella polizia, dove morirà nel tentativo di fuggire. Il film è una metafora della popolazione sottoproletaria che vive nelle periferie delle metropoli, senza possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita, dove la morte è l’unica via d’uscita dalla loro situazione. Per la realizzazione del film vennero utilizzati attori non professionisti, poiché Pasolini riteneva fossero gli unici in grado di interpretare quel ruolo.
Nell’autunno del ’61 iniziò la sceneggiatura del film “Mamma Roma”, che ottenne un grandissimo successo alla Mostra del Cinema di Venezia.
Dopo questa realizzazione Pasolini si interessò alla lettura del Vangelo di San Matteo, e da li nacque l’idea di produrre un film a tema. Nel periodo durante il quale realizzava la sceneggiatura di questo film realizzò un episodio per un lungometraggio a episodi in collaborazione con Rossellini, Godard e Gregoretti ispirandosi alla Passione di Cristo e intitolandolo “La ricotta”. L’episodio venne sequestrato il giorno stesso della sua uscita accusato di “vilipendio alla religione di stato”. La storia infatti parlava di un uomo, che doveva recitare il ruolo del Cristo, mangiava molto e al momento della crocifissione moriva per davvero a causa di un’indigestione.
Dopo questa infausta esperienza (che costò al regista qualche mese di reclusione), Pasolini si affidò ad un biblista per la realizzazione del suo film ispirato al Vangelo, e partì per Israele e Giordania alla ricerca di luoghi e persone adatte per interpretare il suo film. L’interprete del Cristo fu trovato per caso, e si trattava di uno studente spagnolo, Enrique Irazqui, i cui lineamenti ricordavano i Gesù dipinti da Goya o El Greco.
Parallelamente al film sul Vangelo, Pasolini realizzò anche un film-inchiesta a tema sessualità, intitolato “Comizi d’Amore”.
Pasolini aveva un chiodo fisso da tempo: indagare sulle opinioni degli italiani riguardo alla sessualità, all’amore e alla decenza. Decide di restringere la ricerca a quattro temi: “Invertiti”, “prima volta”, “prostitute” e “divorzio”. Il risultato che ne deriva è un paese in contraddizione e ignoranza anche tra la popolazione più istruita, che ha paura di affrontare serenamente quelli che sono considerati ancora Tabù. Tra le diverse opinioni, troviamo anche quelle di amici di Pasolini, come Moravia, Musatti, Cambria e Oriana Fallaci.
Le riprese del “Vangelo secondo Matteo iniziarono nel 1964 e tra le location vi furono i paesaggi di Matera e Massafra, e vi parteciparono moltissime comparse locali. Il film non ottenne particolare successo né a Venezia né a Parigi, ma piacque molto in altri paesi europei, e fece la sua comparsa anche alla prima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro.
L’anno successivo Pasolini iniziò a girare il suo nuovo film “Uccellacci e uccellini”, ispirato alla crisi politica del PCI e riguardante il marxismo, ripreso in chiave ideocomica. Totò fu uno degli attori, scelto per la sua capacità di essere attore ma anche un po’ comico. Un altro attore fu Davoli mentre Modugno cantò i titoli di testa e coda. Il film spopolò al festival di Cannes.
Nell’autunno dello stesso anno visitò il Marocco per studiare l’ambientazione del suo futuro film “Edipo Re”, e realizzò “La terra vista dalla Luna”, dove recitarono Silvana Mangano, Totò e Davoli. L’anno successivo, realizzò in una sola settimana l’episodio “Che cosa sono le nuvole?” del film “Capriccio all’Italiana”, con Davoli, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Modugno.
Nel ’66 iniziarono le riprese di “Edipo re”, ambientate in Marocco, nella pianura di Lodi e a Bologna, per il finale. Il film ebbe successo in Francia e in Giappone.
Due anni dopo, il romanzo “Teorema” divenne un film che valse a Pasolini il premio Ocic, e sempre quell’anno, iniziarono le riprese di “Porcile”, un film che ha come sfondo l’Etna e Villa Pisani a Stra. “Porcile” fu il film che Pasolini giudicò il migliore, almeno dal punto di vista estetico.
Nel 1969 venne realizzato “Medea”, dove recitò Maria Callas, ma il film, ancora una volta, non piacque alla critica della Mostra del Cinema di Venezia.
L’anno successivo iniziarono le riprese del film “Decameron”, e per la prima volta appariva un uomo nudo in un film.
A seguire ci furono un documentario intitolato “12 dicembre” e due film, “I racconti di Canterbury” e “I fiori del mille e una notte” realizzati a cavallo tra il 1972 e il 1974. Il secondo film, in particolare, ottenne molto successo da parte della critica e durante le sue riprese venne realizzato anche un documentario, che puntava ad essere un appello all’Unesco per salvare la città di Sana’a.
Pasolini venne brutalmente ucciso nel 1975, ma ha lasciato un’impronta importante nella società italiana grazie alla sua cinematografia,nonché alla sua cultura e letteratura.
di Francesca Pich
giugno 2nd, 2014 at 08:53
Sa dirmi la fonte della citazione di Pasolini riportata in testa all’articolo?
Credi si tratti di un’intervista televisiva, ma di quale programma RAI?
grazie
Vincenzo
luglio 18th, 2014 at 19:05
http://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Pasolini