Categoria | Politica-Economia

Dismissioni, dismissioni!

Pubblicato il 07 novembre 2011 da redazione

In queste settimane da più parti si sente convulsamente parlare e scrivere e altrettanto convulsamente si legge e si sente di improbabili ricette per tamponare il dilagante debito pubblico dello stato italiano. Da ognuna di esse, immancabilmente, si apprende che “per fare cassa” occorre operare delle dismissioni di patrimonio pubblico.

In buona sostanza, bisogna vendere i gioielli di famiglia per pagare i debiti: secondo alcuni, potrebbe anche bastare (insieme a qualche bel condono tombale fiscale globalissimo, un supermaxicondono, insomma); secondo altri sarebbe solo uno degli elementi di un mix fatto anche in buona misura di tagli alla spesa e di tasse dirette e indirette.

In ogni caso, il motivetto delle dismissioni è storia vecchia, un già visto che richiama alla memoria gli anni Novanta – allora le chiamavano privatizzazioni – con la svendita delle aziende dell’IRI e la sua conseguente distruzione fino alla sua scomparsa per incorporazione in Fintecna nel 2002.

Ricordando che ancora nel 1993 l’IRI era al mondo al settimo posto tra le aziende come fatturato, che le sue società non privatizzate (Finmeccanica, Fincantieri, Fintecna, Alitalia, RAI) passarono poi sotto il controllo diretto del Ministero dell’Economia e della Finanza, e che una parziale cessione si era già avuta negli anni Ottanta con la vendita dell’Alfa Romeo alla FIAT (1986) e la liquidazione di buona parte del settore siderurgico (Finsider, Italsider), facciamo una breve lista in ordine sparso delle principali privatizzazioni degli anni Novanta:

Banca commerciale italiana (1994);

Credito italiano (1993);

Banco di Roma (1992);

BNL (1998);

Ilva (1995: quello che restava della siderurgia pubblica dopo liquidazioni e smembramenti vari);

STET e Telecom Italia (1997: la STET era stata fusa in Telecom poco prima della sua privatizzazione);

Autostrade Spa (1999);

SME (venduta a pezzi come tranci al mercato del pesce; tra le varie aziende alimentari che la componevano vi erano Pavesi, Italgel, Cirio, Bertolli, Autogrill, GS);

Cofiri (2002);

IMI (1994-98);

INA (1992-96);

SEAT (1996).

Inoltre, vi sono state due importanti privatizzazioni anche negli anni Duemila: nel 2003 è stato privatizzato l’Ente Tabacchi Italiani (che era stato creato nel 1998 e che aveva ereditato dai Monopoli di Stato la produzione e la commercializzazione di sali e tabacchi), e l’Alitalia, interamente privatizzata dopo il suo commissariamento nel 2008.

Detto questo, e lasciando stare il patrimonio immobiliare, cosa resta dunque oggi allo stato italiano?

Questo è l’elenco delle partecipazioni dirette possedute dal Ministero dell’Economia e della Finanza:

ENEL Spa (31,24%)

ENI Spa (3,93%)

Finmeccanica Spa (30,20%)

Agenzia Attr. Invest. Svil. Impresa Spa (100%)

ANAS Spa (100%)

ARCUS Spa (100%)

Cassa Depositi e Prestiti Spa (70%)

Cinecittà Luce Spa (100%)

Coni Servizi Spa (100%)

Consap Spa (100%)

Consip Spa (100%)

Expo 2015 Spa (40%)

ENAV Spa (100%)

EUR Spa (90%)

Ferrovie dello Stato Italiane Spa (100%)

Fintecna Spa (100%)

GSE Spa (100%)

Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Spa (100%)

Italia Lavoro Spa (100%)

Poste Italiane Spa (100%)

RAI Radio Televisione Italiana Spa (99,56%)

Rete Autostrade Mediterranee Spa (100%)

SACE Spa (100%)

Sicot Srl (100%)

Società per lo Sviluppo del Mercato dei Fondi Pensione Spa (56,01%)

SOGEI Spa (100%)

SOGESID Spa (100%)

SOGIN Spa (100%)

STMicroelectronics Holding NV (50%)

Studiare Sviluppo Srl (100%)

Fondo Italiano d’Investimento SGR Spa (12,5%)

Oltre a queste, ci sono poi le partecipazioni possedute dalla Cassa Depositi e Prestiti, l’ente che emette e garantisce il risparmio postale collocato dalle Poste Italiane (libretti postali, buoni fruttiferi postali, ecc.), e che di fatto è la vera cassaforte dello Stato italiano, che sono:

Europrogetti & Finanza Spa (31,8%)

Istituto per il credito sportivo ( 21,62%)

Tunnel di Genova Spa (33,33%)

F2I Fondi Italiani per le Infrastrutture SGR Spa (F2i) (14,3%)

Sistema Iniziative Locali Spa (Sinloc) (11,85%)

Fondo Strategico Italiano Spa (90%)

Fondo Italiano d’Investimento SGR Spa (14,3%)

Eni Spa (26,37%)

Terna Spa (30%).

a cura di Marco Pavesi

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