Categoria | Cultura

Il caso Spotlight

Pubblicato il 18 marzo 2016 da redazione

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Spotlinght è il titolo del film che ha vinto il premio Oscar 2016, come miglior film.

Un film del regista statunitense Tom Mc Carthy, vincitore per il meritatissimo film che ci ricorda l’importanza fondamentale della libertà di stampa in un paese democratico.

Gli abusi e l’immoralità del potere, riportati sulla scena pubblica dalla carta stampata per essere conosciuti dai cittadini.

E’ il racconto di una storia dolorosa su bambini vittime di abusi e di soprusi da parte di chi doveva provvedere alla loro crescita e maturità, civile e sociale.

Il film rileva come la stampa liberata dagli ossequi ai potenti possa avere una forte capacità investigativa, fino a determinare una posizione di forte e chiara denuncia verso quei vertici religiosi, che tutto sanno, ma che optano per il silenzio colpevole.

Spotlight è un elevato film, contro la prevaricazione del potere verso vittime povere ed indifese.

Una storia nella città di Boston che ha inizio con il lavoro di squadra di un gruppo di giornalisti nel 2001. Tutte persone motivate che non si risparmiano la fatica, le corse per la città, gli incontri e scontri, tanti archivi da consultare, prima di arrivare finalmente alla verità.

Un mondo della stampa che ci piace sempre, per la sua capacità di approfondire con un giornalismo investigativo che lentamente scopre i misteri della Chiesa Cattolica di Boston, indagando su padre Geoghan, prete colpevole di innumerevoli abusi sessuali su minori.

Nell’evolversi dell’inchiesta si scopre che l’Arcivescovo fosse sempre al corrente, ma deliberatamente tace, consegnando agli avvocati il compito di chiudere eventuali cause.

L’inchiesta si allarga a macchia d’olio: fino a far comprendere come tale condotta, nel clero cattolico, sia stata veramente sistematica e non frutto di poche mele marce.

Un film che si segue come un thriller per l’emotivà che suscita. Una denuncia coraggiosa, ma soprattutto eccellente, un raro esempio di film sul giornalismo, mai saccente, che espone i meriti dei giornalisti, ma senza enfasi, nella nuda realtà di un’operazione razionale, positiva, che emoziona poichè è una stampa libera al servizio della democrazia.

di Anna Celadin

 

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